poliidrossiderivati Composti chimici sia inorganici sia organici che contengono due o più gruppi ossidrilici. Ne sono un esempio il poliidrossibenzene (denominazione generica dei derivati del benzene contenenti 2 o più ossidrili) e il poliidrossibutirrato, poliestere lineare dell’acido 3-idrossibutirrico, polimero, indicato spesso con la sigla PHB (dall’inglese polyhydroxybutyrate), che si ottiene industrialmente tramite fermentazione controllata di sostrati carboidratici da parte del microrganismo Alcaligenes eutrophus. Durante la biosintesi si forma anche poliidrossivalerianato (fino al 20% del prodotto totale). Il polimero ha costo elevato e trova impiego in applicazioni specialistiche, che ne sfruttano l’elevata biodegradabilità e l’eccellente biocompatibilità (in medicina, nella fabbricazione di tamponi chirurgici, di protesi, di materiali di medicazione; in farmacologia, nella preparazione di farmaci a lento rilascio; in agricoltura, nell’incapsulazione di sementi e antiparassitari). Sempre più interessanti appaiono le possibilità di impiego del poliidrossibutirrato per contenitori di alimenti e nell’industria dell’imballaggio.
A partire dalla fine degli anni 1980 si è andata sviluppando una nuova metodica di produzione del poliidrossibutirrato, basata su processi di fermentazione transgenica, resa possibile dall’isolamento dei geni responsabili della sintesi batterica del polimero e dal loro inserimento in Escherichia coli K12. I principali vantaggi della produzione transgenica rispetto a quella tradizionale sono la maggiore efficienza del processo, la migliore purezza del prodotto ottenuto e la possibilità di controllare la struttura, il peso molecolare e la dimensione delle particelle del polimero. È oggetto di studio la sintesi di p. da piante transgeniche.