sciiti Minoranze islamiche (dall’arabo shī‛at ‛Alī, «la fazione di ‛Alī»). La loro origine risale alla morte del Profeta (632). Sono divisi in tre grandi nuclei: zaiditi, che rappresentano l’indirizzo meno lontano dall’ortodossia sunnita sul terreno politico e giuridico; imamiti o duodecimani, s. moderati, i più numerosi e politicamente importanti; ismailiti o batiniti, i più lontani dall’ortodossia. Tratto comune a tutti è il ritenere che ‛Alī, cugino e genero di Maometto, fosse stato esplicitamente designato a succedergli, cosicché i primi tre califfi furono usurpatori; concordano pure nel ritenere che l’imamato (ossia il califfato) non possa spettare se non a discendenti di ‛Alī e di sua moglie Fāṭima.
In dogmatica gli s. accettano quasi tutte le dottrine dei mutaziliti (➔ mutazilismo), compresa quella della creazione nel tempo del Corano. Gli ismailiti introdussero in teologia elementi non musulmani, guardati con riprovazione dagli altri sciiti. Principali solennità religiose sono quelle in ricordo del martirio di ‛Alī e di suo figlio Ḥusain, celebrate con toccanti cerimonie.
Gli zaiditi riuscirono a fondare Stati e dinastie proprie, tra cui (1591) quella degli Imām di Ṣan‘ā’ nello Yemen (deposta nel 1962). Gli ismailiti ebbero i loro regni con la dinastia dei Fatimidi (Egitto e Africa settentrionale, 909-1171), con quella di Alamūt nella Persia settentrionale (1090-1256), con quella cosiddetta degli Assassini (➔) in Siria (dalla fine dell’11° sec. al 1273). Gli imamiti infine giunsero al potere con l’avvento dei Ṣafavidi in Persia (1502), che vi imposero l’indirizzo imamita come religione di Stato, tuttora ivi vigente.
Gli s. rappresentano il 10-15% dei musulmani. Il gruppo maggiore (oltre l’80%) è costituito dagli imamiti (Iran, Afghanistan, India, Siria, Iraq); seguono gli ismailiti (più del 15% comprendendovi Drusi e Nuṣairi: India, Siria, qualche distretto della Penisola Araba) e infine gli zaiditi, quasi tutti nello Yemen.