L’espressione accusativo con l’infinito si riferisce propriamente a una costruzione della grammatica latina classica in cui un verbo di dire (o di pensare, giudicare, sentire, ecc.) regge una proposizione [...] E sedendo Costanzio con lei, la cominciò a riguardare pieno di maraviglia, seco affermando mai sì bella cosa non aver veduta (Boccaccio, Dec. II, 7, 67)
(6) Confessò Bernabò così essere fatta la camera come diceva e oltre a ciò sé riconoscere quelle ...
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PROPRIO O PROPIO?
La forma corretta è proprio (dal latino proprium ‘personale’)
Frank, sei proprio sicuro che non ti vuoi fermare? (G. Faletti, Io uccido)
Sconsigliabile è la variante popolare propio [...] (derivata dalla stessa base latina), sebbene anticamente fosse comune anche nella lingua scritta
s’io vedessi la propia persona (G. Boccaccio, Decameron). ...
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La ridondanza pronominale (del tipo a me mi pare) è caratteristica della produzione linguistica orale informale (➔ colloquiale, lingua) e risponde a un’esigenza pragmatica di intensificazione dell’informazione, [...] attestabile già, di là dalle diverse tipologie, nell’italiano dei secoli scorsi (per il Decameron di Boccaccio, cfr. Stussi 1995 e Vitale 2002).
Nell’italiano contemporaneo, di là dalla dislocazione (alla sinistra del verbo: il treno lo prendo alle ...
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La parola regola, applicata a una lingua, ha due significati fondamentali: quello di «descrizione di un meccanismo della lingua stessa» e quello di «precetto, ammonizione per parlare o scrivere bene». [...] su che cosa si fanno le osservazioni: le regole si ricavano dalla lettura e dallo studio delle opere di Dante, Petrarca e Boccaccio, che sono state scritte con esercizio di poetica e di retorica e con armonia spiegabili solo con la presenza di quella ...
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Il soggetto (dal lat. subiĕctu(m) «che sta sotto», calco del gr. hypókeímenon) indica una funzione grammaticale fondamentale nella frase, insieme a quelle di ➔ oggetto e di predicato (➔ predicato, tipi [...] ella non ne berebe (Tristano riccardiano 44, 10, in OVI)
(64) tu avevi quinci sù una giovinetta che tu tenevi a tua posta (Boccaccio, Dec. VIII, 6, 53)
(b) Sono presenti pronomi soggetto atoni di forma ridotta:
(65) io non so ben dir com’i’ v’intrai ...
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Ausiliari (dal lat. auxilium «aiuto» + -āris) si chiamano alcuni verbi che, oltre al loro uso e significato autonomi (➔ modi del verbo), se impiegati in unione con le forme non finite di altri verbi, svolgono [...] mi hai?).
L’inversione dell’ausiliare è tipica anche della lingua letteraria antica e di quella poetica: ma poi che mangiato ebbe (Boccaccio); Ed Argo, il fido can, poscia che visto / ebbe dopo dieci anni e dieci Ulisse, / gli occhi nel sonno della ...
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Il participio è un modo non finito del verbo (➔ modi del verbo), suddiviso in una forma detta passata (amato) e una presente (amante), entrambe continuazioni dirette delle forme equivalenti latine (amatus [...] Bembo) e si riscontra non di rado nella prosa cinquecentesca:
(11) hai tu mai testimonianza niuna falsa detta contra alcuno (Boccaccio 1985: 40)
(12) Avea così detto messer Federigo, e tacendo mostrava d’avere la sua risposta fornita (Bembo 1966: 89 ...
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MICA
L’avverbio di ➔negazione mica ha la funzione di rafforzare la negazione della frase. È tipico dell’uso parlato e informale ed è quindi sconsigliabile nello scritto.
Come per gli altri aggettivi [...] prima del verbo
So mica niente, io!
Storia
Nella tradizione letteraria non mancano esempi illustri di mica
Ascoltava quello che non gli era mica occulto (G. Boccaccio, Filocolo)
Non era mica sciocca Giovanna (I. Svevo, La coscienza di Zeno). ...
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SUFFISSI
I suffissi sono elementi che si combinano alla base delle parole per crearne di nuove. La suffissazione è una delle principali risorse per l’arricchimento del lessico, ed è operante a partire [...] aggettivali denominali (-are, -esco, -oso, -ale), aggettivali deverbali (-evole, -ibile, -abile)
luna ▶ lunare
Boccaccio ▶ boccaccesco
noia ▶ noioso
lodare ▶ lodevole
udire ▶ udibile
lavorare ▶ lavorabile
– verbi derivanti da sostantivi ...
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boccaccia
boccàccia s. f. [pegg. di bocca] (pl. -ce). – 1. Bocca grande e sgraziata o sformata; si usa soprattutto come espressione di spregio o riferito a persona maldicente o sboccata: chiudi questa b.; non dar retta a quella boccaccia....