POLONIA.
– Demografia e geografia economica. Condizioni economiche. Storia. Architettura. Letteratura. Bibliografia. Cinema. Bibliografia
Demografia e geografia economica di Edoardo Boria. – Stato dell’Europa centrale. La popolazione stimata da UNDESA (United Nations Department of Economic and Social Affairs) nel 2014 è stata di 38.220.543 abitanti. La rete urbana della P. tende sempre più al monocentrismo, con la capitale, Varsavia, ormai unico vero centro propulsore del Paese, mentre le altre grandi città soffrono, quelle di piccole dimensioni mostrano uno scarso dinamismo e le aree rurali orientali appaiono in una situazione di crisi ormai cronica. Varsavia ha visto aumentare i suoi abitanti di più di mezzo milione di unità nel quindicennio 1997-2012, quando è arrivata a contarne 2.666.268 nel suo agglomerato urbano. Nel frattempo altri grandi centri risultavano stabili (Breslavia, Danzica) o addirittura in calo di abitanti (Łódź, Lublino, Bydgoszcz, Katowice, Poznań, Stettino). Delle grandi città polacche, soltanto Cracovia risulta in crescita demografica, peraltro molto contenuta; la popolazione dei centri minori è invece in calo ovunque. D’altra parte, l’incremento naturale della P. è da molti anni attorno allo zero (il tasso di fecondità è tra i più bassi al mondo), mentre la bilancia migratoria mostra un saldo negativo, nonostante sia in aumento il flusso in ingresso dall’Ucraina. I dati demografici penalizzano soprattutto la storica regione mineraria della Slesia, uno dei bacini carboniferi più ricchi d’Europa, e le aree rurali orientali. Questi dati riflettono l’acuirsi della storica frattura tra il versante occidentale della P., più prospero e sviluppato, e quello orientale, arretrato e scollegato dagli assi economici vitali del Paese. Se il processo di rinnovamento urbanistico della capitale Varsavia si è realizzato anche attraverso il miglioramento della rete dei trasporti (apertura della seconda linea della metropolitana e di nuove linee tramviarie, collegamento ferroviario veloce Varsavia-Berlino), non altrettanto si può dire per le infrastrutture di comunicazione del resto del Paese, che continuano a rimanere generalmente arretrate. Nuovi progetti di ammodernamento sono stati comunque lanciati al riguardo.
Condizioni economiche. – La crisi economica che si è abbattuta su molti Paesi europei ha colpito la P. meno duramente di altri, anche grazie alla possibilità di usare la politica monetaria per contrastare la recessione; infatti, la P., non avendo ancora aderito all’eurozona, pur avendo fissato una parità di cambio della propria valuta con l’euro, ha potuto iniettare liquidità nel sistema. Nonostante un sensibile calo rispetto ai primi anni del millennio, il PIL polacco ha continuato a far registrare tassi in crescita, ancorché altalenanti (+6,8% nel 2007, +5,1% nel 2008, +1,9 nel 2009, +3,9% nel 2010, +4,3% nel 2011, +1,9 nel 2012, +1,3% nel 2013, +3,2% nel 2014), mentre quelli di altre economie dell’area subivano cali catastrofici.
