Nome dato dagli Olandesi a una popolazione indigena dell’Africa australe, che all’epoca dei primi stanziamenti olandesi (17° sec.) occupava in masse cospicue la regione del Capo di Buona Speranza. Forzate migrazioni, persecuzioni da parte degli Europei, lotte intestine e carestie ne hanno grandemente diminuito il numero e quasi distrutto la cultura, anche per effetto di incroci etnici. I superstiti vivono oggi in Namibia; gli altri tre raggruppamenti maggiori (O. del Capo, O. orientali, Korana) sono praticamente estinti.
L’economia era basata sulla caccia e sull’allevamento; armi principali erano lancia, arco, bastone da getto; il vestiario era costituito da manti e indumenti di pelle, l’abitazione da capanne emisferiche smontabili. La popolazione era divisa in clan patrilineari ed esogamici, non totemici; il matrimonio era poliginico; l’iniziazione dei giovani dei due sessi aveva carattere individuale. Non si praticava la circoncisione, ma sembra fossero in uso due forme meno consuete di mutilazione: il monorchismo e l’amputazione di falangi del mignolo. Gli O. superstiti sono cristiani ma conservano reminiscenze dell’antica loro religione.