POLONIA (XXVII, p. 724; App. I, p. 945; II, 11, p. 571; III, 11, p. 447)
Divisione. - La suddivisione amministrativa nella Repubblica Popolare Polacca è stata modificata dal 10 giugno 1975, per cui i 312.677 km2, corrispondenti alla superficie del paese, risultano ripartiti in 49 voivodati. Queste modificazioni, resesi necessarie per una più razionale applicazione della pianificazione economico-territoriale, hanno coinciso con l'eliminazione delle circoscrizioni amministrative "intermedie", costituite dai powiati.
Popolazione. - Il censimento del 1970 diede un risultato di 33.589.209 ab.; al 31 dicembre 1975 si contavano 34.185.000 ab. (109 per km2). Il quoziente di accrescimento annuo si è stabilizzato, negli ultimi anni, sul 9,0‰, a causa della contemporanea riduzione del quoziente di natalità (oggi sul 18-19‰) e di quello di mortalità (8-8,7‰). Particolarmente accentuato il fenomeno dell'urbanizzazione, tanto che al 1966 la popolazione delle città supera quella delle campagne.
Condizioni economiche. - L'economia risulta decisamente condizionata dalle direttive dei piani quinquennali, nei quali si articolano quelli ventennali, o prospettici. Nell'applicazione del piano 1966-70 furono investiti circa mille miliardi di złoty: il 38,3% nell'industria, il 4,0% nelle costruzioni, il 16,6% nell'agricoltura e nella silvicoltura, l'11,2% nei trasporti e nelle comunicazioni, il 3,2% nel commercio, il 19,2% nei servizi comunali (comprensivi di buona parte dell'edilizia residenziale), il restante 7,5% nelle altre attivitމ (ricerca scientifica, istruzione, cultura e arte, assistenza sanitaria e sociale, sport).
Una notevole quota degl'investimenti compiuti nello stesso periodo dai privati ha riguardato l'agricoltura. Infatti i quattro quinti della superficie agrario-forestale sono ancora ripartiti in "aziende individuali", nelle quali si concentrano i tre decimi della popolazione attiva polacca. Solo nei territori occidentali una quota elevata di superficie ę in mano dello stato o delle cooperative.
La forte frammentazione della proprietà fondiaria in piccole unità ostacola sia la specializzazione colturale, sia la meccanizzazione. Tuttavia la P., fra i paesi europei, occupa posti rilevanti in svariate produzioni agricole e zootecniche: per la segale (2.792.200 ha nel 1975 con 62,9 milioni di q) è preceduta solo dall'Unione Sovietica; così per l'avena (1.291.000 ha con 29,3 milioni di q) e per la patata (2.585.000 ha con 465 milioni di q). Fra le altre colture hanno importanza anche il frumento (1.842.000 ha con 52,1 milioni di q) e la barbabietola da zucchero (495.000 ha con 153 milioni di q). Nel camPo zootecnico, il maggior apporto è dato dai bovini, saliti nel 1975 a 13 milioni di capi. Seguono, per importanza, i suini (quasi 21,5 milioni di capi), gli ovini e i caprini (3 milioni di capi). Gli equini, sempre meno impiegati nell'agricoltura, e i bachi da seta rivelano, invece, una continua flessione. Nella pesca marittima l'accrescimento di produzione (oltre 800.000 t nel 1975) è stato consentito dal miglioramento del naviglio: i due terzi del pescato provengono dall'Atlantico, un terzo dal Baltico. Le foreste dànno oltre 22 milioni di m3 di legname. La maggior parte del prodotto è costituito da legname da segheria o da destinarsi all'industria mineraria, ma una notevole quota (2,5 milioni di m3) è utilizzata dalle cartiere.
Per quanto riguarda le risorse del sottosuolo, è in continuo aumento la produzione di carbon fossile, che nel 1977 ha raggiunto i 186 milioni di t, collocando la P. al primo posto in Europa, a parte l'Unione Sovietica; la produzione lignitifera si è aggirata, nello stesso anno, sui 40 milioni di t. Il petrolio è estratto tuttora in misura piuttosto modesta (456.000 t nel 1976), poiché il paese ne importa grandi quantitativi dall'Unione Sovietica. Crescente la produzione di gas naturale, che dai 358,2 milioni di m3 del 1954 è passata ai 6700 milioni di m3 nel 1976. Tra gli altri prodotti minerari si ricorda il salgemma, la cui produzione ha superato, nel 1974, 1.405.000 t.
Dal punto di vista energetico, la potenza installata è in continuo aumento: nel 1974 ammontava a 16.616.000 kW di cui 824.000 idroelettrici (produzione di energia elettrica: 91,6 miliardi di kWh).
Nell'industria siderurgica (8.316.000 t di ghisa e ferroleghe e 15.636.000 t di acciaio nel 1976) emergono i complessi dell'Alta Slesia e, tra quelli posti ai margini del bacino carbonifero, quello di Nowa Huta. Nel campo meccanico, oltre a Żerań (Varsavia), dove è in funzione la fabbrica di autovetture Fiat-Polski (173.000 prodotte nel 1975), sono note Sanok (autobus), Breslavia, Ostrowice e Chorzów (materiale ferroviario), Poznań (macchine agricole), Varsavia (trattori "Ursus"), Danzica, Stettino e Gdynia (navi).
La città di Łódź e alcuni centri vicini si distinguono per lo sviluppo dell'industria cotoniera (2.027.000 fusi e 36.200 telai nel 1974); Bielsko Biała, Andrychów, Kamienna e altre cittadine della P. meridionale, per la produzione laniera.
Nel settore chimico, si citano il grande centro di Dwory, presso Oświęcim (materie plastiche e gomma sintetica), e quelli di Tarnów, Puławy, Mościce, Poznań e Stettino (fertilizzanti).
Comunicazioni. - La marina mercantile, nel 1975, risultava imperniata su circa 700 navi (considerando solo quelle con oltre 100 t di stazza), per oltre 2.800.000 t. Nello stesso anno, il movimento di merci nei porti marittimi polacchi, fra i quali primeggiano Stettino, Danzica e Gdynia, superò i 52 milioni di t (34 in imbarco e 18 in sbarco). Nella navigazione interna emerge lo scalo minerario di Koźle sull'Odra.
La rete ferroviaria (26.702 km nel 1975) è sottoposta a una progressiva elettrificazione (19%); la rete stradale è di 141.858 km, lungo i quali circolano 1.554.800 autoveicoli (1.077.700 autovetture private, una ogni 32 abitanti).
L'aviazione civile ha registrato nel 1975 circa 1075 passeggeri/km. I principali aeroporti sono quelli di Varsavia, Danzica, Breslavia, Katowice e Cracovia.
Turismo. - La P. sta aumentando sempre più la sua importanza anche dal punto di vista turistico. I postiletto, che nel 1960 raggiungevano il numero di 71.333, risultavano, nel 1974, ben 321.740 (un ottavo dei quali negli alberghi).
Il numero complessivo dei pernottamenti, nello stesso anno, superò i 37.080.000, quello degli arrivi gli 11.701.000. Il movimento maggiore si registra sulle montagne meridionali (Carpazi, Sudeti), nella regione dei laghi (Masuria, Pomerania) e sulla costa baltica. Una notevole parte del movimento turistico si svolge in forma organizzata. Fra gli ospiti stranieri prevalgono i cittadini dei paesi socialisti (cinque sesti del totale).
Commercio estero. - La bilancia commerciale della P., quasi sempre passiva da 15 anni a questa parte, ha presentato, nel 1975, un deficit molto accentuato (9,5 miliardi di złoty) a causa degli acquisti di prodotti petroliferi, di autovetture e di altri mezzi di trasporto, di frumento. I paesi con i quali sono intrattenuti gli scambi più intensi continuano a essere quelli del Comecon (Unione Sovietica, Rep. Dem. Tedesca, Cecoslovacchia, ecc.); nei confronti dell'Italia il saldo è stato positivo fino al 1973, ma nel 1974-75 si è registrato uno scarto a favore del nostro paese.
