Teologo benedettino (m. 875). Monaco a Corbie, prese parte attiva alle maggiori dispute teologiche che si accesero nell'ambiente della rinascita carolingia. Intervenendo nella polemica sulla predestinazione (De praedestinatione, 850 circa) si schierò contro Gotescalco di Orbais a favore di Incmaro di Reims; dopo la presa di posizione di Fozio contro Roma (867), scrisse Contra graecorum opposita Romanam Ecclesiam infamantia libri IV, difendendo la formula del Filioque, il celibato ecclesiastico e il primato del vescovo di Roma. Ma particolare importanza ha la sua reazione alla dottrina eucaristica di Pascasio Radberto: contro la tesi di quest'ultimo, che sosteneva l'oggettiva identificazione del corpo storico di Cristo con il corpo sacramentale, R., fedele alla tradizione agostiniana, voleva salvare il senso del mistero eucaristico respingendo quella identificazione, con la relativa dottrina del mutamento di sostanza, pur mantenendo intatta la fede nella presenza reale (la sua opera De corpore et sanguine Domini, attribuita a Giovanni Scoto Eriugena, fu utilizzata, nel sec. 11º, da Berengario di Tours). Tra le altre opere di R. è da ricordare un De anima, sempre nel solco della tradizione agostiniana, e un secondo scritto sullo stesso argomento (Liber de anima) in polemica con le posizioni di realismo platonico di un anonimo discepolo di Macario Scoto, che sosteneva l'unità-pluralità delle anime umane.