Il settore trainante è quello dell’industria automobilistica, affiancato dai tradizionali settori minerario, tessile, della lavorazione dei metalli e dell’abbigliamento. Tuttavia, il modesto investimento in ricerca e sviluppo impedisce quel salto di qualità che permetterebbe all’industria polacca di dedicarsi a prodotti a più alto contenuto tecnologico. Al riguardo, è significativa la forte integrazione verticale che si è consolidata in questi anni tra l’economia polacca e quella tedesca, con benefici reciproci, ma anche condizionamenti molto rigidi: infatti, la Germania si offre come mercato di sbocco di un quarto delle esportazioni della P., ma nel legame complementare tra le due economie quest’ultima è relegata alle attività meno remunerative, mentre quelle a più alto valore aggiunto vengono svolte in Germania. Rimane innegabile che le buone performance economiche si sono realizzate anche grazie agli investimenti diretti esteri. Le aziende tedesche sono le più attive nel Paese, ma anche quelle italiane hanno dimostrato di credere nell’economia polacca affiancandosi alla storica presenza della FIAT nel Paese, soprattutto nei settori meccanico e bancario. Questi investimenti sono stati favoriti da una politica di esenzioni fiscali che è alla base della buona attrattività del mercato del lavoro polacco e ha fatto della P. la seconda nazione europea per numero di posti di lavoro derivanti da investimenti esteri. In particolare, sono state istituite 14 zone economiche speciali a regime fiscale privilegiato attorno a centri economici nevralgici (ovviamente Varsavia, e poi Cracovia, Poznań e Breslavia). Allo stesso tempo, queste misure attrattive per gli investimenti hanno previsto l’obbligo per l’impresa ad assumere lavoratori locali con impegno a conservare i posti di lavoro per almeno cinque anni. Ciò ha contribuito a contenere il tasso di disoccupazione, dal 2014 riavvicinatosi alla media dell’Unione Europea (UE), dopo qualche anno di rialzo, e comunque lontano dai preoccupanti livelli dei Paesi dell’Europa meridionale.
Il successo dell’economia polacca non è legato solo alla fiducia degli investitori stranieri, ma anche alla crescita del mercato interno, favorito dal consolidamento di un ceto medio che, oltre a essere giovane e preparato, può anche contare su buone disponibilità economiche (il reddito pro capite è raddoppiato rispetto al momento dell’ingresso nella UE, anche se rimane ben al di sotto della media europea). Proprio le conquiste di questa nuova ambiziosa fascia sociale hanno però prodotto un fenomeno negativo: il disavanzo della bilancia commerciale, trainato dalla richiesta di prodotti di consumo.
La dipendenza energetica dal carbone non è stata ancora affrontata con decisione dal governo, ma nuove prospettive si vanno aprendo con il rinvenimento di riserve di gas da scisti (shale gas), di cui il Paese abbonda. Si tratta tuttavia di una tecnica estrattiva che desta preoccupazioni per gli effetti nocivi sull’ambiente. In tema di politica energetica vanno ricordate le sollecitazioni che l’Unione Europea rivolge in modo sempre più pressante alla P. affinché riveda la propria strategia al fine di ridurre gli attuali tassi di inquinamento derivanti dall’estrazione carbonifera. Vanno però comprese le esitazioni di Varsavia, non solo per le ricadute occupazionali che comporterebbe la chiusura delle miniere, ma anche perché il carbone consente al Paese di essere meno dipendente dalle importazioni energetiche rispetto a molti suoi partner europei. L’agricoltura polacca è andata incontro negli ultimi anni a tentativi di modernizzazione su impulso delle politiche agricole europee. La P. è infatti la maggior beneficiaria dei fondi strutturali dell’Unione Europea. Tuttavia, nel complesso, i livelli di meccanizzazione dell’agricoltura polacca rimangono ancora lontani dagli standard dei Paesi più avanzati, soprattutto nelle regioni orientali, e la quota degli addetti nell’agricoltura si conserva alta. Il settore turistico, già in forte espansione negli anni Novanta del Novecento, ha continuato a crescere, con un picco nell’estate 2012, quando la P. ha ospitato i Campionati europei di calcio. In quell’anno le presenze turistiche hanno fatto registrare il considerevole numero di quasi 15 milioni di ingressi, con una netta maggioranza di tedeschi; inoltre, quell’evento sportivo ha avuto un impatto benefico anche in ordine all’ammodernamento infrastrutturale del Paese.
Storia di Ilenia Rossini. – A cavallo del primo decennio del 21° sec. lo scenario politico polacco sembrò stabilizzarsi all’insegna della marginalizzazione delle sinistre e dell’egemonia di due partiti sorti dalle ceneri di Solidarność: il PIS (Prawo i Sprawiedliwość, Legge e giustizia), un partito conservato re, sostenitore del patriottismo cattolico e del cosiddetto «orgoglio polacco», e il PO (Platforma Obywatelska, Piattaforma civica), liberale ed europeista.
