Filosofo nativo di Tiro (n. 234 d. C. - m. forse Roma inizio sec. 4º). Scolaro di Plotino, di cui pubblicò le Enneadi e scrisse una biografia, P. cercò nei suoi scritti di attenuare il contrasto tra Platone e Aristotele. Nella sua attività più propriamente speculativa egli mostrò di sentire soprattutto il lato etico-religioso del neoplatonismo plotiniano, che contribuì con le sue trattazioni a chiarire: ed è quindi caratteristico come il motivo neoplatonico della sistemazione graduale e gerarchica dell'intera realtà sia stato da lui applicato soprattutto nel campo della classificazione delle virtù, sempre più valutate a seconda che il loro contenuto passionale-pratieo cede il passo al motivo della pura contemplazione teoretica.
Il suo nome originario era Malco (cioè «re»); il nome greco era spiegato sia come riferimento alla porpora regia, sia come riferimento alla porpora di cui era ricca la sua patria. Scolaro di Plotino a Roma, divenne il più illustre dei suoi discepoli, contribuendo largamente, con la sua vasta attività filosofica ed erudita, a consolidare e trasmettere la tradizione del primo neoplatonismo. Si trasferì poi (288) in Sicilia per superare una crisi depressiva su consiglio dello stesso maestro. Opere e pensiero. Sua opera è la sistemazione degli scritti di Plotino in sei Enneadi, che egli pubblicò premettendovi una vita di Plotino, e i molteplici scritti e commenti a opere platoniche e aristoteliche, che rispondono anche alla tendenza, propria del neoplatonismo in genere e di P. in particolare, ad attenuare o eliminare il contrasto tra Platone e Aristotele, conciliandoli. Tale intento hanno anche le opere Sull'identità di platonismo e aristotelismo (Περὶ τοῦ μίαν εἶναι τήν Πλάτωνος καὶ ᾿Αριστοτέλους αἵρεσιν), perduta, e Sulle facoltà dell'anima (Περὶ τῶν τῆς ψυχῆς δυνάμεων). Nella sua attività più propriamente speculativa egli mostra di sentire soprattutto il lato etico-religioso del neoplatonismo plotiniano, che interpreta accentuando il dualismo anima-corpo e sottolineando gli aspetti ascetico-mistici con l'introduzione di elementi magici e misterici di derivazione orientale. Scritti principali: Isagoge (Εἰσαγωγή) o Le cinque voci (Αἱ πέντε ϕωναί), in cui si tratta dei cinque concetti γένος, εἶδος, διαϕορά, ἴδιον, συμβεβηκός (lat. genus, species, differentia, proprium, accidens) e che contribuì fortemente al trapasso della logica classica in seno alla tradizione cristiano-medievale; Guida verso l'intelligibile (᾿Αϕορμαὶ πρὸς τά νοητά); A Marcella (Πρὸς Μαρκέλλαν, scritto in forma epistolare e destinato alla moglie, vedova d'un amico e madre di sette figli, che egli sposò in tarda età); Vita di Pitagora (Βίος Πυϑαγόρου); L'antro delle ninfe nell'Odissea (Περί τοῦ ἐν ᾿Οδυσσεία τῶν νυμϕῶν ἄντρου), tipico esempio di allegoresi omerica; Contro i Cristiani (Κατὰ Χριστιανῶν), polemica contro il cristianesimo e specialmente contro l'uomo-dio, che fu arsa in pubblico nel 448 e determinò risposte da parte di Metodio, Eusebio di Cesarea, Apollinare di Laodicea e Filostorgio.