Russia
Uno spazio immenso dalla popolosa Europa alla vastità della Siberia
La Russia è quasi una sola grande pianura, a cavallo del Vecchio Mondo fino all’Estremo Oriente, che è così estraneo alle nostre abitudini culturali e così presente, invece, in quelle russe. A occupare questo spazio immenso ci sono un popolo e mille minoranze, mille problemi, mille risorse. Città e fabbriche a ovest, foreste disabitate e steppe a est; fiumi e immensi acquitrini che gelano provocando difficoltà di collegamento; gigantesche ricchezze da utilizzare e una posizione geopolitica eccezionale; l’abitudine a superare le avversità e a realizzare incredibili progressi in pochi decenni: insomma, un grande paese che vuole trovare un maggior benessere e una maggiore stabilità
L’immensità della Russia, il più vasto Stato del mondo, rende difficile ogni tentativo di sintetizzarne i caratteri, e una storia di grande potenza mondiale, dal Seicento in avanti, rende azzardata qualsiasi valutazione sul paese.
Uno spazio così enorme (9.000 km da un capo all’altro) ospita una grande varietà etnica, linguistica, religiosa, che ha richiesto sistemi di gestione particolari: uno è la struttura federale, adottata dopo la Rivoluzione bolscevica. Il paese ancora oggi è composto da 21 repubbliche federate, 2 città autonome (rivoluzioni russe) (Mosca e San Pietroburgo), 14 territori o circondari autonomi e 49 province: un sistema complesso, che serve soprattutto a garantire territori propri e autonomia di gestione ai gruppi etnici non russi.
Oggi forse non sembra più possibile definire la Russia – come fece qualcuno (e non era un russo) – «il perno del mondo», cioè l’area geopolitica intorno alla quale tutto ruota: ma, tra grandi espansioni e profonde crisi, la potenza russa è da quattro secoli comunque al centro della storia mondiale.
La maggior parte del territorio è occupato da una pianura movimentata dai Monti Urali, che non raggiungono i 2.000 m di altitudine ma servono da limite – convenzionale – tra Russia europea e asiatica, e poi dall’Altopiano della Siberia centrale (1.700 m). Più a est, la pianura si restringe e quasi non prosegue oltre il fiume Lena.
Al margine meridionale della pianura, invece, si innalzano alte montagne: sia in Europa (Caucaso, con cime oltre i 5.000 m) sia in Asia (Altai, oltre i 4.500). A est del grande Lago Bajkal, il più profondo del mondo (1.620 m), e del corso del Lena, altri monti superano i 3.000 m e occupano la regione più orientale del paese, compresa la Penisola della Kamˇcatka (con una cima vulcanica di 4.750 m).
La pianura è interrotta da grandi fiumi, che in genere sono disposti in senso longitudinale, ricchi d’acqua e navigabili, sia nella parte europea – con il sistema del Volga – sia in quella asiatica – con quelli dell’Ob´-Irtyš, dello Ienissei (4.092 km) e del Lena (4.400 km) – mentre il corso dell’Amur (4.416 km) a lungo segna il confine con la Cina. I fiumi siberiani sfociano quasi tutti nel Mar Glaciale Artico (dove grandi isole appartengono alla Russia), gelato per gran parte dell’anno e poco utile per la navigazione; sono però utilizzati per le comunicazioni interne, salvo d’inverno quando gelano, e sulle loro rive sorgono molte delle città asiatiche. Questi fiumi inondano regolarmente le piane circostanti, che sono quindi acquitrinose e mal percorribili d’estate, gelate d’inverno.
Nella parte europea nordoccidentale sono presenti molti laghi, fra cui il Ladoga, il più grande d’Europa.
Non è del tutto vero che il clima della Russia sia così freddo. È vero che è ovunque nettamente continentale, sia in Europa sia soprattutto in Asia, con inverni molto rigidi. D’estate, però, può fare anche molto caldo. Il fatto è che la Russia raggiunge latitudini molto alte, ben oltre il Circolo Polare Artico, dove l’estate è brevissima e consente la crescita solamente di vegetazione bassa e scarsa (tundra). Più a sud si apre una fascia di foreste di conifere (taiga). In queste due regioni l’agricoltura è impossibile e la presenza umana dipende o dai giacimenti minerari o da attività particolari (militari, scientifiche).