Economia. - Il periodo 1960-75 è caratterizzato dallo sforzo di raggiungere un proprio modello di sviluppo economico. Ammessa ufficialmente la crisi del vecchio meccanismo staliniano, lo squilibrio fondamentale è stato ricondotto alla sproporzione tra la crescita dell'industria dei beni strumentali e il resto dell'economia. Negli anni Cinquanta più del 30% del reddito nazionale era stato risucchiato dal settore A (mezzi di produzione). Il settore B (beni di consumo e agricoltura) era stato sacrificato, così come prescriveva la tradizione sovietica. Il risultato, soprattutto per l'agricoltura, fu talmente negativo da pregiudicare l'approvvigionamento delle città e ripercuotersi sull'intera produzione industriale. Alla fine del decennio, con la nuova politica economica s'impostò una linea di sviluppo "polacco", innanzitutto col porre fine alla collettivizzazione forzata. Si affidò l'attività agricola al contadino-piccolo proprietario. Così nel 1970 la partecipazione contadina alla produzione agricola era ben dell'84,8%, quella dell'azienda di stato del 13,78%, quella delle aziende collettive dell'1,3%. Per l'industria le novità inizialmente si accentrarono nella diversificazione dei settori merceologici. La metalmeccanica, la chimica e l'energia elettrica furono prioritariamente sviluppate sino a raggiungere nel 1970 un'incidenza del 40,9% sulla produzione industriale globale, rispetto al 24,6% del 1960. L'obiettivo dichiarato era quello di avviare la produzione di manufatti industriali, così da diminuire la dipendenza polacca dall'estero.
Proprio la necessità di assicurarsi nel più breve tempo possibile un apparato industriale moderno, doveva revitalizzare nei primi anni Sessanta la formula staliniana di gestione economica. Nonostante le critiche ufficiali e le teorie economiche avverse, il primato del settore A fu ripristinato come il cardine dell'industrializzazione estensiva perseguita. La sperequazione del reddito nazionale tra consumo e accumulazione tornò a essere l'indice del ritmo troppo rapido della crescita industriale. Si riprodussero gli stessi fenomeni degli anni Cinquanta: 1) il 65% degl'investimenti indirizzato alla costruzione di nuove fabbriche e solo il 35% al potenziamento e ammodernamento delle già esistenti; 2) un insufficiente rendimento del capitale fisso. Lo sforzo intrapreso mancava gli obiettivi economici e aggravava le tensioni sociali. L'inadeguato sviluppo del settore dei beni di consumo e dell'agricoltura, in presenza di un aumento dell'occupazione, rendeva sempre più drammatica la discrepanza tra l'aumento del potere d'acquisto dei lavoratori e la disponibilità del mercato. La deresponsabilizzazione dello stato nei confronti del settore agricolo e dei contadini conseguiva intanto effetti disastrosi, in termini di produttività, caduta della meccanizzazione, dell'uso dei prodotti chimici e così via. Dopo la riprivatizzazione il 63% delle aziende inferiori a 5 ha. sopravvivevano chiuse nel fabbisogno familiare. Proprio come nel periodo precedente, di nuovo dopo il 1965, il settore agricolo fu riconosciuto responsabile del rallentamento economico generale. Il rifornimento di materie prime per l'industria leggera non era stato assicurato. La produzione alimentare per l'auto-consumo aveva ridotto le possibilità di esportazione dei prodotti agricoli, il che obbligava a diminuire le importazioni di macchine ed energia, necessarie al funzionamento dell'industria. Ne conseguiva un rallentamento della produzione globale. L'analisi critica porterà questa volta non più all'abbandono del settore B e al sovrainvestimento del settore A, ma a un rinnovamento generale del sistema di gestione. Come per gli altri paesi socialisti, anche la P. varò nel 1966 la sua riforma economica. Le nuove misure prevedevano: 1) una riduzione degl'indicatori e delle cifre di controllo, imposti dall'alto, con una conseguente maggiore autonomia dell'impresa; 2) il profitto come criterio di valutazione della redditività dell'impresa; 3) l'interesse sul capitale fisso; 4) un aumento del fondo di consumo. Venne modificato il sistema dei prezzi così da consentire un calcolo dei costi più vicino al reale. Infine furono varate misure di sostegno dell'attività agricola privata, e allo stesso tempo si ripropose l'utilità di un intervento statale. Nonostante tutto ciò i risultati della riforma stessa si rivelarono insufficienti a risolvere la crisi economica e le tensioni sociali.
In seguito allo scoppio di collera popolare del dicembre 1970, le autorità si decisero ad affrontare con maggiore determinazione, per il piano 1971-75, le disfunzioni del sistema. I provvedimenti riguardarono: 1) una politica selettiva di sviluppo industriale che prevedeva la concentrazione delle risorse nei settori trainanti. Furono creati consorzi industriali che univano un complesso di imprese medie e piccole in un solo organismo, in grado di autofinanziarsi e di gestire il rapporto tra ministero e mercato; 2) una ristrutturazione del commercio estero tale da ampliare l'esportazione di manufatti industriali e di prodotti agricoli, ma anche di garantirsi le importazioni necessarie all'industria e al fabbisogno alimentare della popolazione. A qualche anno di distanza dalle ultime misure, il dato da rilevare è l'alternanza di alti e bassi dell'economia polacca nel suo complesso. Il salto di maturità di una crescita intensiva e omogenea del gruppo A e B, non è certo stato ancora realizzato. Ferma invece è l'intenzione delle autorità di non provocare, con disaccorte politiche dei prezzi al consumo, l'acuirsi delle tensioni sociali. In tal senso va la scelta d'indebitarsi con l'estero (soprattutto con l'URSS) aggravando enormemente il deficit commerciale (3 miliardi di dollari nel solo 1975), pur di assicurare quanto occorre alle industrie e alla popolazione.
Bibl.: Rocznik statystycnzy, pubblicazione annuale dell'Ufficio statistico, Varsavia; W. Brus, Il funzionamento dell'economia socialista, Milano 1965; Incomes in post war Europe, Ginevra 1967; 25 lat Gosprodarki PRL ("25 anni dell'economia della Repubblica Polacca"), Varsavia 1969; M. Kaser, J. Zielinski, Planning in East-Europe. Industrial management by the state, Londra, Sydney, Toronto 1970; L'économie polonaise: plan investissement, gestion, progrès technique, in Économies et sociétés, IV, n. 1, genn. 1970; G. R. Feiwel, Industrialization and planning under polish socialism, New York 1971; C. Simon, Quelques problèmes de la mise en marche des réformes économiques en Europe de l'Est. Exemples de la Pologne, in Revue de l'est, II, n. 2, apr. 1971; M. Lavigne, Le economie socialiste europee, Roma 1974.
Storia. - Dopo l'ottobre 1956, prima con Wł. Gomułka e poi con E. Gierek, la politica polacca ha traversato fasi alterne e sperimentato successivamente diversi modelli di sviluppo. Trascorso il rinnovamento del 1956-59 e l'assestamento dei primi anni Sessanta, il paese ę entrato in una nuova e lunga fase d'instabilitމ, segnata da agitazioni studentesche a Varsavia nel 1968, da agitazioni operaie nelle cittމ baltiche e in altri centri industriali nel 1970 e nel 1976. Ai mutamenti della situazione interna ha fatto riscontro, invece, la continuitމ della politica estera, ispirata dalla fiducia di un'effettiva coincidenza fra gl'interessi statali e l'impegno nella comunitމ socialista, e dettata dalla valutazione dell'alleanza sovietica come necessaria garanzia per il mantenimento delle posizioni recuperate a Occidente. La tutela dell'integritމ nazionale ę quindi l'elemento costante che ha suggerito una considerazione realistica del ruolo attuale del paese, favorendo l'accostamento e la confluenza di correnti politiche altrimenti assai lontane.
