razionale e irrazionale
Due dimensioni complementari
Un comportamento, un’azione, un discorso, sono razionali quando sono ordinati, conformi alla ragione, svolti con criteri scientifici. Irrazionale è considerato tutto ciò che è illogico, estraneo all’attività razionale del pensiero. Il regno dell’irrazionale, però, non è solo qualcosa di negativo, una sorta di ‘buio della ragione’. È un universo che risponde a criteri diversi da quelli razionali ma non per questo privi di valore. Come affermava il filosofo francese Blaise Pascal, «il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce»
I due aggettivi razionale e irrazionale vanno spesso insieme, perché sono l’uno il contrario dell’altro: razionale significa dotato di ragione, di pensiero logico e realistico, mentre irrazionale significa privo di tali qualità. Inoltre, per valutare quanto una persona, un discorso, un programma politico siano razionali è necessario, per contro, precisare cosa si intenda per irrazionale.
Talora l’irrazionalità è intesa come una semplice mancanza di intelligenza, altre volte invece può essere giudicato come irrazionale qualcuno che magari è intelligente ma è dominato dalle sue passioni: per esempio, non è razionale arrabbiarsi con un telefono che non funziona e sbatterlo per terra, ma a volte, se siamo in preda alla rabbia, lo facciamo.
La coppia di opposti razionale/irrazionale può di volta in volta riferirsi alla distinzione tra un Universo dominato dal caos e un mondo ordinato da leggi fisiche o divine. Altre volte serve a indicare una sostanziale differenza tra gli esseri umani – che si suppone siano governati dalla ragione – e gli altri esseri viventi, gli animali. Altre volte ancora, la coppia di opposti razionale/irrazionale riflette vecchi pregiudizi: per esempio, l’idea che siano privi di capacità razionali i popoli cosiddetti primitivi o addirittura le donne.
Quasi sempre, comunque, la razionalità è apprezzata e giudicata positivamente, mentre l’irrazionalità è considerata un difetto o una colpa: «non essere irrazionale!» e «sii logico, usa la ragione!» possono essere rimproveri verso colui che non si comporta in modo coerente e giusto.
Si può essere indulgenti solo con i bambini piccoli, che magari possono ‘volere la luna’, ma non appena si esce dalla prima infanzia le richieste irrazionali vengono considerate capricci. Non a caso si è solito dire che a sette anni si raggiunge l’età della ragione e si deve assumere la responsabilità dei propri giudizi e dei propri ragionamenti.
Può essere interessante esplorare questa classica opposizione non tanto a livello generale, dei popoli, delle specie o dei sessi, quanto piuttosto all’interno dei singoli individui, per comprendere come livelli razionali e livelli irrazionali in realtà si intreccino nell’animo di ciascuno di noi.
Spesso, per esempio, si tende a distinguere in noi una parte razionale – costituita dal ragionamento logico e realistico – e una parte irrazionale – rappresentata invece dalle emozioni, dagli affetti, dagli istinti. Non a caso, coloro che fanno questa distinzione definiscono animaleschi i nostri impulsi più elementari: la fame, la sessualità, l’aggressività. La psicoanalisi delle origini spiegava, appunto, come nella nostra psiche si contrapponessero da un lato l’Io, il pensiero cosciente, e dall’altro l’Es, la nostra parte più primitiva abitata dalle passioni, dalle emozioni, dagli istinti sessuali e aggressivi.
In questo senso, il compito dell’individuo civile e maturo sarebbe controllare con la forza della ragione le sue passioni: per esempio, si rinuncia ad aggredire una persona che non ci piace o si impara ad aspettare con pazienza per poter appagare un desiderio.
Sul versante dell’irrazionale, ovviamente, vanno messe tutte le patologie psichiche: dalle più serie forme di psicosi, di allucinazione e di delirio fino alle forme più lievi di nevrosi. In misura più o meno grave, infatti, tutte la alterazioni dell’equilibrio psichico, ogni sia pur modesto meccanismo psicologico di difesa che tenti di evitare stati d’animo penosi – come ansia, umiliazione, paura, invidia – sacrifica sempre a questo fine la valutazione della realtà e altera i processi razionali.
