(gr. ῾Ρόδος) Isola della Grecia (1404 km2 con 117.000 ab. ca.), nel Mare Egeo, la più grande del Dodecaneso (Sporadi meridionali), con uno sviluppo costiero di 400 km circa. Posta a circa 20 km a S della costa turca, è allungata in direzione NE-SO e si presenta prevalentemente montuosa; la massima elevazione è rappresentata dal Monte Attairo (1215 m). L’isola è ricoperta in buona parte da boschi di Conifere ed è coltivata specie in vicinanza delle coste. Il clima è tipicamente mediterraneo; la piovosità è scarsa e la forte permeabilità del terreno calcareo, in cui si notano di frequente fenomeni carsici, permette la formazione soltanto di corsi d’acqua temporanei. Prodotti principali: tabacco, cotone, fichi, agrumi, olio d’oliva, vino. Esporta frutta, olio, vino, spugne, e accoglie consistenti flussi turistici.
Centro principale e capoluogo dell’isola e del nomo di Dodecaneso, è la città di Rodi (53.709 ab. nel 2001), posta nell’estrema punta nord-orientale; è un importante centro commerciale e notevole stazione turistica.
R. fu colonizzata dai Dori verso la fine del 2° millennio a.C. Le testimonianze archeologiche nell’isola, a partire dal 1500 circa, hanno fatto tuttavia ipotizzare che R. fosse già prima della migrazione dorica un potente centro, identificabile secondo alcuni studiosi con lo Stato degli Ahhijava menzionato in documenti ittiti. D’altro canto il ritrovamento di numerosi frammenti di vasi di fabbricazione rodia nella stazione ‘appenninica’ dello Scoglio del Tonno (Taranto), ascrivibili a tutte le tre fasi della ceramica rodio-micenea, sembra provare relazioni durate ininterrottamente per 3 secoli (14°-12° sec. a.C.), durante i quali i Rodi furono probabilmente i principali intermediari di scambi tra il mondo egeo e l’Italia attraverso lo scalo di Taranto.
Nei secoli successivi l’isola, pur non costituendo uno Stato unitario perché divisa nei territori delle tre città di Camiro, Ialiso e Lindo, ebbe notevole impulso economico e commerciale. I Rodi parteciparono alla colonizzazione del 7° sec. a.C. fondando Faselide, Gage, Coridalla e Rodiapoli in Licia, Gela in Sicilia e prendendo parte alla deduzione della colonia panellenica di Naucrati in Egitto. In questo periodo Camiro, Ialiso e Lindo si unirono in una esapoli con Coo e i centri dorici della vicina costa della Caria (Cnido e Alicarnasso). I Rodi furono poi soggetti ai Persiani, con i quali combatterono nel 480 a Salamina contro i Greci: ottenuta la libertà, aderirono alla lega delio-attica. Nel 408-07 si ebbero il sinecismo delle tre città e la fondazione del nuovo centro all’estremità orientale dell’isola. Lotte tra democratici e oligarchici nei primi decenni del 4° sec. si conclusero con il successo della fazione democratica, che era al potere nel 378-77 quando R. entrò a far parte della seconda lega navale ateniese, rimanendovi sino allo scoppio della guerra sociale (357-54), in cui quella lega andò dissolta. Cadde poi sotto l’influenza di Mausolo, satrapo della Caria e restò in seguito nell’orbita persiana, fino a che nel 332 si sottomise ad Alessandro, proclamandosi poi indipendente alla morte del macedone.
Da allora R. si affermò come una tra le massime potenze navali, grazie a una politica di equilibrio nello scontro delle potenze ellenistiche, e come fiorente centro commerciale e culturale. Nel 306 respinse un assedio di Demetrio Poliorcete (306), aiutata dall’Egitto col quale fu in buoni rapporti per tutto il 3° secolo. Colpita nel 226 da un violento terremoto, si riprese rapidamente fino ad assicurarsi il predominio nell’Egeo e sulla lega dei nesioti (fine 3°- inizi 2° sec.).
In buone relazioni con i Romani, i Rodi li appoggiarono nella 2a guerra macedonica e in quella contro Antioco III, ottenendo come ricompensa il dominio di gran parte della Caria e della Licia e la direzione della lega dei nesioti. Nel corso della 3° guerra macedonica venne meno l’atteggiamento filoromano per cui Roma impose lo scioglimento della lega e la restituzione della libertà ai Lici e ai Cari; inoltre, dichiarando Delo porto franco, fece dirottare i traffici dell’Egeo verso quell’isola, affossando il commercio rodio. R. fu saccheggiata da Cassio nel 43, devastata da un terremoto nel 155 d.C., e nel 297 posta a capo da Diocleziano della provincia insularum.