Appena tornato al potere, Gomułka definị i rapporti con l'URSS con l'accordo del 18 novembre, perfezionato da una convenzione militare del 17 dicembre 1956. In seguito, le iniziative internazionali della P. si sono sviluppate in armonia con l'azione diplomatica dell'Unione Sovietica, sebbene fossero concepite in vista di un obiettivo particolare di sicurezza. Il piano del ministro degli Esteri A. Rapacki per la denuclearizzazione delle due Germanie, della P. e della Cecoslovacchia, presentato all'ONU nell'ottobre 1957 e appoggiato ufficialmente dall'URSS nel marzo 1958, era in linea con la politica sovietica, in quanto mirava a prevenire l'armamento atomico della Repubblica federale; d'altra parte, un sistema di sicurezza collettiva, anche se limitato all'Europa centrale, avrebbe allentato i vincoli con l'URSS e consentito alla P. maggiore libertމ di movimento in campo europeo. Durante la seconda polemica sovietico-iugoslava, in seguito alle vicende ungheresi, il Partito Operaio Unificato Polacco (POUP) svolse azione mediatrice, seguendo pern̄, in definitiva, la linea del PCUS; l'appoggio all'Unione Sovietica fu costante nelle crisi del Congo, di Berlino, di Cuba e in tutte le fasi della controversia con la Cina. La solidarietމ con i paesi arabi, espressa durante la guerra dei sei giorni del 1967, suscitn̄ tuttavia l'opposizione di larghi settori dell'opinione polacca. Valutando che il nuovo corso di Dubček potesse modificare l'equilibrio delle forze in Europa, rompere la solidarietà dei paesi socialisti sul problema tedesco e aprire nuovi spazi all'influenza economica e politica della Repubblica federale, Gomułka si dichiarn̄ favorevole all'intervento in Cecoslovacchia (conferenza di Varsavia dei cinque partiti comunisti, luglio 1968). Successivamente, incontrandosi con la Ostpolitik del cancelliere W. Brandt, l'iniziativa polacca ottenne infine il riconoscimento della linea Oder-Neisse; ma le attese di un prestito tedesco per 500 milioni di dollari andarono deluse, mentre la firma del trattato tedesco-polacco (7 dicembre) fu posposta e subordinata a quella del trattato tedesco-sovietico (12 agosto 1970). Il successo diplomatico ne fu sensibilmente diminuito e non servì a rialzare il prestigio di Gomułka, giމ duramente provato dagli sviluppi interni. Il successore Gierek ha svolto un ruolo nelle trattative per la sicurezza europea, ma i colloqui Gierek-Schmidt, durante la conferenza di Helsinki e la successiva visita del segretario polacco nella Repubblica federale, non hanno sopito la polemica contro il governo di Bonn, se nei primi mesi del 1977 la stampa polacca ha lanciato ancora una campagna antitedesca, traendo spunto da un premio concesso nella Repubblica federale al filosofo revisionista L. Kołakowski.
Nella politica interna, l'innovazione essenziale introdotta da Gomułka dopo l'ottobre riguardn̄ il mondo contadino. Mentre si permetteva l'uscita dalle-cooperative agricole, accettando la realtމ di una crisi temporanea del settore socializzato, fu eliminata la discriminazione a danno delle aziende private nell'assegnazione di fertilizzanti, macchine agricole e mezzi finanziari; furono anche ridotti i contingenti di consegna obbligatoria e aumentati i prezzi di ammasso. Contemporaneamente il dibattito sul nuovo modello economico, per la prima volta in un paese socialista, portn̄ l'attenzione sul ruolo del mercato e sul decentramento. Le tesi avanzate insistevano sugl'incentivi materiali, sulla fissazione degl'indici secondo il valore anzichḫ secondo la quantitމ globale prodotta, su una certa autonomia dell'impresa. Ma il Consiglio economico consultivo che agitava tali richieste fu immobilizzato dal contrasto delle sue componenti: il presidente O. Lange non assunse posizione decisa, mentre le proposte degli accademici innovatori erano bloccate dai burocrati dell'economia e dalle perplessitމ sorte sull'efficacia dei meccanismi di mercato nelle condizioni concrete. Questo primo tentativo riformatore rientrn̄, dunque, mentre anche in altri settori si manifestavano sintomi di stagnazione, come lo spegnersi del movimento spontaneo dei consigli operai e il divorzio con l'intelligencija giovanile (soppressione della rivista Po prostu). Verso il 1960 il sistema della pianificazione rigidamente accentrata, che pochi anni prima era apparso vacillante, poteva considerarsi ripristinato con modifiche di poco rilievo. Una fase successiva fu inaugurata nell'agricoltura con il plenum del Comitato centrale del giugno 1959: si tornò al programma di socializzazione, sostenendolo questa volta con mezzi indiretti come l'arresto della produzione di macchine a trazione animale, accessibili all'impresa familiare, e l'accrescimento della produzione di trattori, riservati a cooperative di vario tipo. La ricerca di strategie economiche alternative fu ripresa dopo il 1962, quando il reddito nazionale aumentò solo del 2% a causa del cattivo raccolto. In effetti, la campagna polacca accusava il deterioramento della struttura demografica (nel decennio 1950-60 la quota della popolazione agricola sopra i sessant'anni era passata dal 12 al 18% e quella delle fattorie senza lavoratori maschi adulti aveva raggiunto il 28%); restava basso, inoltre, il livello di meccanizzazione della campagna polacca; e infine il potere politico alimentava il sentimento d'insicurezza del contadino (nell'autunno Gomułka aveva dichiarato che l'avvenire dell'agricoltura nazionale spettava al settore socializzato) e intralciava la costituzione di aziende di dimensioni ottimali. Un plenum del Comitato centrale, nel settembre 1967, decise di perseguire la socializzazione della terra tramite l'estensione delle fattorie statali, inaugurando così l'ultima fase della politica agricola di Gomułka.
La riforma industriale fu rilanciata nel luglio 1965, prendendo in considerazione punti giމ ampiamente dibattuti sia in P. che in altri paesi socialisti (indicare gli obiettivi di produzione in termini diversi dal prodotto lordo, introdurre il principio del "calcolo economico", incentivare largamente la produzione). Piuttosto che l'autonomia aziendale, la riforma poneva in rilievo le funzioni dei trusts, o unioni industriali; a differenza dei progetti ungherese e cecoslovacco, non faceva spazio al mercato e anzi riaffermava il principio della pianificazione centralizzata. S. Je???drychowski, membro dell'Ufficio politico e dirigente della pianificazione, dichiarò che le innovazioni non dovevano turbare il controllo diretto del centro sulla distribuzione del reddito nazionale, la destinazione dei fondi d'investimento, la produzione totale dei settori industriali, i bilanci di base delle materie prime, il fondo salari e il rapporto dei prezzi. Mentre l'andamento del dibattito economico rivelava l'esistenza di contrasti nel gruppo dirigente, anche a livello politico l'apparente solidarietà intorno alla persona di Gomułka dava segni di declino. Secondo la stessa opinione polacca, si contrastavano allora due correnti principali: quella dei "moscoviti" che avevano trascorso nell'Unione Sovietica gli anni del conflitto (si faceva il nome di Je???drychowski, responsabile della pianificazione); e quella dei "partigiani" che avevano scelto, invece, di lottare in patria. Quest'ultima era guidata dal generale M. Moczar, epurato nel 1948 per deviazionismo nazionalista e riemerso contemporaneamente a Gomułka; autore di significativi atti di conciliazione verso i militanti dell'Armia Krajowa (l'armata interna che aveva raccolto la Resistenza liberal-nazionale), questi manteneva contatti sia con elementi già compromessi con lo stalinismo, sia con l'ala estrema del nazionalismo, rappresentata dall'associazione Pax di B. Piasecki.
