Composizione, concepita come introduzione a un’opera teatrale, a un oratorio o a una cantata. Pur con precedenti fin dal 16° sec., l’o. conobbe una sistemazione formale soltanto alla fine del 17° sec.: in Francia con G.B. Lulli, in Italia con A. Scarlatti. Le forme dell’o. francese (o lullista) constano di un breve adagio solenne (a note puntate, di stile omofono, quasi di lento corteo regale), di un allegro fugato moderatamente sviluppato, spesso concluso da un nuovo e più breve adagio omofono. Le forme dell’o. italiana (o scarlattiana) constano d’un allegro, d’un adagio d’indole cantabile o anche serratamente polifonico, cui segue un allegro d’indole danzante. Le due forme continuarono nel primo Settecento con varia fortuna, mentre da F.J. Haydn in poi prevalse la forma tripartita tipica della sonata. A partire dall’Ottocento, il termine fu usato anche per designare lavori composti secondo i criteri della sinfonia d’opera, ma a sé stanti quali pezzi da concerto, spesso con funzione programmatica.