Calzatura leggera, maschile e femminile, costituita da una suola fermata al piede da strisce o fasce di cuoio, pelle o altro materiale, variamente sagomate, che lasciano più o meno liberi e scoperti le dita e il tallone.
È una forma assai antica di calzatura (affreschi minoici del 2° millennio a.C.) e fu di uso generale, sia presso i popoli orientali (Egizi, Assiri, Babilonesi, Arabi, Persiani), sia presso i Greci (tra i quali ebbe varie forme e fu la calzatura usuale delle donne) e i Romani (soleae). Nel Medioevo i s. furono poco usati e sempre come calzatura di tipo popolare. All’epoca del direttorio, s. ornati di pietre preziose calzati sui piedi nudi delle donne rappresentavano il massimo dell’eleganza. Attualmente i s. di cuoio, di stoffa, di fibra ecc., sono portati d’estate e, variamente adorni, come calzatura femminile elegante.
Nella forma più semplice, il s. è la calzatura ordinaria di religiosi, e in particolare dei frati francescani e cappuccini. È anche la calzatura tipica delle popolazioni di parte dell’Africa arida, dell’India e dell’Arabia, di qualche gruppo aruaco (suola di steli intrecciati) e gè (suola di scorza d’albero) e della zona andina, nonché della Cina (suola di paglia); nelle Americhe uno sviluppo particolare del s. è rappresentato dal mocassino.