Nel gennaio 1968, durante le rappresentazioni dei Dziady al Teatro nazionale di Varsavia, il pubblico volle sottolineare analogie tra l'oppressione zarista e la condizione presente (interferenza straniera, validità puramente nominale dei princìpi costituzionali, censura politica). Il divieto che colpì allora il dramma di Mickiewicz provocò ampie manifestazioni studentesche, che presero il carattere di una rivendicazione dei diritti di libertà. Mentre gl'intellettuali si associavano al movimento di opposizione (assemblea straordinaria della sezione di Varsavia dell'Unione degli scrittori, dichiarazioni del PEN Club e di alcuni Consigli di facoltà), gli studenti venivano affrontati dalla polizia e dalla milizia popolare in quanto strumenti del "sionismo" e della propaganda dell'Occidente; inoltre la versione ufficiale sottolineava l'origine familiare di alcuni agitatori, figli di note personalità, per lo più di origine israelitica. La protesta studentesca fornì quindi il motivo per un singolare schieramento di forze politiche: da una parte un fronte d'opposizione che raccoglieva elementi dell'università e della cultura, di alcuni centri operai e della Chiesa; dall'altra la corrente del nazionalismo "antisionista", che si presentava in quel momento come ausiliaria del potere. Si verificò, comunque, la crisi delle organizzazioni giovanili ufficiali, ormai prive di qualsiasi ascendente, e dello stesso partito, che si rimise del tutto agli organi di sicurezza. Gomułka intervenne con un discorso denso di recriminazioni personali e di aspre accuse contro gli oppositori (19 marzo 1968), cercando anche, debolmente, di ridimensionare la portata del "sionismo" e di frenare l'iniziativa del ministero degli Interni. Ma la campagna ebbe effetti di vasta portata: personalitމ della cultura furono indotte all'esilio, mentre la colonia ebraica in P., valutata a 30.000 unitމ, si ridusse sensibilmente attraverso l'emigrazione in Israele e nei paesi occidentali. Il V congresso del POUP confermn̄ ancora una volta la leadership di Gomułka; ma a distanza di due anni, nel dicembre 1970, l'annuncio da parte del Consiglio dei ministri di un cospicuo aumento dei prezzi alimentari provocn̄ una settimana di disordini nelle cittމ portuali del Baltico (Danzica, Gdynia, Stettino), con un bilancio di qualche centinaio di morti. Anche questa volta si riveln̄ la carenza del centro politico: gli ordini del primo segretario non furono eseguiti, episodi di provocazione tennero desto lo stato insurrezionale a tutto svantaggio dei vertici del partito; ormai privo dell'appoggio sovietico, Gomułka fu rovesciato dall'Ufficio politico, che fece ratificare la sua decisione dal Comitato centrale riunito d'urgenza.
Capo dell'organizzazione di partito nel centro minerario di Katowice, chiamato nel 1954 a far parte del Comitato centrale, il nuovo segretario E. Gierek aveva percorso una carriera politica del tutto indipendente dall'ascesa di Gomułka e dei suoi fedeli. Nel 1968 aveva partecipato alla campagna antirevisionista e antisionista, senza tuttavia identificarsi con i "partigiani". Una volta assunto il potere, egli prese le distanze dalla corrente di Moczar e stabilị una nuova maggioranza con personalitމ di varia estrazione politica: nel dicembre 1971 il gioco del potere all'interno del gruppo dirigente sembrn̄ concludersi con l'estromissione di Moczar dall'Ufficio politico. La vita polacca ha continuato, tuttavia, a dibattersi fra le contraddizioni maturate negli anni di Gomułka. Dopo iniziali aperture verso il mondo contadino, ę stata ripresa l'azione contro la proprietމ individuale della terra (che nel 1975 comprendeva ancora l'80% della superficie coltivata). Nel corso del 1976 vari decreti hanno accordato condizioni di preferenza ai coltivatori delle cooperative (pensioni, crediti), mentre ę stato stimolato il movimento associativo e potenziato il settore statale. Nel dicembre 1975 un gruppo di 59 intellettuali, fra cui l'economista E. Lipiński, ha levato una protesta, sostanzialmente seguita dall'episcopato, contro la modifica della Costituzione allora in corso. Un nuovo testo costituzionale, che riassume una serie di parziali innovazioni, è stato pubblicato nel luglio 1976: da un lato i Consigli popolari (Rady narodowe) sono elevati al rango di organi locali del potere statale, con carattere elettivo; dall'altro viene istituzionalizzato il ruolo dirigente del partito nella vita sociale, mentre i diritti civili sono esplicitamente riservati a quanti si riconoscono nel Fronte di unità nazionale. In virtù dell'articolo 6, la Repubblica Popolare Polacca, tutelando l'indipendenza nazionale e osservando il principio della coesistenza pacifica, "rafforza l'amicizia e la collaborazione con l'Unione Sovietica e con gli altri stati socialisti". Dopo i successi ottenuti nel corso di attuazione del piano 1971-75, la P. è stata investita dagli effetti dell'inflazione occidentale, che ha elevato i prezzi delle importazioni e diminuito la domanda dei prodotti nazionali, e dalle ripercussioni della crisi petrolifera, che ha indotto l'URSS a rincarare il petrolio fornito ai paesi del Comecon. Un nuovo tentativo d'introdurre aumenti è subito rientrato in seguito a uno sciopero del giugno 1976 nei cantieri di Danzica, a Radom e nella fabbrica di trattori Ursus. Contro i processi e le condanne ha fatto appello ai diritti umani, appena ratificati dalla Repubblica Popolare Polacca, un Comitato per la difesa operaia animato dal dissidente J. Kuroń e dallo scrittore J. Andrzejewski. Nell'ottobre 1978, l'elezione al pontificato dell'arcivescovo di Cracovia, Karol Wojtyla, e poi la sua visita hanno confermato il prestigio del cattolicesimo nella società polacca.
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Letteratura. - La vita letteraria nella P. del secondo dopoguerra, ripresa intensa e animata nonostante le distruzioni immani subite dal paese, a partire dal 1949 fu fortemente condizionata nel suo sviluppo dagli avvenimenti politici legati allo stalinismo e dall'imposizione ufficiale della dottrina del realismo socialista. Il processo di destalinizzazione e il ritorno al potere di W. Gomułka con l'"ottobre polacco", aprono negli anni 1955-56, detti appunto del "disgelo", un periodo nuovo per la letteratura.
I primi sintomi dei mutamenti in atto nella vita culturale del paese sono già avvertibili a partire dal 1954 nei racconti Złoty lis (1954, trad. it. La volpe d'oro, Milano 1960) di J. Andrzejewski, Hotel Rzymski (1954, trad. it. Hotel Roma, Milano 1961) di K. Brandys, Trzecia jesień (1954 "Il terzo autunno") e Gwiazda zaranna (1955, "La stella del mattino") di M. Dąbrowska. Notevole fu il contributo dato al dibattito sui problemi culturali da riviste come Nowa Kultura ("Nuova cultura"), Przegląd Kulturalny ("Rassegna cultorale i), Życie Literackie ("Vita letteraria") e dal settimanale studentesco Po Prostu ("Semplicemente"), ben presto soppresso (1957) per la posizione di aspra critica assunta.
Il processo di denuncia e revisione del recente passato, avviato da A. Ważyk con il Poemat dla doroslych (1955, trad. it., Poema per adulti, Milano 1961), abbraccia un numeroso gruppo di opere, caratterizzate da toni aspri e amari, dalla riscoperta e rivendicazione dei valori e delle responsabilità individuali. Questa letteratura della "resa dei conti" è rappresentata dai romanzi-parabola di J. Andrzejewski (Ciemności kryją ziemię, 1957, trad. it., Buio sulla terra, Milano 1962; Bramy raju, 1960, trad. it. Le porte del paradiso, ivi 1960), dalla prosa di K. Brandys (il racconto Obrona Grenady, 1956, trad. it. La difesa della Grenada, Milano 1961; Matka Królów, 1957, trad. it. La madre dei Re, ivi 1959) e di T. Konwicki (Z oblężonego miasta, 1956, "Dalla città assediata"), dai racconti satirico-grotteschi (Słoń, 1957, trad. it. L'elefante, Torino 1963) di S. Mrożek, dai drammi di J. Broszkiewicz (Imiona wladzy, 1957, trad. it. I nomi del potere, Torino 1962) e di R. Brandstaetter (Milczenie, 1957, "Il silenzio"), dai versi di P. Hertz, M. Jastrun, A. Mandalian, W. Woroszylski. Il mutato clima politico-intellettuale apre le porte a tutte le tendenze artistiche e letterarie innovatrici del 20° secolo prima messe al bando, rappresentate sia da scrittori stranieri che polacchi, come W. Gombrowicz, B. Schulz, S. I. Witkiewicz. Il rigoglioso fermento e la volontà di rinnovamento si esprimono anche con la nascita di nuove riviste, come il mensile Dialog ("Dialogo", 1956), dedicato al teatro, e il quindicinale Wspołczesność ("Contemporaneità", 1956-71). Intorno a quest'ultima si raccoglie, pur senza costituire una scuola o un gruppo omogeneo, una nuova generazione di scrittori che da essa prenderà il nome. Fra i giovani, che debuttarono numerosi a partire dal 1956, accomunati da un atteggiamento di rivolta, da una volontà demistificatoria nei confronti dei valori esistenti, spiccano per la crudezza e drasticità della rappresentazione M. Hłasko (morto nel 1969) con i racconti di Pierwszy krok w chmurach (1956, trad. it., L'ottavo giorno della settimana, Torino 1959), M. Nowakowski, che predilige gli ambienti collocati al margine della società (Ten stary zlodziej, 1958, "Questo vecchio ladro"). A. Brycht (Czerwony węgiel, 1960, "Carbone rosso"), S. Grochowiak (Lamentnice, I958, "Le lamentatrici"), I. Iredyński (Dzieńoszusta, 1962, "La giornata d'un truffatore").