Dopo le elezioni parlamentari e presidenziali del 2005, il PIS si trovò a esprimere tanto il primo ministro quanto il presidente della Repubblica: il primo ruolo era ricoperto da Jaroslaw Kaczyński, il secondo dal fratello gemello Lech. Nazionalista ed euroscettico, il PIS si mostrò particolarmente ostile alla Germania e alle politiche dell’Unione Europea in tema di privatizzazioni, ambiente e diritti civili, come palesato dalla richiesta di escludere la P. dal campo di applicazione della Carta dei diritti fondamentali dell’UE, temendo che potesse costringere il Paese al riconoscimento dell’aborto o dei diritti degli omosessuali.
Nonostante il dichiarato impegno contro gli intrecci perversi tra politica e affarismo, nell’estate 2007 il coinvolgimento del PIS in accuse di corruzione e in alcuni scandali sessuali fece naufragare il governo. Le nuove elezioni – che videro la partecipazione più alta dal 1989 (53,9%) – sancirono la sconfitta del PIS (32,1%, 166 seggi) e l’affermazione del PO (41,5%, 209 seggi), ferreo sostenitore delle politiche tedesche e di un rilancio dei rapporti con l’UE e con la Russia. Sotto la guida di Donald Tusk, il PO formò un governo di coalizione con il partito centrista cristiano-democratico PSL (Polskie Stronnictwo Ludowe, Partito popolare polacco, 8,9%, 31 seggi), rappresentante dei contadini. Sostenuto dall’elettorato più giovane, urbano e filo-occidentale e osteggiato duramente dal presidente Kaczyński, Tusk si propose di riprendere le privatizzazioni, di sconfiggere la corruzione e di ricostruire la credibilità delle istituzioni.
Nonostante il mantenimento dei forti rapporti con gli Stati Uniti e con la NATO (North Atlantic Treaty Organization), Tusk si impegnò a migliorare le relazioni con la Russia, la quale, come primo passo, riconobbe la responsabilità sovietica nell’uccisione di migliaia di ufficiali polacchi a Katyn nel 1940. Il 7 aprile 2010 Tusk partecipò alla prima commemorazione del massacro. Tre giorni dopo, l’aereo su cui viaggiava Lech Kaczyński, che si stava recando a una seconda celebrazione, cadde nei pressi di Smolensk (Russia): vi morirono il presidente e altre 95 persone, tutti alti esponenti dell’establishment statale, economico e militare polacco.
Alle nuove elezioni presidenziali (giugno 2010), fu eletto al secondo turno, con il 53% dei voti, Bronisław Komorowski (PO), che sconfisse Jaroslaw Kaczyńsk (PIS). Le elezioni parlamentari dell’ottobre 2011 videro nuovamente vincente il PO (39,2%, 207 seggi) contro il PIS (29,9%, 157 seggi). Tusk fu quindi confermato per un secondo mandato, mantenendo la coalizione con il PSL (8,4%, 28 seggi). Negli anni successivi, tuttavia, il PO iniziò a perdere consensi, tanto a causa dei molti scandali in cui fu coinvolto, quanto per l’incapacità di fronteggiare le conseguenze della crisi economica mondiale (seppur meno gravi in P. che nel resto d’Europa), per l’adozione di misure impopolari (come l’innalzamento dell’età pensionabile a 67 anni) e per l’adesione, considerata troppo incondizionata, ai dettami dell’UE. In seguito alla nomina di Tusk come presidente del Consiglio europeo, Ewa Kopacz (PO) lo sostituì come primo ministro (settembre 2014).