Sul versante dell’irrazionalità si possono mettere tante importanti e comunissime manifestazioni dell’umano: il pensiero magico, le superstizioni, le false credenze e così via. Anche i sogni sono per loro natura irrazionali, assurdi, non tengono conto delle leggi dello spazio e del tempo: per esempio, per tutta la vita possiamo sognare noi stessi ancora bambini oppure di volare. Sia i sogni notturni sia quelli diurni a occhi aperti seguono il gioco irrazionale della fantasia in quanto sono appagamenti illusori di desideri.
Perfino l’innamoramento, diceva Freud, rientra nella categoria dell’irrazionale, poiché chi si innamora vive in un clima psicologico tra il sogno e la follia, caratterizzato da una momentanea – sia pur piacevolissima! – incapacità di ragionare e di valutare lucidamente le cose. La persona amata è così vista come perfetta, senza alcun difetto. In sintesi, secondo il pensiero originario della psicoanalisi la dimensione irrazionale appartiene ai bambini, ai selvaggi e ai folli. Secondo questi criteri, certo un po’ severi, sul versante della ragione resterebbe allora ben poco: la realtà, la scienza, la conoscenza rigorosa, l’onestà intellettuale. Non necessariamente, però, l’irrazionalità deve avere una connotazione negativa e svalutante. Tante cose belle e piacevoli – come le favole, le leggende, i miti, il gioco e tutte le manifestazioni dell’arte – non sono razionali e neppure è previsto che lo siano; sono forme di illusione condivisa, come ben sa chi ne gode. Per esempio, tanti piangono al cinema vedendo scene commoventi anche se sanno benissimo che non sono vere. Certo sono lacrime irrazionali, che però ci permettono di dar sfogo alle nostre emozioni segrete.
Sia la psicoanalisi successiva a Freud sia le neuroscienze – cioè le discipline scientifiche che studiano il funzionamento della mente – sono concordi nel considerare che non è possibile tracciare una distinzione netta all’interno della nostra mente tra ciò che è razionale e ciò che è irrazionale. Si è compreso infatti che anche quelle attività psichiche ‘irrazionali’ (emozioni, sentimenti, affetti, fantasticherie) sono invece elementi preziosi della nostra umanità, e addirittura componenti necessarie per le funzioni intellettuali, per l’apprendimento e la conoscenza. Anche gli scienziati infatti parlano ormai di intelligenza emotiva. Non si impara – e non si insegna – nulla se non ci sono passione, interesse o almeno curiosità; viceversa, le espressioni più alte della ragione, dalle scoperte scientifiche alle scelte morali, sono sempre accompagnate da stati d’animo e da emozioni che danno senso e valore alle nostre azioni.
Per esempio, sappiamo oggi che l’incapacità di capire la matematica o la chimica di tanti bambini non deriva da una mancanza di intelligenza, ma da problemi psicologici. Per contro, possono esistere schizofrenici che si dimostrano geni matematici, oppure persone apparentemente molto razionali e rigorose che in realtà sono represse, incapaci di comunicare con sé stesse e con gli altri.
Psicologi e sociologi osservano che oggi le persone, e in particolare i giovani, hanno perlopiù meno passioni, sono indifferenti e annoiate. A ciò non sembra affatto che si accompagni un più solido pensiero razionale. Nella nostra cultura si assiste a un inquietante paradosso: da un lato si dà il massimo valore alla tecnologia, a ciò che è concreto e funziona secondo le prevedibili regole delle macchine, ma senza che ciò comporti lo sviluppo di una vera mentalità scientifica; dall’altro si affermano forme spicciole dell’irrazionale, come gli oroscopi, le terapie mediche alternative pseudoscientifiche, le promesse dei maghi e delle cartomanti televisive.
Sarebbe davvero una triste evoluzione se, dall’antico scontro tra ragione ed emozione, si arrivasse a una moderna civiltà nella quale l’irrazionalità si mescola alla povertà dei sentimenti.