Agl'inizi degli anni Sessanta nell'atmosfera politico-culturale del paese subentra un mutamento che promuove l'accettazione di valori più conformisti e favorisce quella che verrà detta "la nostra piccola stabilizzazione" (T. Różewicz). Nella narrativa, mentre vengono da un lato continuate le tradizioni della prosa realista, come nella trilogia romanzesca Sława i chwała (1956-62, "La gloria e la fama") di J. Iwaszkiewicz, ampio spaccato della recente storia polacca, o nel romanzo postumo Przygody człowieka myślącego ("Le avventure di un uomo pensante", 1970) di M. Dąbrowska, d'altro canto si manifesta sempre più la tendenza ad allontanarsi dalle forme tradizionali. Fra la riflessione, la memorialistica e il saggio oscillano opere come Spiżowa brama (1960, trad. it. La porta di bronzo, Milano 1962) e Urząd (1960, "L'ufficio") di T. Breza, ambientate nel mondo della diplomazia vaticana, le lettere-saggio Listy do pani Z. (1958-62, trad. it. Lettere alla signora Z., Milano 1964) di K. Brandys, il ciclo Niebieskie kartki (1956-63, "Pagine azzurre") di A. Rudnicki. Il tema della guerra e dell'occupazione, motivo ricorrente nella narrativa polacca contemporanea, è riproposto dai romanzi Kolumbowie, rocznik 20 (1957-59; trad. it. Soldati senza divisa, Milano 1964) di R. Bratny, Tren (1961, "Elegia") di B. Czeszko, Koniec naszego swiata (1958, "La fine del nostro mondo") di T. Holuj, Wózek (1966, "Il carretto") di J. Krasiński, dalle pagine dei diari di Z. Nałkowska, Dzienniki z czasu wojny (1970, "Diari del tempo di guerra"), da Chleb rzucony umarłym ("Il pane gettato ai morti", 1971) di B. Wojdowski, dove la distruzione del ghetto di Varsavia è vista con gli occhi di un fanciullo ebreo. Un esempio di "prosa civile" non convenzionale, anche sul piano dell'invenzione linguistica, è dato da M. Białoszewski nel Pamiętnik powstania warszawskiego (1970, "Diario dell'insurrezione di Varsavia"). Lo stesso tema bellico diviene motivo di riflessione sulle conseguenze morali e psicologiche di quell'esperienza per l'individuo in Pamiętnik antybohatera (1961, "Diario di un antieroe") e Ogród pana Nietsche (1965, "Il giardino del signor N.") di K. Filipowicz, in Sennik współzesny (1963, "Il libro dei sogni moderno") di T. Konwicki, in Wycieczka do muzeum (1965, "Gita al museo") di T. Rożewicz, in Pruski mur, (1964, "Il muro prussiano") di W. Zalewski, in A jak królem, a jak katem będziesz (1968, "E quando sarai re, quando sarai carnefice") di T. Nowak.
Il fascino del tempo passato, vissuto sia come esperienza individuale che collettiva, appare con frequenza nella recente narrativa polacca, e si manifesta nella predilezione di alcuni autori per la rievocazione dell'infanzia, per le esperienze della crescita e dell'iniziazione, come in Kronika wypadków miłosnych (1974, "Cronaca di avvenimenti galanti") di T. Konwicki. Risultati di raffinata penetrazione psicologica e di costume sono stati raggiunti da J. Stryjkowski nella ricostruzione del mondo ebreo della Galizia orientale (Głosy w ciemności, 1956, "Voci nelle tenebre"; Austeria, 1966, "L'osteria") e da A. Kuśniewicz in quella di un angolo dell'impero austro-ungarico alla vigilia della sua dissoluzione (Król obojga Sycylii, 1970, "Il Re delle due Sicilie"). Al travestimento mitico del racconto biblico di Caino e Abele ricorre invece J. Andrzeiewski nella sua ultima raffinata parabola sulla condizione dell'uomo, Teraz na ciebie zagłada (1976, "Ora la fine è su di te").
La ricca tradizione del romanzo storico è continuata in chiave di meditazione storiosofica nelle opere di T. Parnicki, scrittore che già aveva debuttato prima della guerra (Słowo i cialo, 1959, "La parola e il corpo"; Nowa baśń, 1962-70, "La nuova leggenda"), di H. Malewska (Apokryf rodzinny, 1965, "Apocrifo familiare") e J. Bocheński (Boski Juliusz, 1961, "Il divino Giulio"). A metà strada tra il saggio e il romanzo storico si situano i libri di M. Brandys (Koniec świata szwoleżerów, 1972-76, "La fine del mondo dei cavalleggeri") e pure ispirati dalla riflessione sui miti della storia nazionale sono Listopadowy wieczór (1972, "Una sera di novembre") e Grenadier król (1972, "Il re granatiere") di A. Kijowski. La narrativa e la saggistica di S. Lem, autore di numerosi e fortunati romanzi e racconti del tipo "science-fiction", come Solaris (1961, trad. it., Milano 1973), sono caratterizzate dall'impegno intellettuale con cui affrontano i problemi filosofici e morali posti all'uomo dallo sviluppo della tecnologia. La tradizione gombrowiczana della parodia demistificatoria trova la sua miglior continuazione nella prosa di S. Mrożek (Dwa listy, 1974, "Due lettere"), si fa sentire negli aforismi di S. J. Lec (morto nel 1966), Myśli nieuczesane (1957, trad. it. Pensieri spettinati, Milano 1965), nei racconti di S. Zieliński (Kosmate nogi, 1962, "Gambe pelose").
La problematica politico-ideologica legata alla realtà recente è affrontata, pur coi limiti che condizionano in questo paese il romanzo politico contemporaneo, da J. Putrament (Małowierni, 1967, "Gl'infedeli") e W. Żukrowski (Kamienne tablice, 1966, "Tavole di pietra"). Un posto particolare nella prosa polacca degli ultimi anni è occupato dalla cosiddetta "corrente contadina", che ritrae il processo di trasformazione della società rurale tradizionale, i conflitti a cui dà vita l'impatto dei suoi costumi e modelli culturali con la realtà del mondo moderno. Essa annovera nelle sue file sia rappresentanti della vecchia generazione, come J. Kawalec e J. B. Ożóg, sia autori più giovani, come E. Bryll, W. Myśliwski, T. Nowak, E. Redliński. Fra gli scrittori dell'emigrazione W. Gombrowicz (morto nel 1969) ha conquistato con la sua produzione drammaturgica e narrativa una risonanza mondiale.
La poesia conosce dopo il 1956 un periodo di notevole fioritura, caratterizzato da un'intensa sperimentazione formale. Accanto ai poeti formatisi prima della guerra, come J. Iwaszkiewicz, J. Brzękowski, M. Jastrun, Cz. Miłosz, J. Przyboś (morto nel 1970), A. Rymkiewicz, la cui produzione continua feconda, le personalità di maggior rilievo sono indubbiamente quelle di T. Rożewicz (Wiersze, 1974, "Versi"), Z. Herbert e W. Szymborska. Li accomuna la riflessione inquieta, oscillante fra i poli dell'amarezza e dell'ironia, sul senso dell'esistenza individuale e collettiva. Fra i numerosi debuttanti della "generazione del '56", collocati ormai in una posizione stabile sulla scena letteraria polacca, spiccano M. Białoszewski (Obroty rzeczy, 1956, "Moto delle cose") e T. Karpowicz (Znaki równania, 1960, "Segni d'uguaglianza"), caratterizzati da un'audace sperimentazione linguistica; S. Grochowiak, che predilige forme espressive tendenti al contrasto e alla dissonanza (Poezje wybrane, 1968, "Poesie scelte"); J. Harasymowicz, nei cui versi i motivi tratti dalla cultura contadina s'intrecciano con una deformazione di tipo surrealista (Wiersze zebrane, 1975, "Raccolta di versi"); T. Nowak, che attinge a motivi biblici, alla mitologia e ai simboli del mondo contadino (Wybór wierszy, 1973, "Scelta di poesie"); E. Bryll, che opera per mezzo dell'allusione letteraria e della stilizzazione arcaica un incessante confronto fra contemporaneità e tradizione nazionale (Poezje wybrane, 1970, "Versi scelti") e ancora M. Grześczak, U. Kozioł, J. M. Rymkiewicz, J. S. Sito. Un mutamento significativo si verifica fra il 1968 e il 1970, con la comparsa di una nuova ondata di giovani poeti, caratterizzati dal rifiuto della poesia estetizzante della generazione degli anni Sessanta, dalla ricerca di un nuovo impegno autenticamente anticonformista della letteratura. Fra di loro si segnalano S. Barańczak, J. Kornhauser, R. Krynicki, E. Lipska, R. Wojaczek (morto nel 1971), A. Zagajewski.
