Pisa
Antico splendore di una repubblica marinara
Pisa oggi non è più sul mare, ma per lungo tempo è stata un’importante città portuale e centro di traffici. Fu capitale di un impero marittimo e fiera concorrente nel Mediterraneo delle altre repubbliche marinare italiane: Amalfi, Genova e Venezia. Oggi è una città cui si riconosce una grandissima importanza storica e culturale: sia per i suoi meravigliosi monumenti, sia per la sua importante Università
Quello di Pisa è probabilmente un nome d’origine etrusca che significa «bocca», «foce». E sulla foce del fiume Arno la città toscana un tempo si trovava, prima che i detriti trasportati dallo stesso fiume formassero una pianura che, oltre a interrare il porto, la distanziarono definitivamente dal mare da cui oggi dista poco più di una decina di chilometri.
La città nacque in età antica sotto influenze liguri, greche ed etrusche, ma furono i Romani a darle slancio facendone un porto e concedendole la cittadinanza nell’89 a.C.
Con la decadenza dell’Impero Romano, Pisa sfiorì, ma ritrovò presto un ruolo contrastando l’espansione commerciale marittima dei Bizantini e soprattutto opponendosi in più riprese ai Saraceni.
Fu proprio l’impegno militare costante contro i Saraceni a portare i Pisani a incrementare sempre più la propria potenza marittima. La flotta pisana nell’828 si spinse a combatterli sulle coste africane e nell’871 i Pisani cooperarono a difendere Salerno dall’assalto arabo. Erano soltanto gli inizi di un lungo confronto che vide nel 1004 i Saraceni occupare per breve tempo la città. L’anno successivo i Pisani sconfissero i rivali a Reggio, in Calabria, quindi nel 1015-16 – insieme ai Genovesi – li sconfissero in Sardegna e nel 1034 a Bona sulla costa africana.
I Pisani furono poi al fianco dei Normanni impegnati nella conquista della Sicilia: nel 1063 attaccarono il porto di Palermo ricavando un ricco bottino che finanziò il cantiere per la costruzione della cattedrale pisana. Nel 1113-14 attaccarono i Saraceni alle isole Baleari in una impresa rimasta celebre.
I contemporanei celebrarono in Pisa l’«altra Roma», la città ricca e potente che si faceva carico dei rischi che la cristianità correva. In realtà, le imprese militari aprivano mercati, consolidavano le posizioni dei mercanti pisani, proteggevano le colonie da questi costituite in varie città del Mediterraneo: nell’Africa settentrionale (Tunisi, Alessandria), ma anche sulla costa orientale del bacino (Giaffa, Tiro, Acri, Laodicea, Antiochia, Costantinopoli) o in Adriatico (Ragusa, Zara). Gli insediamenti di mercanti pisani erano garantiti da trattati stipulati con le autorità locali che prevedevano l’istituzione di un fondaco. Questo era un quartiere delimitato da un muro di recinzione il cui centro era una piazza sulla quale si affacciavano le abitazioni dei mercanti, degli artigiani, dei marinai nonché botteghe e magazzini. Nel fondaco era sempre anche una chiesa, un forno, un cimitero e una loggia per le assemblee. Nei fondaci risiedevano in genere solo i Pisani, in quello di Costantinopoli era invece anche presente popolazione locale.
Dopo aver inizialmente sostenuto i Normanni, i Pisani operarono per impedire l’unificazione del Regno meridionale e la nascita di una loro potenza navale. Ne scaturì una guerra (1134-37) che li vide alleati al papa e all’imperatore. Nel corso del conflitto, nel 1135, i Pisani assaltarono a tradimento Amalfi, che vide per ciò avviato il proprio declino. Dal 1162 al 1175 si scontrarono con i Genovesi per il controllo di numerosi territori e città della Francia meridionale. Ma i Pisani erano attivi anche in Catalogna e pure qui impegnati in una dura concorrenza con Genova.
Non c’era fiera in Europa ove non fossero presenti in forma attiva Pisani. Questo avveniva nei mercati di Strasburgo, Norimberga, Bruges e ovunque circolasse denaro. La città, presente lungo tutte le coste del Mediterraneo e attiva sul piano militare, ma anche su quello diplomatico e commerciale, si presentò al cronista Donizone nel 1115 come una sorta di Babele dove si radunavano «mostri del mare», ovvero gente d’ogni religione ed etnia: «pagani», «turchi», «parti», «caldei».