Sul piano della politica estera, la fase di distensione con la Russia ebbe una frenata in seguito al manifestarsi della crisi ucraina tra il 2013 e il 2014 (v. Ucraina), quando la P. assunse una posizione nettamente filoeuropea e antirussa. Sul fronte della difesa, il governo Tusk ritirò il contingente polacco dall’Irāq (2008) e scelse di concentrarsi sulle missioni militari in ambito UE e NATO, ritirando i propri contingenti dalle missioni dell’ONU (Organizzazione delle Nazioni Unite).
Bibliografia: «Limes», 2009, 5, nr. monografico: A est di Berlino; C. Filippini, Polonia, Bologna 2010; «Limes», 2014, 1, nr.monografico: Polonia, l’Europa senza euro.
Architettura di Francesca Romana Moretti. – Crocevia di culture, vittima della guerra, di un’economia pianificata prima e di logiche liberiste poi, la P. è un Paese dai forti contrasti; membro dell’Unione Europea dal 2004, ha cercato di cancellare le ferite del passato attraverso il recupero di una propria identità culturale. Pur non risparmiata dalla generale crisi economica del 2009, la lista degli investimenti, pubblici e privati, sia pur in assenza di un piano urbanistico complessivo e di adeguati strumenti di controllo del territorio, è comunque imponente. Nella sola Cracovia si contano moltissimi nuovi progetti, tra i quali meritano di essere ricordati: il centro di informazione turistica C.O.R.T. Po-wiśle (2006), opera dello studio Imb Asymetria; la ricostruzione dello stadio (2007-10), su progetto dello studio Lamela; il ponte ciclopedonale dedicato a padre Laetus Bernatek (2010) sulla Vistola, opera di Andrzej Getter, che collega il centro della città con un nuovo polo museale sulla sponda opposta. Quest’ultimo comprende una nuova sezione del Museo storico ospitata all’interno del restaurato edificio amministrativo (2010) di Oskar Schindler; il MOCAK (Museum of Contemporary Art in Krakow, 2010), nell’ex fabbrica Schindler, su progetto dell’italiano Claudio Nardi; il Muzeum Tadeusza Kantora i ODSTK Cricoteka (2007-2014), di nsMoonStudio e Biuro Architektoniczne Wizja. Il più recente investimento culturale della città è ancora l’Ice Kraków Congress Centre, su progetto di IEA + Arata Isozaki & Associates, inaugurato nell’ottobre del 2014. Non meno imponenti sono stati i progetti di infrastrutture turistiche e sportive, visto il ruolo che la P. ha giocato in qualità di coorganizzatore dei Campionati europei di calcio del 2012. A Varsavia è stato realizzato il nuovo Stadion Narodowy (2008-12), cui nel 2012 è stato assegnato il World stadium award, opera di JSK Architects e Schlaich Bergermann and Partners, mentre del 2008 è l’estensione del Terminal 2 dell’aeroporto, e del 2014 quella del Terminal 1, entrambe opera del citato studio Lamela.
Negli ultimi anni Varsavia, capitale e principale città del Paese, ha ancora visto susseguirsi una serie di importanti progetti quali: il Muzeum Powstania Warszawskiego (2004) di Wojciech Obtułowicz; la torre per uffici Rondo ONZ Tower (2006) di SOM - Skidmore, Owings & Merrill; lo Chopin Muzeum (2010), opera dello studio italiano Migliore+Servetto Architetti associati; lo Chopin Center office building (2010), dello studio Stelmach i Partnerzy; il Copernicus Science Centre (2010), di RAr-2 Studio Laboratory of Architecture; il Museo storico degli ebrei polacchi (2013) di Lahdelma & Mahlamäki+Kuryłowicz & Associates; il Museo di arte moderna (2014) di Christian Kerez. Simboli dell’ottimismo del mercato appaiono ancora, sebbene rallentati dalla crisi, i progetti di Zaha Hadid per la torre Lilium, di Daniel Libeskind per la torre Zlota 44 e di Jaspers Eyers & partners per la Warsaw Spire.