Nel panorama della produzione drammaturgica dopo il 1956, in cui si collocano le ultime opere di L. Kruczkowski (Pierwszy dzień wolności, 1959, "Il primo giorno della libertà"; Śmierć gubernatora, 1961, "La. morte del governatore"), un posto di primo piano spetta a T. Rożewicz, che con Kartoteka (1960, trad. it. Cartoteca, in Sipario, 1963) ha assunto la posizione di un classico del teatro contemporaneo, e a S. Mrożek, passato dai toni grotteschi di Tango (1964, trad. it., in Sipario, 1967) a una problematica più scopertamente ideologico-politica con Emigranci (1974, "Gli emigranti". Dopo un periodo in cui sono sembrati prevalere gl'interessi scenografici, una nuova fase è stata aperta dallo sviluppo del dramma poetico, rappresentato da Z. Herbert (Dramaty, 1970, "Drammi 'i), S. Grochowiak (Dialogi, 1975), J. M. Rymkiewicz (Król Mięsopust, 1970, "Il re Carnevale"). Alla tradizione del dramma romantico e neoromantico polacco si riallaccia in modo peraltro non scevro da ambiguità, E. Bryll con Rzecz listopadowa (1968, "Cose di novembre"); un carattere originale ha anche l'opera di I. Iredyński Żegnaj, Judaszu... (1965, "Addio Giuda...") e di J. Krasiński, Czapa, czyli śmierćna raty (1965, "La forca, ossia la morte a rate"). Da segnalare la riscoperta della produzione teatrale di scrittori degli anni Venti come B. Jasieński, T. Peiper, S. I. Witkiewicz e dei drammi politici di S. Przybyszewska (Sprawa Dantona, 1929, "L'affare Danton", prima ed. 1975).
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Arti figurative. - Caratteristiche principali dell'arte polacca contemporanea sono l'estrema poliedricità, e la sensibilità verso le tendenze di avanguardia. Sebbene al principio degli anni Cinquanta, similmente a quanto avviene negli altri paesi socialisti, anche nell'arte della P. si presenti l'indirizzo accademizzante-naturalistico (W. Zakrzewski, W. Fangor, F. Sz. Kowarski, H. Krajewska, J. Krajewski), derivante dall'interpretazione erronea della teoria del "realismo socialista", tuttavia i migliori fra i pittori figurativi non si distaccano del tutto dalle conquiste della pittura moderna come mostra per es. l'opera di A. Wróblewski (1927-1957) e, in sostanza, sono gl'indirizzi d'avanguardia a dare il tono.
È praticamente impossibile raggruppare secondo indirizzi i più di seimila artisti polacchi che attualmente operano, tuttavia emergono alcune tendenze peculiari. Dopo il 1945, per un certo tempo, nella pittura è un indirizzo colorista, vicino allo spirito dell'École de Paris, a raggruppare il maggior numero di pittori. Presso i membri della generazione più anziana, il colorismo si realizza ancora nell'ambito di un'arte naturalistica, figurativa: J. Cybis (1897-1972), W. Taranczewski (n. 1903), C. Rzepinski (n. 1905), P. Potworowski. A partire dagli anni Cinquanta, sono numerosi i pittori che si volgono verso l'espressionismo astratto, indirizzo ancora oggi molto forte: T. Brzozowski (n. 1918), S. Gierowski (n. 1925), T. Dominik (n. 1928), J. Tarasin (n. 1926), R. Ziemski (n. 1930), A. Marczynqski (n. 1908), P. Potworowski (1898-1962). Le tendenze di avanguardia in sostanza proseguono la duplice linea che, fra le due guerre mondiali, si era polarizzata da una parte all'"unismo" severamente costruttivista di W. Strzemiński (1893-1952), e dall'altra intorno alla personalità genialmente molteplice di S.I. Witkiewicz (1885-1939). Le grandi figure del costruttivismo polacco, Strzemiński, H. Stażewski (nato nel 1894) e K. Kobro (1898-1950), lavorano per breve tempo dopo la guerra. I principi espressi da Strzemiński nella sua "teoria della visione" (Teoria widzenia, pubblicata postuma a Cracovia nel 1958) ancora influenzano la nuova generazione, ma acquista peso sempre maggiore l'indirizzo surrealista-immaginativo.
La formazione di nuovi gruppi d'avanguardia s'inizia già al principio degli anni Quaranta. A Cracovia, il primo gruppo artistico è legato al teatro d'avanguardia, funzionante clandestinamente durante l'occupazione tedesca, di T. Kantor (n. 1915), la figura più poliedrica dell'avanguardia polacca; questo gruppo, dopo il 1945, organizza mostre sotto il nome di Grupa Młodych Plastyków ("Gruppo di giovani artisti"); membri del gruppo, oltre a Kantor, sono M. Jarema (1908-1958), K. Mikulski (n. 1918), T. Brzozowski (n. 1918), E. Rozensztajn. A Poznan, nel 1947, J. Hauwalt, A. Lenica (n. 1899) e F. M. Nowowiejski fondano un gruppo artistico battezzato nel 1949 4 F + r (forma, colore, fattura, fantasia + realismo). Le teorie di Strzemiński influenzano in modo particolare il gruppo ST 53 di Katowice, mentre il Grupa 55 di Varsavia, i cui fondatori sono M. Bogusz (n. 1920) e Z. Dłubak, e che organizza le sue esposizioni nel club Krzywe Koło, compie esperimenti per collegare le arti architettoniche e quelle sceniche.
L'attivitމ di K. Mikulski lega le tendenze immaginativo-surrealistiche ai movimenti precedenti la seconda guerra mondiale. Caratteristica del surrealismo polacco ę che ben presto travalica i confini della pittura. A. Lenica, che ę autore, oltre che di pitture, di collages, e W. Borowczyk (n. 1923) allestiscono nel 1959 il film surrealista Dom, premiato in diversi festival, mentre T. Kantor e J. Szajna (n. 1922) sono sia pittori sia registi di rilievo; il loro teatro di avanguardia esemplifica la regia espressivista e surrealista e ambedue appartengono alla base dell'arte teatrale polacca di avanguardia. Che i confini tra i diversi rami dell'arte si sfumino, si evidenzia anche dal fatto che, negli anni Sessanta, un numero sempre maggiore di pittori organizza happenings, spettacoli-processo, emballages; così, per es., T. Kantor con Cricotage e Linie podzialu ("Suddivisioni"), 1965; J. Bereś, 1967; A. Matuszewski, 1969; W. Borowski con Dimostrazione sintetica e antihappening, 1968. Nel 1961 W. Hasior organizza un'esposizione di assemblages. Sempre più numerosi sono gli artisti che si occupano della problematica dell'ambiente, come dimostrano anche varie mostre e convegni, dall'esposizione Przestrzeń i wyraz ("Spazio e espressione"), organizzata a Zielona Góra nel 1967 con la partecipazione di artisti quali S. Gierowski, B. Urbanowicz, R. Ziemski, M. Bogusz, M. Wiecek, S. Krygier, B. Kierzkowski, H. Morel, P. Pereplyś e architetti come Zofia e Oskar Hansen, al convegno internazionale organizzato a Varsavia nel 1975 dedicato a "Environment e arte visiva".
