(gr. Πάρος) Isola del Mar Egeo (196,3 km2 con 12.853 ab. nel 2001), nel gruppo delle Cicladi, separata a E dall’isola di Nasso da un canale largo 5 km. Di forma ovale, presenta sulla costa occidentale un’insenatura in fondo alla quale è situato il centro principale, Paro. L’interno è formato da due vette vicine, i Monti S. Elia (771 m, l’antico Monte Marpesso) e Koromvòli (747 m). Colture di vite, cereali, tabacco e olivo. L’isola è nota fin dall’antichità per i marmi bianchissimi estratti dal Monte Marpesso.
Nel periodo tardo-miceneo (14°-12° sec. a.C.) è testimoniato uno stanziamento ellenico da parte di Ioni, i quali diedero l’impronta a tutta la storia dell’isola. Nel 489 Milziade tentò invano di conquistarla. P. partecipò (478) alla lega delio-attica promossa da Atene, passò poi (404) sotto Sparta e, nel 378, aderì nuovamente alla seconda lega navale attica. Nel periodo ellenistico seguì le vicende della lega dei Nesioti, subendo ora l’influenza tolemaica ora quella macedonica e verso la fine del 3° sec. quella di Rodi. Fu forse aggregata alla provincia romana d’Asia (129 a.C.), finché Diocleziano costituì la provincia autonoma delle isole. Passata a far parte dell’Impero bizantino, dopo la IV crociata Marco Sanudo la unì al ducato di Nasso (1207); in seguito passò ai Venier. Conquistata nel 1537 dal pirata Barbarossa, fu base di scorrerie di pirati. Dal 1821 prese parte alla guerra di indipendenza ellenica, ed entrò poi a far parte del Regno di Grecia (1830).