Letteratura di Lorenzo Costantino. – La letteratura polacca dei primi anni del nuovo millennio porta avanti la critica dei modelli identitari del passato e scopre l’esistenza di narrazioni molteplici del mondo, privilegia i punti di vista soggettivi e minoritari, manifestando un’attenzione particolare per le realtà ambivalenti e un gusto diffuso per la contaminazione a livello formale. La propensione al magico prevale ancora nella prosa mitizzante di Olga Tokarczuk (n. 1962), sempre più interessata all’esplorazione di ‘identità mobili’ (Bieguni, 2007, I corridori), o in quella poetica di Magdalena Tulli (n. 1955). Fecondo il filone delle ‘piccole patrie’, caratterizzato dall’idealizzazione nostalgica del multiculturalismo di singole città o regioni, in cui si sono distinti Stefan Chwin (n. 1949) e Paweł Huelle (n. 1957; Mercedes-Benz, 2001, trad. it. 2007; Castorp, 2004), ma anche Andrzej Stasiuk (n. 1960), con interessanti racconti di viaggio in cui l’autore trova rifugio nelle periferie dell’Europa centrorientale; torna a suscitare interesse Wiesław Myśliwski (n. 1932), nei cui romanzi la campagna polacca è lo sfondo per un’epica filosofica. Jerzy Pilch (n. 1952) affronta le ossessioni individuali e collettive con gusto del grottesco, stile prediletto anche da Manuela Gretkowska (n. 1964), ma in funzione dissacrante verso alcune abitudini mentali polacche. Tra le altre scrittrici partite da posizioni critiche e tematiche femministe merita una menzione Joanna Bator (n. 1968). Della più giovane generazione un posto di primo piano è occupato da Dorota Masłowska (n. 1983), di cui grande eco ha avuto il romanzo Wojna polsko-ruska podflagą biało-czerwona (2002; trad. it. Prendi tutto, 2004), parodico camuffamento della cultura patriarcale, nazionalista ed eteronormativa polacca, e Michał Witkowski (n. 1975), i cui romanzi sono ispirati invece all’estetica camp (Lubiewo, 2005; Margot, 2009). Alla ribalta generi come il reportage, per il quale punti di riferimento riconosciuti rimangono per molti Hanna Krall (n. 1959) e Ryszard Kapuściński (1932-2007), la fantascienza (Jacek Dukaj, n. 1974, è l’erede di Stanisław Lem) e il fantasy (dominato ancora dal la figura del maestro Andrzej Sapkowski, n. 1948).
La poesia si fa carico delle inquietudini legate alla frammentazione del soggetto o alla propria impotenza conoscitiva, ma non senza un ampio ricorso all’ironia. Ciò vale per il nichilismo estetizzante di Andrzej Sosnowski (n. 1959), o per quei poeti che cercano di ricomporre il caos nell’ordine di una forma, come Jarosław Mikołajewski (n. 1960), Adam Wiedemann (n. 1967) o Tomasz Różycki (n. 1970; Świat i antyświat, 2003, Mondo e antimondo), ma neppure la poesia metafisica di Wojciech Bonowicz (n. 1967) risulta capace di leggere i simboli (Pełne morze, 2006; trad. it. Mare aperto, 2012). Un processo di demolizione identitaria è messo in atto nei versi di Eugeniusz Tkaczyszyn-Dycki (n. 1962) o di Bożena Keff (n. 1948; Utwór o Matce i Ojczyźnie, 2008, trad. it. Madre, patria, 2011). Fedeli alla propria poetica ‘ribelle’ rimangono i poeti culto degli anni Novanta, Marcin Świetlicki (n. 1961) e Jacek Podsiadło (n. 1964).