Nella scultura, inizialmente prosegue la tradizione del classicismo predominante fra le due guerre mondiali. Fra gli scultori di avanguardia H. Wicíński non vive sino a vedere la liberazione, mentre K. Kobro e M. Jarema muoiono poco dopo tale evento. X. Dunikowski (morto nel 1964), che ha indirizzato lo stile realista verso la stilizzazione e l'espressivismo, anche per la sua importante attività didattica ha avuto grande influenza sulla nuova generazione. Caratteristica dei primi monumenti postbellici è la raffigurazione romantica, espressivista (N. Rappaport: Monumento in memoria dei caduti del ghetto di Varsavia). Lo schematismo degli anni Cinquanta viene concluso dalla grandiosa esposizione di scultura del 1961; da questa data la scultura polacca subisce l'influenza dell'arte di H. Moore, M. Marini e K. Armitage, percorre la via degl'indirizzi più moderni, anche se l'avanguardia non ha nella plastica quello slancio trainante che ha nella pittura e nella grafica.
Le nuove tendenze trovano spazio in rassegne come la "Biennale delle forme spaziali" allestita a Eblag nel 1965, in convegni e in villaggi di creazione artistica. Fra le tendenze moderne compare anche la plastica non figurativa, però sono relativamente pochi i rappresentanti di rilievo della forma plastica pura (A. Starczewski, W. Surowieck, F. Habdas), come non hanno rappresentanti significativi neppure l'arte cinetica e la scultura rigorosamente costruttivista. La forma astratta è molto più al servizio dell'espressività, ispirandosi a forme biologiche e organiche (A. Szapocznikow, J. Jarnuszkiewicz). Può essere qualificata indirizzo autonomo la plastica che si ricollega alla tradizione popolare, scuola di cui maestro e fondatore è A. Kenar (n. 1906) di Zakopane, rappresentante caratteristico A. Rzasa e rappresentante più originale J. Bereś (n. 1930), con opere di valore simbolico, che prendono spunto dal mondo degli utensili popolari. Da questo indirizzo prende l'avvio anche l'arte di W. Hasior (n. 1928), che, assorbite l'interpretazione surrealista dell'"oggetto", l'idea dell'assemblage della Pop art e le soluzioni sceniche delle cerimonie cultuali della religiosità popolare, crea un'arte drammatica, tragica, pregna di sentimento dal valore universale e che, nel contempo, ha profonde radici nella tradizione polacca. Di rilievo anche i monumenti di Hasior (Kuźnice, Czorsztyn). Negli anni Sessanta anche nella scultura si rafforza la tendenza surrealista, ne diventa più caratteristico l'antropomorfismo. I confini fra i vari tipi di arte sfumano sempre più e vi è un avvicinamento fra plastica e architetture (A. Ślesińska). Anche fra gli scultori molti diventano seguaci dell'happening, dell'arte di situazione e delle tendenze concettuali. Di recente si sono rafforzate anche la neofigurazione (A. Ryszko), il realismo espressivista (R. Wojciechowski, B. Chromy) e anche fra i monumenti sono diverse le opere dalle concezioni moderne (G. Zemła: monumento alla sollevazione di ślask, Katowice 1967, monumento a Broniewski, Płock 1972).
Nell'arte polacca contemporanea grande rilievo ha la grafica e in special modo l'arte del manifesto (T. Gronowski, T. Trepkowski, H. Tomaszewski, H. Mroszczak) e la grafica applicata (R. Ciešlewicz). Nell'ambito dell'artigianato, l'arte tessile ha la rappresentante più insigne in M. Abakanowicz (n. 1930). Dalla metà degli anni Sessanta ha avuto , grande rilievo anche il design. Vedi tav. f. t.
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Architettura e urbanistica. - Diverse formazioni, diverse realtà regionali e politiche, diverse legislazioni contribuiscono a formare un mosaico estremamente eterogeneo della realtà urbanistica e dell'architettura nei territori polacchi fino agli anni Venti.
Nel primo periodo dell'indipendenza dal 1918, l'architettura è caratterizzata da due moventi: quello artistico che offre un'interpretazione individuale dell'architettura, poetica, tecnicamente prossima ai movimenti espressionisti e futuristi, per una ristretta cerchia intellettuale; e il movente politico che si serve, invece, dell'architettura per sottolineare, nello stato giovane, la continuità della tradizione nazionale. Di qui l'uso delle forme della tradizione locale e contadina da contrapporre al pomposo eclettismo lasciato dalla dominazione straniera. In particolare si afferma il Modernismo nazionale nel quale convergono diverse correnti eterogenee, che s'ispira alla natura stilizzandone forme vegetali e cristalline. Da tale corrente, espressa nel padiglione delle Arti decorative di J. Czajkowski (1872-1947), alla mostra di Parigi del 1925, si evolveranno R. Gutt (1888-1974) il più grande architetto polacco del Novecento, R. Świerczyński (1883-1934), R. Miller (1882-1945), E. Norwerth (1884-1950).
I primi gruppi artistici, culturalmente attivi, Blok (1924-1927) e Praesens (1926-1930), con le importanti riviste omonime, contano tra i loro membri pittori, scultori e architetti quali M. Szczuka (1898-1927), T. Żarnower (1895-1950), W. Strzemiński (1893-1952), S. Syrkus (1893-1964), il più rappresentativo degli architetti polacchi dell'avanguardia, e inoltre B. e S. Brukalski, B. Lachert (n. 1900), J. Szanajca (1902-1939), H. Syrkus (n. 1900), che pubblicano i loro progetti nella rivista Architektura i Budownictwo (fig. 1).
La creazione delle prime cooperative per abitazioni, la WSM, cooperativa varsaviense delle case di affitto, il TOR, che realizza quartieri economici a Varsavia (Kolo, Grochów, Rakowiec) e a Łódź, contribuisce all'organizzazione del settore produttivo edilizio. Intorno a esse e in particolare a quella della WSM, si raggruppano diversi esponenti dell'avanguardia polacca di quel periodo. L'esemplare quartiere WSM a Zoliborz-Varsavia è il risultato dei contributi di B. Brukalska (n. 1899) e S. Brukalski (1894-1967), B. Zborowski (n. 1888), S. Tworkowski (n. 1907), Z. Malicki (n. 1908) e altri. Nei primi decenni del Novecento l'urbanistica polacca fa capo a due principali centri: Leopoli (dove nel 1913, presso il Politecnico, era stata istituita una cattedra di "organizzazione della città") e Varsavia (dove l'Istituto di urbanistica presso la facoltà di architettura viene organizzato nel 1915). Nel 1923 viene istituita l'Associazione degli Urbanisti Polacchi (TUP) e nel 1928 viene pubblicata quella che può essere considerata la prima legge urbanistica. Il 1930, data della stesura del Piano della Grande Varsavia, segna un momento importante per gli studi sulla città-regione. Del 1933-34 è il progetto "Varsavia Funzionale (fig. 2) di S. Syrkus e J. Chmielewski (1895-1974), l'avveniristica proposta di strutturazione del territorio a scala regionale e nazionale: un sistema di arterie di grande scorrimento e di fasce urbanizzate, nelle maglie delle quali è inscritto lo zoning funzionale. I più importanti nomi dell'urbanistica polacca di questo periodo sono: O. Sosnowski (1880-1939); T. Tolwiński (1887-1951); S. Rożanski (n. 1899); le realizzazioni più significative sono: Gdynia, la città-porto costruita ex novo, e il Comprensorio centrale industriale (COP) con i centri industriali-residenziali, Stalowa Wola.
Nei sei anni della seconda guerra mondiale (1939-45) il territorio della P. viene mutilato, e lo spietato sfruttamento delle sue risorse costituirà un doloroso freno alla ricostruzione futura. Varsavia è destinata alla demolizione per essere riedificata come "nuova città tedesca". Metodica la distruzione delle preesistenze architettoniche, testimonianza dell'identità nazionale, mentre crescono come funghi i famigerati campi di concentramento. Una pagina non trascurabile dell'architettura del dopoguerra sarà costituita dai monumenti commemorativi di questi luoghi tra cui il più esemplare è quello di Auschwitz, realizzato, in seguito a un concorso internazionale, dall'équipe italo-polacca: P. Cascella, G. Simoncini, J. Jarnuszkiewicz, J. Palka; ma vanno ricordati anche quelli di Treblinka, Pawiak e diversi altri.
