ragione
Guida della conoscenza e della condotta dell’uomo
La ragione è la facoltà di ragionare, ossia di mettere in rapporto i concetti. È quindi la facoltà di giudicare, cioè di trarre le corrette conclusioni dalle premesse poste, e di distinguere il vero dal falso o il bene dal male. Per questo è alla ragione che si affida il compito di controllare istinti e passioni e di liberarci dai pregiudizi e dalle opinioni radicati ma falsi, dai miti e dalle superstizioni
Platone e Aristotele contrappongono la ragione sia alla sensibilità, fonte di opinioni diffuse ma spesso false, sia agli impulsi animali. In particolare, nella tripartizione dell’anima proposta da Aristotele la parte intellettiva o razionale è superiore alle parti vegetativa e sensitiva. Funzione della ragione è dunque opporsi alle credenze infondate e al puro istinto e dirigere invece il comportamento umano in modo uniforme e costante.
Furono, però, soprattutto gli stoici (stoicismo) a dare importanza alla ragione: l’uomo differisce da tutti gli altri esseri viventi proprio perché, essendo partecipe di un principio razionale universale (Lògos), trova nella ragione una guida molto più flessibile e sapiente dell’istinto animale. La ragione è dunque la forza che consente all’uomo di liberarsi dai desideri e dalle pulsioni che ha in comune con gli animali, tenendoli sotto controllo e conservando una giusta misura. Come l’istinto dirige gli animali, così la ragione guida gli uomini; di conseguenza per questi ultimi vivere secondo natura significa vivere secondo ragione.
In epoca medievale si cominciarono a operare alcune distinzioni: per Tommaso la ragione si differenzia dall’intelletto ed è di valore inferiore. La ragione è infatti l’attività di argomentare: è cioè la sede del pensiero discorsivo che procede per sillogismi secondo la logica aristotelica; l’intelletto corrisponde alla conoscenza intuitiva, rappresenta cioè la facoltà di intuire immediatamente la verità.
In Età moderna la valutazione data da Tommaso d’Aquino si inverte e la ragione guadagna il primo posto come attività conoscitiva superiore. Cartesio definisce la ragione come «capacità di ben giudicare e di distinguere il vero dal falso» e la identifica con il «buon senso» comune a tutti gli uomini; sua funzione è di operare come strumento di liberazione dal peso dell’autorità e della tradizione.
Con tale compito la ragione diventa la protagonista della cultura illuministica. L’Illuminismo sottolinea il valore della ragione come facoltà critica per sottoporre a esame fatti e opinioni – il tribunale della ragione – e per smascherare errori e pregiudizi, tradizioni e credenze popolari, miti e superstizioni. La ragione quindi apre la strada del progresso in quanto permette all’umanità di emanciparsi da paure e superstizioni e favorisce lo sviluppo della scienza.
Questo ruolo da protagonista viene esaltato dalla cultura illuminista, tanto che durante la Rivoluzione francese la ragione viene perfino deificata (diventa la dea Ragione) ed è fatta oggetto di un culto sostitutivo delle vecchie superstizioni.
È alla ragione illuministica intesa come libertà di critica che Kant fa riferimento. La ragione è la più alta facoltà regolatrice che detta leggi capaci di dare ordine e fini alla vita morale e sociale dell’uomo. Nella teoria kantiana della conoscenza è alla ragione che viene affidato il compito di giudice ultimo delle proprie capacità e dei propri limiti. Il verdetto è che nella sua attività la ragione genera idee che non hanno alcuna base nell’esperienza – Dio, l’anima, il mondo – e dà luogo a conclusioni illusorie. Il procedimento conoscitivo valido è soltanto quello dell’intelletto, i cui concetti sono derivati dall’esperienza, mentre il procedimento razionale con le sue pretese di assolutezza produce unicamente una conoscenza fittizia.
Hegel ribalta nuovamente il rapporto tra intelletto e ragione e afferma la superiorità assoluta della ragione che unifica, rispetto all’intelletto che opera distinzioni e quindi produce una conoscenza soltanto astratta. Il compito della ragione non è però quello di fornire modelli del mondo come dovrebbe essere, ma consiste nello spiegare il mondo com’è: la ragione non dirige la realtà, ma giunge, dopo che gli eventi sono accaduti, a capire e giustificare. C’è quindi identificazione fra ragione e realtà: «tutto ciò che è reale è razionale, e tutto ciò che è razionale è reale».
Nella filosofia contemporanea l’interesse per una discussione del concetto di ragione è venuto diminuendo, mentre si è rafforzata l’aspettativa per una ricerca scientifica che ‘razionalizza’ compiutamente la realtà attraverso corrette modalità di indagine.