Nella letteratura inglese, genere di poesia, per larga parte d’ispirazione religiosa, fiorito nella prima metà del 17° sec. e contraddistinto da alcuni caratteri salienti, quali ingegnosità, concettismo, similitudini che avvicinano cose o idee tra loro lontane, caratteri che la fanno rientrare nel quadro del secentismo.
La qualifica di metafisici fu usata originariamente da J. Dryden per designare un gruppo di poeti che comprendeva J. Donne, E. Herbert of Cherbury e suo fratello G. Herbert, R. Crashaw, H. Vaughan, T. Traherne, E. Benlowes, H. King, J. Cleveland, A. Cowley e A. Marvell. Non si trattò di un gruppo organizzato, ma piuttosto di una tendenza espressiva, nata in coincidenza con l’apparire di una ispirazione mistica nella poesia anglosassone. Il termine fu poi ripreso da S. Johnson nella prima delle sue Lives of the poets (vita di Cowley); esso contiene un implicito giudizio negativo espresso dallo spirito illuministico. Una decisa rivalutazione critica dei poeti metafisici, e specialmente di Donne, si è avuta negli anni intorno al primo quarto del 20° secolo.