Castigo inflitto a chi ha commesso una trasgressione o dimostrato cattiva condotta, allo scopo di correggerlo.
Il ricorso a p. fisiche o morali, diffuso soprattutto nella pratica educativa antica e medievale, aveva lo scopo di ripristinare un ordine violato e presupponeva quindi l’esistenza di un rapporto etico-giuridico tra educatori ed educandi. Una più moderna interpretazione pedagogica della p. si deve a R. Lambruschini e a don Bosco, i quali ritenevano la p. strumento eccezionale e alieno dalla violenza. Un’impostazione innovativa al problema fu data da H. Spencer e dalla pedagogia del positivismo, nella consapevolezza della non responsabilità morale dei bambini che si comportano in modi considerati scorretti dagli adulti. La p. è stata quindi considerata un problema psicologico oltre che pedagogico: le manifestazioni negative del comportamento devono essere analizzate nel quadro del generale sviluppo del bambino, tenendo conto della primaria finalità di una sua armonica maturazione.