In campo teatrale continua a esprimersi la vena di Bogusław Schaeffer (n. 1929) tra assurdo e grottesco. Tadeusz Słobodzianek (n. 1955) esplora tematiche etiche e filosofiche in un personale dialogo con la tradizione, tornando sul rapporto fra polacchi ed ebrei in Nasza klasa (2008, La nostra classe). Psicologico è il teatro di Ingmar Villqist (pseud. di Jarosław Świerszcz, n. 1960), mentre orientato decisamente sull’oggi quello del gruppo di autori della cosiddetta pokolenie porno («generazione porno», dal nome di una fortunata antologia del 2003), tra cui Michał Walczak, Paweł Sala, Małgorzata Sikorska-Miszczuk, Magdalena Fertacz, che affrontano i problemi della nuova società polacca, tra capitalismo e invasione mediatica, o temi ritenuti tabù, legati alla sessualità o alla violenza dei rapporti familiari.
Bibliografia: La letteratura polacca dopo il 1989, a cura di G. Brogi Bercoff, G. Franczak, «Studi slavistici», 2007, pp. 237-303; La lezione dei vecchi maestri, a cura di S. De Fanti, Udine 2007; P. Czapliński, Polska do wymiany: póżna nowoczesność i nasze wielkie narracje (La Polonia da cambiare: la tarda modernità e le nostre grandi narrazioni), Warszawa 2009; 1989-2009: la nostra Polonia, «PL.IT - Rassegna italiana di argomenti polacchi»,2009, 3; 20-lecie. Teatr polski po 1989 (20ennio. Il teatro polacco dopo il 1989), a cura di D. Jarząbek, M. Kościelniak, G. Niziołek,Kraków 2010; Nowe dwudziestolecie (1989-2009). Rozpoznania.Hierarchie. Perspektywy (Il nuovo ventennio (1989-2009). Diagnosi. Gerarchie. Prospettive), a cura di H. Gosk, Warszawa2010; Dwadzieścia lat literatury polskiej 1989-2009. Życie literackie po 1989 roku (Vent’anni di letteratura polacca 1989-2009. Lavita letteraria dopo il 1989), a cura di D. Nowacki, K. Uniłowski,2 voll., Katowice 2010-2011; Nowe dwudziestolecie. Szkice o wartościach i poetykach prozy i poezji lat 1989-2009 (Il nuovo ventennio. Saggi sui valori e le poetiche nella prosa e nella poesia degli anni 1989-2009), a cura di P. Śliwiński, Poznań 2011; T.Mizerkiewicz, Literatura obecna. Szkice o najnowszej prozie i krytyce (La letteratura presente. Saggi sulla prosa e la critica più recenti), Kraków 2013.
Cinema di Nicola Falcinella. – In questo inizio di nuovo millennio una tradizione di grandi registi e attori è tornata a imporsi grazie a maestri di nuovo ai vertici e a nuovi nomi emersi. Il cinema polacco sta vivendo una stagione vivace con molte produzioni di ottimo livello. Dopo aver celebrato la memoria paterna con Katyn (2007), sul massacro degli ufficiali polacchi ordinato da Stalin, Andrzej Wajda ha realizzato con Tatarak (2009, noto con il titolo Sweet rush) un film libero, che richiama opere e spirito degli anni Sessanta, con una straordinaria Krystyna Janda, tra vita e finzione. Si è cimentato poi nella riuscita biografia Wałęsa. Czlowiek z nadziei (2013; Wałesa. L’uomo della speranza). Sulla storia recente sono incentrati anche il film collettivo Solidarność, Solidarność... (2005) e il biografico Popieluszko. Wolnosc jest w nas (2009; Popieluszko - Non si può uccidere la speranza) di Rafal Wieczynski. Krzysztof Zanussi ha girato in Italia Persona non grata (2005) e Il sole nero (2007), a seguire l’originale Rewizyta (2009, noto con il titolo Revisited), una ricerca dei protagonisti dei suoi film degli anni Settanta, e l’elegante thriller Obce ciało (2014, noto con il titolo Foreign body). Una novizia è protagonista del premiatissimo Ida (2013) di Pavel Pawlikowski, ambientato agli inizi degli anni Sessanta, elegante nel bianco e nero e spiazzante nel contenuto: prima di prendere i voti, Ida va a incontrare la zia magistrato e scopre un passato inatteso che nasconde un terribile segreto. Ottime le interpretazioni delle protagoniste Agata Kulesza e Agata Trzebuchowska.
