Gregorio Luigi Barnaba Chiaramonti (Cesena 1742 - Roma 1823). Eletto papa (1800), restaurò l'influenza della Chiesa in Francia con il Concordato (1801) e promosse nel suo Stato varie riforme. Incoronò (1804) imperatore Napoleone, che dopo aver decretato la fine del dominio temporale dei papi (1809) lo fece arrestare. Dopo la Restaurazione (1814) riformò l'amministrazione pontificia (1816), stabilendo il governo accentrato (con l'esclusione dei laici da cariche e funzioni governative) e promuovendo concordati con diversi Stati.
Vestì l'abito di S. Benedetto e fece i voti nel convento di S. Maria nel 1758; passò poi nel convento di Santa Giustina a Padova e nel collegio di S. Anselmo a Roma per compire i suoi studi teologici. Vescovo di Tivoli (1782), cardinale e vescovo di Imola (1785), autore (Natale 1796) di un'omelia in cui sosteneva, per molti aspetti, la conciliabilità del Vangelo con la democrazia, fu eletto papa a Venezia (1800); pochi mesi dopo entrava a Roma. Assistito dal cardinale C. Consalvi, che nominò segretario di stato, restaurò l'influenza della Chiesa in Francia col concordato (1801), mentre (1801-02) tentava di migliorare le condizioni del suo stato con un'intensa attività di riforme (libertà di commercio; divisione del latifondo). Napoleone, con le leggi organiche, arrestò i tentativi di restaurazione cattolica, e P. VII, pur andando a incoronarlo imperatore a Parigi (1804), non riuscì a ottenere la revoca di quelle leggi. Stretto lo stato pontificio entro un cerchio di formazioni politiche filofrancesi (occupazione di Ancona nel 1805; principati napoleonici a Napoli, a Benevento, a Pontecorvo nel 1806), imposte le dimissioni di Consalvi (1806), Napoleone decretò la fine del dominio temporale dei papi (1809) e fece arrestare il pontefice. Condotto in Francia, fu costretto a firmare il concordato di Fontainebleau, che in seguito (1813) rinnegò pubblicamente. Rimesso in libertà (1814), restaurato nel suo dominio temporale dal congresso di Vienna, richiamò al potere Consalvi: con l'aiuto di questo dette nuove basi all'amministrazione pontificia (motuproprio del 1816), stabilendo il governo accentrato col principio dell'esclusione dei laici dalle cariche e funzioni governative, e fece riacquistare alla Chiesa le sue posizioni in molti stati con una serie di concordati (Baviera, Napoli, ecc.; con la Francia il concordato fu firmato ma non applicato). Per non perdere poi la sua autorità nelle repubbliche dell'America Merid., nate dalla ribellione alla Spagna, chiese al re di Spagna la rinuncia al privilegio del patronato regio e inviò (1823) un vicario apostolico nel Cile. n P. VII raccolse in vita una biblioteca di oltre 5000 volumi, frutto più che altro di doni, che si distingue soprattutto per il copioso numero di legature di gran pregio. Conservata nel monastero di S. Maria del Monte presso Cesena, che faceva parte del patrimonio personale del papa, dopo varie vicende la raccolta, nota con il nome di Piana, passò alla Biblioteca Malatestiana, dapprima in deposito e poi, dopo l'acquisto nel 1942 da parte dello Stato italiano, come parte integrante di essa.