Ghana, Repubblica del
Stato dell’Africa occid., affacciato sull’Atlantico. Noto in epoca coloniale come Costa d’Oro. Attraversato dal fiume Volta e caratterizzato da savane a N e foreste a S, il G. è popolato da comunità di lingua akan (ca. il 50% del totale) nel Centro-Sud, ewe e gã-dangme nel Sud-Est, gur nel Nord e altre. Forte la presenza cristiana, rilevante la componente di religiosità tradizionale e quella islamica (ca. 16%), specie nel Nord. Di antico popolamento umano, prima del 2000 a.C. aveva conosciuto lo sviluppo di agricoltura e allevamento nelle savane e successivamente nelle regioni forestali. Area di produzione aurifera, dal 10°-13° sec. vide lo sviluppo di centri economici e politici, in rapporti commerciali con la regione del Niger. I portoghesi eressero una fortezza e base commerciale a Elmina (1482), sulla riva atlantica da loro denominata Costa d’Oro. Nei secoli successivi si moltiplicarono le stazioni costiere di altri poteri europei (olandesi, che nel 17° sec. espulsero il Portogallo, inglesi, svedesi, prussiani, danesi ecc.). Importante centro di traffico aurifero e, specie dal tardo 17° sec., di esportazione di schiavi, il G. vide l’affermazione delle grandi entità politiche akan (➔ Akwamu; Denkyira; Fante) e, dalla fine del 17° sec., dell’Asante, che rapidamente creò un impero esteso oltre i confini dell’od. G., dominando le linee commerciali fra l’interno e la costa. In alcuni centri costieri si assistette nel 19° sec. a fenomeni di creolizzazione umana e culturale e crebbe l’influenza del cristianesimo. Nell’Ottocento, soppressa la tratta negriera sostituita da esportazioni agricole, gli inglesi, il cui forte principale era a Cape Coast, si scontrarono ripetutamente con l’Asante per l’egemonia sulle regioni merid. e quindi consolidarono la propria presenza rilevando i possedimenti danesi (1850) e olandesi (1870). Nel 1874, inflitta una dura sconfitta all’Asante, crearono nel Sud la Colonia della Costa d’oro, fissandone nel 1877 la capitale ad Accra. L’Asante, entrato in crisi e sconvolto da una guerra civile, si riprese parzialmente ma nel 1896 truppe britanniche lo occuparono, deportandone il re, Prempe II, e quindi annettendo il Paese nel 1901, dopo la repressione di una grande rivolta. Governata secondo il modello del governo indiretto, la Costa d’oro, il cui panorama socio-economico fu profondamente modificato dall’introduzione della monocoltura del cacao, espresse un precoce nazionalismo anti-coloniale, in una prima fase a opera di un ceto di commercianti istruiti e professionisti, spesso legati all’establishment tradizionale, che costituirono nel 1947 la United gold coast convention (UGCC).
Nel 1949 Kwame Nkrumah, convinto panafricanista, fondò il più radicale Convention people party (CPP), che chiedeva l’autogoverno immediato. Le grandi manifestazioni di impiegati e lavoratori urbani, duramente represse, produssero una svolta verso l’autonomia e il suffragio universale. Nelle prime elezioni generali del 1951 prevalse il CPP di Nkrumah, che poi guidò il Paese alla piena indipendenza nell’ambito del Commonwealth (capo dello Stato la sovrana britannica), proclamata il 6 marzo 1957. La Costa d’oro – cui fu unito l’ex mandato del Togoland britannico (➔ Togo) – assunse il nome di G., richiamandosi al più antico regno nero-africano ricordato. L’opzione che prevalse fu quella per uno Stato unitario, contro le tesi federaliste dell’Asante. Nkrumah perseguì una politica ispirata al e, in politica internazionale, mirò all’autonomia dall’Occidente, stringendo rapporti anche coi Paesi socialisti e divenendo uno dei leader mondiali del non allineamento. Nel 1960 proclamò la Repubblica presidenziale e diede il via a un’evoluzione di tipo personalistico e autoritario (Stato a partito unico). Grandi opere pubbliche, come la diga di Akosombo, che mirava a servire diversi Paesi dell’Africa occid., marcarono le scelte panafricane e socialiste del regime, ma ne provocarono anche il rovinoso indebitamento. Il crollo del prezzo del cacao compromise la situazione finanziaria dello Stato. Una crisi di consenso, dovuta tanto alle difficoltà economiche quanto al crescente autoritarismo di Nkrumah, ma anche esasperata da pressioni internazionali, condusse al pronunciamento militare del febbraio 1966, che depose Nkrumah, esiliatosi poi in Guinea Conakry. Nel 1969 il potere fu restituito ai civili, ma la grave situazione economico-finanziaria e problemi di corruzione pesarono sui tentativi di riforma del presidente Kofi A. Busia, un liberal-democratico, che nel 1972 fu destituito dal golpe del colonnello I.K. Acheampong. Questi varò una fallimentare politica di autosufficienza economica. Nel 1978 il regime militare tentò di associare i civili al governo e quindi, sotto il nuovo leader militare W.F. Akuffo, decise libere elezioni parlamentari, ma fu travolto da un colpo di Stato partito dai bassi ranghi ufficiali (1979), capeggiati dal sottotenente J.J. Rawlings. Questi scatenò una rapida e violenta epurazione, giustiziando per corruzione i vertici del regime militare, senza tuttavia intralciare il corso delle elezioni, che inaugurarono la terza Repubblica, sotto la presidenza di Hilla Limann (1979-81). Ma la carenza di segni di reale mutamento economico e politico indusse Rawlings a riassumere il potere, con vasto sostegno popolare, il 31 dicembre 1981, sospendendo la Costituzione e costituendo un Provisional national defence council (PNDC) di militari e civili. Avviata una rivoluzione moralista-populista, animata da una rete di comitati popolari, Rawlings entrò però in collisione con le componenti marxiste del movimento e, pur mantenendo legami intensi con l’esperienza rivoluzionaria del Burkina Faso e con la Libia di Gheddafi, mise presto fine agli eccessi radicali. Nel 1983 il regime adottò tuttavia un ambizioso programma di aggiustamento strutturale finanziato da Banca mondiale e Fondo monetario internazionale. Il prestigio personale di Rawlings permise al suo governo di perseguire scelte gravose e impopolari di riduzione del ruolo dello Stato, conseguendo successi innegabili e ridando fiato all’economia. Tuttavia il regime fu attento al rapporto con la trascurata maggioranza rurale del Paese, investendo come mai prima nello sviluppo delle campagne. L’autoritarismo del PNDC non impedì una graduale apertura partecipativa, concretizzatasi con la costituzione di assemblee locali (1988) e culminata, nel 1992, col varo di una Costituzione che univa presidenzialismo e multipartitismo parlamentare. Rawlings, alla guida del National democratic congress (NDC), vinse le elezioni di quell’anno e fu poi confermato per un secondo mandato (1996). Negli anni Novanta il processo democratico si radicò, riprese vigore la stampa libera, emerse un’opposizione agguerrita. Nel 2000 il potere passò all’opposizione del New patriotic party (NPP) di J.A. Kufuor che, dopo due mandati, rimise la presidenza nelle mani di J. Atta Mills, dell’NDC (2008). In un sistema tendenzialmente bipartitico, con un buon equilibrio fra logiche nazionali e interessi etnico-regionali, il G. è andato consolidandosi come una delle più solide democrazie subsahariane, sostenuto anche da una congrua crescita economica. Sempre importante produttore aurifero, il Paese è anche stato teatro della scoperta di grandi giacimenti petroliferi offshore.