Il Comune pisano si era formato nella seconda metà dell’11° secolo. Sviluppo delle istituzioni cittadine, successo delle operazioni militari e diplomatiche nel Mediterraneo, espansione commerciale furono un tutt’uno.
Testimoniano questa vigorosa evoluzione gli straordinari edifici del Campo dei Miracoli. Alla Cattedrale si iniziò a lavorare nel 1064 ed essa fu consacrata nel 1118. Il Battistero fu iniziato nel 1152. A lavorare al campanile – o Torre pendente – si cominciò nel 1173. Qui però i lavori si interruppero poco dopo per il cedimento del terreno, e ripresero nel 1275 per concludersi infine alla fine del Trecento. Nel 1277 si inaugurò il cantiere del Camposanto.
Il Comune pisano sottomise presto il suo contado, poi prese il controllo dell’isola d’Elba e pose sotto la propria sfera d’influenza la Sardegna e la Corsica. Questa espansione nel Mediterraneo occidentale fu costantemente ostacolata dai Genovesi, che pure trovarono un alleato nella città di Lucca, con la quale Pisa sempre si scontrò.
A sostenere i Pisani fu l’alleanza con l’impero. Federico I Barbarossa riconobbe ampi diritti alla città nel 1162, Enrico VI nel 1191 attribuì ai Pisani la Corsica. Federico II di Svevia a partire dal 1220 appoggiò le ambizioni espansioniste della città toscana in chiave antigenovese (nel 1242 i Pisani sconfissero la flotta di Genova al largo dell’isola del Giglio) e contro la rivale guelfa Lucca.
Tra la fine del 12° e nella prima metà del 13° secolo i Pisani si consolidarono in Sardegna e in Corsica e fronteggiarono con successo la lega guelfa. Alleati di Venezia ebbero nel 1258 la meglio sui Genovesi nella battaglia di San Giovanni d’Acri. Ma le divisioni tra vecchia nobiltà e nuova borghesia indebolirono il Comune, mentre la morte di Federico II e la comparsa degli Angiò disgregarono il fronte ghibellino. Pisa appoggiò lo sfortunato tentativo di Corradino di Svevia, poi si trovò isolata. La battaglia della Meloria, che vide nel 1284 i Pisani sconfitti dai Genovesi, segnò il corso della vicenda della città toscana.
L’avanzata non soltanto di Genova, ma anche di Barcellona e di Venezia, fiaccò la marineria di Pisa e le capacità dei suoi mercanti. La repubblica perse una a una le sue colonie. Papa Bonifacio VIII concesse la Sardegna in feudo agli Aragonesi e nel 1324-25 i Pisani vennero da questi sconfitti presso Cagliari. Nell’entroterra toscano Pisa subì sempre più la concorrenza di Firenze, dalla quale cercò per tutto il Trecento di mantenersi indipendente. Nel 1399 Pisa passò per poco sotto il dominio dei milanesi Visconti, poi, nell’ottobre 1406 la disperata opposizione dei Pisani non evitò che la città venisse direttamente controllata da Firenze.
Poco rimase del Comune pisano sotto il dominio fiorentino. Una speranza di recuperare autonomia sembrò offrirsi con la discesa in Italia del re di Francia Carlo VIII nel 1494, ma dopo poco più d’un decennio i Fiorentini ripresero il controllo della città. A metà Cinquecento i signori di Firenze, i Medici, si adoperarono per rivitalizzare infine Pisa: finanziarono lavori di bonifica, scavarono il canale che la unì al porto di Livorno, riaprirono nel 1543 l’Università, istituirono nel 1544 l’Orto botanico. Ma i Medici promossero anche importanti interventi urbanistici: il Ponte di Mezzo, gli edifici di piazza dei Cavalieri, le Logge dei Banchi. Nel 1562 Pisa, a rinverdire le glorie di qualche secolo prima e il suo ruolo nella lotta all’Islam, divenne sede dell’Ordine dei cavalieri di S. Stefano.
Perduta l’autonomia politica la città vivacchiò all’ombra della capitale Firenze. Restò però centro di cultura e vita civile. Nel 1839 ospitò il primo congresso degli scienziati italiani, mentre la Scuola normale superiore, istituita da Napoleone nel 1810, è tra i più importanti centri di studio italiani.