Il grande Jerzy Skolimowski è tornato dietro la macchina da presa dopo diciassette anni con il cupo e potente Czterynoce z Anna (2008, noto con il titolo Four nights with Anna) cui ha fatto seguito l’altrettanto riuscito Essential killing (2010) interpretato da Vincent Gallo, coppa Volpi alla Mostra di Venezia, su un uomo sospettato di terrorismo e in fuga spinto solo dall’istinto di sopravvivenza. Conosciuto per The mill and the cross (2011; I colori della passione), con Rutger Hauer nel ruolo di Pieter Bruegel, è Lech Majewski, autore di una trilogia pittorica chiusa da Onirica - Psie pole(2014; Onirica). Di Robert Gliński da menzionare in parti-colare Swinki (2009, noto con il titolo Piggies), su un quattordicenne reclutato per prostituirsi con i clienti tedeschi, e Kamienie na szaniec (2014, noto con il titolo Stones for the rampart), sull’insurrezione di Varsavia.
Guida l’influente gruppo di registe donne Agnieszka Holland, che ha firmato Copying Beethoven (2006; Io e Beethoven) e il potente e commuoventeIn darkness (2011): nel 1943 un operaio delle fogne protegge gli ebrei nascosti nei cunicoli. Sempre di buon valore le opere di Dorota Kendzierzawska: in Jestem (2005, noto con il titolo I am) un ragazzino cerca un posto nel mondo; in Pora umierac (2007, noto con il titolo Time to die) Aniela (Danuta Szaflarska) lotta per difendere la terra dalle mire del costruttori; in Jutro bedzie lepiej(2011, noto con il titolo Tomorrow will be better) tre bambini ucraini sognano una vita migliore in Polonia. Małgorzata Szumowska, già autrice di 33 sceny z życia (2008, noto con il titolo 33 scenes from life), Elles (2011) e W imie... (2013, noto con il titolo In the name of...), ha vinto l’Orso d’argento per la regia al Festival di Berlino con il dramma familiare Cialo (2015, noto con il titolo Body).
I film migliori di Jan Jakub Kolski nel periodo sono Jasminum (2006), opera sull’amore e le relazioni nella campagna intorno a un monastero, e Serce, serduszko (2014, noto con il titolo The heart and the sweetheart), road-movie su una ragazzina che ama la danza, mentre quelli di Piotr Trzaskalski sono Mistrz (2005, noto con il titolo The master) e Mój rower (2012, noto con il titolo My father’s bike). Dopo il thriller di debutto Sala samobójców (2011, noto con il titolo Suicide room), Jan Komasa ha realizzato Miasto 44 (2014, noto con il titolo Warsaw 44), amore e avventura nella rivolta di Varsavia. Il primo importante film a tematica gay è stato Plynace Wiezowce (2013, noto con il titolo Floating skyscrapers) di Tomasz Wasilewski.
Krzysztof Krauze, morto a fine 2014, ha realizzato tre opere notevoli, di cui due con la moglie Joanna Kos: in Mój Nikifor (2004, noto con il titolo My Nikifor) Krystyna Feldman interpreta un pittore naïf degli anni Sessanta;Plac Zbawiciela (2006, noto con il titolo Saviour Square) mostra la disgregazione di una famiglia in attesa di un alloggio; Papusza (2013) è la biografia della grande poetessa rom Bronislawa Wajs ‘Papusza’. Wladyslaw Pasikowski ha realizzato il thriller di guerra Poklosie (2012, noto con il titolo Aftermath) e la tesa spy-story Jack Strong (2014) su un colonnello che passava informazioni agli americani.
Bibliografia: Storia e memoria. Il cinema di Andrzej Wajda, a cura di A. Nobile, F. Rancati, G. Rossini, G. Zappoli, Milano 2010. Si veda anche: www.istitutopolacco.it.