L’uso letterario del dialetto va considerato in rapporto alla scrittura nella lingua letteraria comune, così come la stessa nozione di dialetto è complementare a quella di lingua. Nella storia linguistica [...] Cesare Cortese si colloca in parte dopo la data della sua presunta morte (Fulco 1997: 844-850): per l’autore dunque il dialetto non è più lingua di altri, ma può diventare lingua di un altro sé stesso. Il plurilinguismo permane invece nella commedia ...
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Giacomo Leopardi (Recanati 1798 - Napoli 1837) ricevette nell’infanzia un’educazione tradizionale, affidata a istruttori ecclesiastici. L’analisi linguistica degli scritti del periodo 1809-1810 non a caso [...] originalità, che si discosta «dalle forme, modi, facoltà della grammatica generale e del discorso umano regolato dalla dialettica».
Le parole sono dunque più adatte alla letteratura (soprattutto alla lingua poetica) che i termini denotativi propri ...
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L’opera in volgare di Francesco Petrarca (Arezzo 1304 - Arquà 1374) si esaurisce nelle 366 liriche d’amore che compongono i Rerum vulgarium fragmenta (indicato più comunemente, a partire dal Quattrocento, [...] canzone 70. Nella sestina doppia Canz. CCCXXXII, le dodici occorrenze in rima della parola stile documentano tutta la tensione dialettica e la variatio dei registri intrinseca alla lingua del Canzoniere: così lo stile è dolce (v. 3), successivamente ...
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GRÜNANGER, Carlo
Domenico Proietti
Nacque a Trieste il 10 (Hösle, p. 91) dic. 1891 da Amedeo, tipografo, e Maria Luigia Bretzel, in una famiglia di madre lingua tedesca. Compiuti gli studi medi nella [...] dell'infelicità della coscienza individuale staccata, per una "colpa" o "ferita", dall'Uno-Tutto divino) e pertanto in dialettica opposizione rispetto all'eticità classica e cristiana (cfr. il cap. III, Cristianesimo e germanesimo).
In questo stesso ...
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Il neopurismo è il movimento linguistico promosso da Bruno Migliorini (1896-1975), fra gli anni Trenta e Quaranta del Novecento, per assecondare un equilibrato sviluppo della lingua contemporanea valutando, [...] strutturali la natura di quella norma più profonda che agisce spontaneamente in ciascuno e che, in una continua dialettica fra tradizione e rinnovamento, governa la lingua.
Nel secondo dopoguerra, in un clima culturale mutato, di fronte alla ...
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BOSCO, Umberto
Eugenio Ragni
Nacque a Catanzaro il 2 ottobre 1900, da Carmelo, avvocato dello Stato, e da Ambrosina Provenzano. Compiuti nella città natale gli studi secondari e il liceo, dove ebbe [...] cantore della propria condizione esistenziale, Bosco riconosceva la profonda natura della poesia del Recanatese nella compresenza dialettica fra atteggiamenti 'titanici' d’impronta alfieriana e la vena consolatoria di umana solidarietà, anzi di ...
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La pianificazione linguistica è l’insieme delle misure (linguistiche, legislative e sociali) che si adottano per alterare deliberatamente la composizione del ➔ repertorio linguistico di una comunità; è [...] e pubblica amministrazione, d’altra parte, sono mezzi assai importanti per incrementare il prestigio della lingua: la dialettica fra le due esigenze diverse mostra come lo studio scientifico della pianificazione linguistica deve potersi adattare alle ...
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Tabu è una parola polinesiana («sacro, proibito»), spesso, ma impropriamente, pronunciata tabù, che designava originariamente una proibizione rituale riguardante oggetti o persone rivestiti di sacralità; [...] il suo. Gli antichi chiamavano la coda “pene” […] ma oggi pene figura tra i termini osceni»
Della continua dialettica tra eufemismo e disfemia, oggi particolarmente evidente (cfr. Allan & Burridge 1991), si hanno nei secoli infinite testimonianze ...
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Angelo Ambrogini, detto il Poliziano (Montepulciano 1454 - Firenze 1494), fu uno dei maggiori umanisti e poeti del Quattrocento (➔ Umanesimo e Rinascimento, lingua dell’). Accolto giovanissimo in casa [...] ); corbo, imbolare «involare»; sbavigliare, ecc.
Occasionalmente compaiono forme del contado (avale «adesso», in una ballata); inserti di dialetto settentrionale (mi e ti tonici, zà per qua, ecc., nel finale dell’Orfeo, scritto per la corte mantovana ...
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Vittorio Alfieri (Asti 1749 - Firenze 1803) è il maggior scrittore italiano di tragedie. Nacque nel Piemonte sabaudo, da nobile famiglia e studiò alla Reale Accademia di Torino, dove compì, come dice egli [...] d’uso, talvolta libero e scorretto, ma complessivamente buono. Nella conversazione con amici piemontesi e col servo Elia usava il dialetto piemontese (cfr. Beccaria in Alfieri 1983: 15). L’italiano, cioè il toscano classico, fu per lui una vera ...
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dialèttica s. f. [dal gr. διαλεκτική (τέχνη), lat. dialectĭca o dialectĭce (v. dialettico)]. – 1. Arte del dialogare, del discutere, come tecnica e abilità di presentare gli argomenti adatti a dimostrare un assunto, a persuadere un interlocutore,...
dialettico
dialèttico agg. e s. m. [dal lat. dialectĭcus, gr. διαλεκτικός, der. di διαλέγομαι «conversare»] (pl. m. -ci). – 1. agg. a. Che concerne la dialettica come arte del discutere e del persuadere argomentando: abilità, forza d.; procedimenti...