Mentre con l'occupazione cessano di colpo le attività e le realizzazioni in campo urbanistico e architettonico, l'insegnamento e la ricerca teorica proseguono attivamente, seppure clandestinamente, nel paese. Dalla collaborazione interdisciplinare tra economisti (O. Lange), sociologi (S. Ossowski), urbanisti e architetti (S. Syrkus, S. Dziewulski, R. Piotrowski) nascono i primi progetti segreti della ricostruzione. All'estero, a Liverpool, dal 1942 funziona la Polish School of Architecture con B. Szmidt (n. 1908), S. Malessa (1895), W. Jastrzębowski (1885-1963); R. Gutt riorganizza l'insegnamento a Lublino liberata, in vista della fine della guerra e della prossima liberazione della Polonia. Ma il bilancio delle distruzioni va oltre ogni previsione (fig. 3): i centri storici distrutti dal 45 all'85%, le infrastrutture di trasporto e di comunicazione dal 50 al 62%, ecc.
Il recupero del materiale storico, lo sviluppo e l'approfondimento delle teorie e delle metodologie conservative, indispensabili alla ricostruzione dei centri storici, testimonianza e simbolo della storia e della cultura polacche, i progetti di restauro e di ricostruzione sono il risultato di una lunga attività dei più validi specialisti in questo campo, tra i quali J. Zachwatowicz (n. 1900) e P. Bieganski (n. 1905). La ricostruzione di Varsavia come capitale della P., e la riorganizzazione dei territori occidentali ritornati alla nazione in seguito allo spostamento dei confini, con le antiche città polacche di Wrocław (Breslavia), Gdańsk (Danzica), Opole, Legnica costituiscono gli avvenimenti del primo periodo della ricostruzione nazionale, conclusosi nel 1948-49 con la Mostra dei territori recuperati a Wrocław.
Nel dopoguerra va sottolineata l'attivitމ di M. Nowicki (1910-1950), il pił conosciuto tra gli architetti polacchi affermatisi nel mondo, autore del piano di ricostruzione del Centro di Varsavia, ma soprattutto della famosissima Arena di Raleigh (SUA) e della prima stesura del piano di Chandigarh (Unione Indiana) che, dopo la sua morte, fu redatto da Le Corbusier.
Dopo il primo periodo di ricostruzione che coincide con il piano triennale 1947-49, comincia la realizzazione del piano sessennale (1950-55), il cui obiettivo urbanistico è il riequilibrio del territorio e che in architettura coincide con il realismo socialista. In questa chiave si può comprendere la localizzazione dei nuovi centri produttivi, l'esempio più classico dei quali è costituito da Nowa Huta, il grande impianto siderurgico costruito a pochi chilometri dalla storica Cracovia. Da ricordare l'industrializzazione di Varsavia, la ristrutturazione del GOP, il bacino carbonifero dell'Alta Slesia, dove su poco più di 700 km2 si concentrano 2 milioni di abitanti.
A Varsavia si ha la ristrutturazione del tessuto e del paesaggio urbano con interventi a volte discutibili come la costruzione dell'impianto siderurgico di Huta Warszawa o del Palazzo della Cultura e delle Scienze (1953-55), eclettico grattacielo nel cuore della città all'incrocio tra la via Marszalkowska e le Aleje Jerozolimskie (fig. 4), ma al tempo stesso vi è la ricostruzione del centro storico, la ristrutturazione di quelle che erano state le zone dell'espansione capitalista, profondamente mutilate dalla guerra: Muranow (il cui progetto di ristrutturazione è di B. Lachert); l'ex ghetto, oggi Nowotki (ristrutturato dai Brukalski); la costruzione, con materiali ricavati dalle distruzioni belliche, dello Stadio decennale (J. Hryniewiecki M. Leykam, C. Rajewski, tutti nati nel 1908), l'ampliamento del palazzo della Dieta Sejm e la Banca Nazionale di B. Pniewski (1899-1965), il magazzino centrale CDT di Z. Ihnatowicz (n. 1906), alcune realizzazioni di M. Kokozow (1911-1964) e J. Wasilewski (1913-1963) e di W. Klyszewski (n. 1910), J. Mokrzyński (n. 1900), E. Wierzbicki (n. 1909).
Dopo il 1956-57 gl'indirizzi della pianificazione e dell'architettura cambiano sensibilmente. A livello individuale si afferma la Scuola di R. Gutt, dalla quale escono architetti come T. Kobylański, del 1919 (quartiere Osiedle Mlodych-Varsavia); J. Nowicki, del 1921 (Quartiere Zatrasie-Varsavia), H. Skibniewska, del 1921 (quartiere Sady-Varsavia), T. Zieliński, del 1914, e i più giovani: M. Gutt, W. Nowak.
Negli anni Sessanta sono significative le realizzazioni, in campo residenziale, di Z. e O. Hansen (n. 1922) in équipe (quartieri Slowacki a Lublino e Przyczolek a Varsavia). Hansen, autore tra l'altro della "Teoria della forma aperta", costituisce l'esempio di un'attività coerente ai fini di un risultato positivo pur nei vincoli delle carenze tecnologiche e di pregiudizi organizzativi. In generale, in campo residenziale, sorprende l'uniformità al limite della monotonia, risultato della rigida normativa, la quasi totale assenza dell'elemento cromatico, l'uso indiscriminato della prefabbricazione pesante, che così ha ottenuto notevole incentivazione.
Nel campo dell'insegnamento spicca l'attività di J. Soltan (n. 1913; allievo ed ex collaboratore di Le Corbusier) all'Accademia delle Belle Arti di Varsavia, dove insegnano; Z. Ihnatowicz e T. Zieliński per l'architettura, W. Zamecznik (1923-1968) e J. Palka per la grafica; B. Malisz (n. 1910), Z. Skibniewski (n. 1905), per l'urbanistica; B. Urbanowicz, W. Fangor, R. Ziemski, T. Dominik per la pittura; O. Hansen, per la scultura; W. Wittek, J. Kurzatkowski per l'arredamento; L. Tomaszewski per le strutture. Soltan, insieme con Z. Ihnatowicz e la sua équipe di cui facevano parte W. Gessler e L. Tomaszewski, realizza alcune opere interessanti nel periodo degli anni Sessanta: il complesso polisportivo Start e la stazione sotterranea Sródmieście a Varsavia, il centro commerciale a Olsztyn; partecipa inoltre a moltissimi concorsi internazionali.
Le affermazioni in campo internazionale e la carenza, all'interno del paese, di esempi qualitativamente validi, soprattutto sotto il profilo esecutivo, denunciano le conflittualità tra capacità progettuali e mezzi economici di realizzazione. Formalmente inoltre la ricerca è ostacolata da un insieme di norme e procedure burocratiche che, in definitiva, escludono la sperimentazione nel campo dell'edilizia residenziale e lasciano margine alla libertà progettuale solo nel campo delle opere pubbliche: sportive o di rappresentanza.
Dagli anni Settanta si osserva un notevole sforzo nella riorganizzazione del settore della progettazione urbanistica e architettonica, dovuto anche alla riforma amministrativa della P., che ha trasformato le vecchie classificazioni delle suddivisioni amministrative, nelle quali era diviso il territorio nazionale, riducendole da quattro a due, e ha modificato i confini e il numero dei vecchi voivodati (che erano 17) portandoli a 49, realizzando così una maggiore omogeneità all'interno di ognuno di essi, facilitandone la pianificazione e la gestione (fig. 5).
In questo periodo si realizzano molte opere importanti per significato e qualità: la stazione centrale e l'asse di scorrimento Trasa Lazienkowska a Varsavia; l'interessante complesso residenziale a Wrocław (J. Hawrylak Grabowska); il Palazzo dello Sport a Katowice (di M. Gintowt e M. Krasinski); la cittމ universitaria a Toruń (di R. Karlowicz), e alcuni interessanti lavori dei più giovani M. Budzyński, A. Kowalewski, A. Kiciński, J. Kuźmienko, P. Sembrat, J. M. Chmielewski. Nel campo del restauro conservativo e della ricostruzione si completano i tessuti storici. L'esempio più significativo di questo notevole sforzo realizzativo è il Castello reale e il Castello di Ujazdow a Varsavia.
Ma in generale, nonostante questi interventi, per lo più di completamento dei tessuti antichi - ormai ristrutturati - e nonostante il corretto sviluppo delle città, libere dalle pressioni capitalistiche della rendita fondiaria, anche le città polacche hanno dimenticato, pianificate e realizzate in funzione delle leggi del traffico, la scala umana. Vedi tav. f. t.
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