Ancora più a sud, poi, c’è la steppa. I suoli della steppa sono formati in gran parte da terre nere, fertili e profondissimi accumuli di humus, ottimi per l’agricoltura, a condizione di avere sufficiente acqua, mentre invece tutto il territorio russo è piuttosto arido, e in particolare l’area delle steppe.
Le condizioni climatiche della sezione europea sono un poco migliori che in Asia: temperature meno basse d’inverno e precipitazioni un po’ più abbondanti. Sia per questo sia perché l’organizzazione sociopolitica russa è nata a ovest degli Urali, è nella parte europea che si è concentrata la popolazione e, dopo la conquista della parte asiatica, nell’area delle steppe.
Il popolamento del territorio russo è un fenomeno antichissimo: si pensa che una gran parte degli attuali popoli dell’Europa e dell’Asia discenda da progenitori che vivevano proprio nelle steppe dell’Asia centrale, tra Russia e Kazachstan. I popoli delle steppe erano allevatori nomadi e tali zone avevano densità bassissime. Solo l’agricoltura ne poteva far aumentare il numero, e gli Slavi – tra cui i Russi – l’impararono in Europa. Nella parte europea, quindi, da secoli la popolazione russa ha densità relativamente alte; sempre bassissime (26 ab./km2) rispetto ai paesi europei, ma molto più che nella parte asiatica (2 ab./km2). Ovviamente, se escludiamo dal conto le regioni settentrionali quasi disabitate, la densità aumenta un po’, specialmente nella Russia europea.
Da quest’area più popolosa, nel Cinquecento partirono verso l’Asia molte spedizioni alla conquista di nuove terre: l’Impero russo inglobò una quantità di popolazioni diverse, in genere non slave, poco numerose e nomadi. Ancora oggi, i Russi sono poco più dell’80% della popolazione, ma gli altri abitanti sono divisi tra 128 nazionalità riconosciute, e le minoranze più numerose (Tatari e Ucraini) superano appena il 3% del totale.
Da molti decenni, peraltro, la popolazione della Russia è in costante calo – salvo, appunto, in alcune delle minoranze non slave; negli ultimi vent’anni, poi, gli sconvolgimenti politico-economici hanno portato a un netto peggioramento delle condizioni di vita, che si sta faticosamente cercando di recuperare, e a migrazioni interne e verso l’estero.
Quasi tre quarti degli abitanti della Russia vivono in città concentrate nella parte europea: oltre la capitale Mosca, San Pietroburgo (4.670.000 abitanti), Nižni Novgorod (1.311.000), Samara, Perm, Volgograd e altre superano il milione di abitanti, e molte ancora sono poco meno popolose. Nella parte asiatica, le città maggiori – Novosibirsk (1.426.000), Ekaterinburg, Čeljabinsk – e quasi tutte le altre sono poste sull’importantissima ferrovia transiberiana.
Il fenomeno urbano non è tradizionale nella società russa; al contrario, è molto recente. Escluse poche città medievali nella Russia europea, quasi tutte si sono formate o sviluppate con l’industrializzazione otto-novecentesca – anche questa concentrata nella Russia europea (almeno l’80% della produzione), benché molte delle materie prime si trovino in Siberia. Tra queste – impossibile ricordarle tutte – sono importantissime le riserve di petrolio e gas, carbone, oro, ferro.
Anche se agricoltura (cereali, piante industriali) e silvicoltura sono molto importanti, la Russia è da tempo una potenza industriale: ora sta trasformando le produzioni di base (acciaio, chimica) in altre più raffinate, sorte soprattutto nelle grandi città europee, e possiede un complesso produttivo comunque imponente.
La ricchezza potenziale del paese è notevole e l’organizzazione sociale ha consentito in passato progressi straordinari (sanità, cultura, occupazione). Il recente cambio di regime economico ha creato molti squilibri e ha avuto costi sociali elevati, ma la Russia sembra già pronta per una nuova fase di grande crescita.