Passata sotto l’amministrazione di Bisanzio, nel 654 R. fu occupata dagli Arabi, ma i Bizantini la ripresero ben presto e ne mantennero il possesso finché, caduta Costantinopoli in potere dei Latini (1204), il governatore dell’isola, Leone Gavalàs, si rese indipendente. Dovette poi riconoscere la sovranità di Giovanni III Vatatze, imperatore greco di Nicea; invano tentò di recuperare l’indipendenza con l’alleanza di Venezia (1234). Gli succedette (1240) il fratello Giovanni, ma come governatore dell’imperatore di Nicea. Nel 1248 si ebbe un’occupazione improvvisa da parte di alcuni avventurieri genovesi, scacciati dopo 2 anni. Nel 1261, ricondotta la capitale dell’impero da Nicea a Costantinopoli, Michele VIII Paleologo fece di R. un feudo, conteso da corsari genovesi, al servizio dell’imperatore, e corsari greci e turchi. Agli inizi del 14° sec., avendo i Turchi occupato una parte dell’isola, Vignolo de’ Vignoli, ammiraglio di Andronico II Paleologo (1280-1328) e signore di Coo e di Lero, si alleò con Folco di Villaret, gran maestro dell’Ordine dei cavalieri di S. Giovanni per scacciare i Turchi. Il dominio dell’Ordine (➔ Malta, Ordine di ) durò dal 1308 al 1522, e fu quello il periodo di maggiore splendore per Rodi. I gran maestri dell’Ordine fecero anche coniare dalla zecca di R. il rodiota (o rodioto), un ducato d’oro che imitava il ducato d’oro o zecchino di Venezia, dei grossi d’argento da 12 denari e dei mezzi grossi da 6 denari.
Nel 1522 la città e l’isola dovettero cedere alla preponderante forza turca: R. fu assediata da Solimano II e dopo una drammatica alternanza di assalti e di sortite, i Cavalieri consegnarono la città e l’isola, ottenendo di allontanarsi liberamente. Con il dominio turco iniziò un’epoca di decadenza e di abbandono.
Durante la guerra italo-turca, nel maggio del 1912 R. fu occupata dal corpo di spedizione guidato dal generale G. Ameglio e seguì quindi la sorte delle altre isole italiane dell’Egeo; l’annessione alla Grecia fu sanzionata il 7 marzo 1948.
La città di R., fondata nel 408-7 a.C., fu una delle metropoli del mondo antico. Le mura racchiudevano i porti e l’abitato, caratterizzato da un reticolato di strade di tipo ippodameo. Il tempio maggiore era situato sull’acropoli più bassa, da cui partivano le arterie principali che portavano al digma, il quartiere degli affari, presso il porto. Poche le notizie sui monumenti prima del 228-7 a.C., anno in cui la città fu sconvolta dal noto terremoto, che fra l’altro fece crollare la statua colossale di Helios. Del periodo successivo si conservano resti dei templi di Apollo Pitio (1° sec. a.C.), Afrodite (3° sec. a.C.), Atena e Zeus Polieus, un grande stadio, epigrafi di età ellenistica e necropoli (tomba dei Tolomei, tomba di Anaudia). I monumenti erano disposti su terrazze contenute da muraglioni paralleli fra loro; l’agorà è forse da ubicarsi a O del grande porto, in un’area servita da una via colonnata proveniente da S, di cui si sono rinvenute alcune tracce. A N, presso il porto più piccolo, vi sono resti di arsenali. La fama di R. nell’antichità fu legata non solo all’impianto urbanistico, ma anche alla ricchezza delle opere d’arte, testimonianza dell’intensa attività della scuola rodia di scultura che fiorì durante i 3 secoli dell’ellenismo. Di età romana restano le strutture di un quadriportico e di una via colonnata (3° sec. d.C.).
L’odierna città di R. occupa la parte inferiore dell’area della città antica, cinta da un poderoso sistema di fortificazioni, fino al porto principale e a quello del Mandracchio, del periodo dei Cavalieri; oltre esse, verso O si stendono i quartieri moderni. Il nucleo della città murata (Collachio) è raggruppato intorno alla cittadella classica: a SO è il quartiere musulmano e a SE quello israelita; è cinto a sua volta di mura più antiche. Dopo la conquista dei Cavalieri, sorsero sul Collachio gli edifici principali (Ospedale dei Cavalieri, fine 15° sec., sede del Museo archeologico; alberghi d’Alvernia, di Francia, di Spagna, di Provenza, d’Italia; l’Armeria, il palazzo della Castellania ecc.). Gli edifici antichi furono restaurati dal governo italiano nel 1935, e ancora, dopo l’annessione alla Grecia, nel 1952. Essi risalgono in gran parte al tempo del gran maestro Pierre d’Aubusson, che ricostruì R. dopo il terremoto del 1481, e sono di stile gotico tardo francese, catalano e aragonese.
La dominazione turca non modificò il carattere originario di Rodi. Durante il periodo ottomano, molte chiese furono trasformate in moschee con l’aggiunta di minareti (Ss. Apostoli, S. Spirito, 14° sec.; S. Trinità, 15° sec.); furono erette nuove moschee, bagni, fontane e cimiteri. Nel resto dell’isola notevoli alcuni castelli e chiese di campagna con pitture bizantine; le costruzioni civili di Lindo fondono elementi bizantini, occidentali e ottomani.