(gr. ῎Εγεστα, Αἴγεστα; lat. Segesta) Antica città della Sicilia nord-occidentale, posta tra la sommità e le pendici del Monte Barbaro, nel territorio degli Elimi. Lottò a lungo contro la vicina Selinunte, poi si alleò alle città di origine ionica, come Leontini, nell’avversione alla dorica Siracusa. Atene intervenne allora a sostegno di S. e Leontini prima nel 433, poi con la grande spedizione del 415-413 terminata in un grave disastro. S. favorì in seguito i Cartaginesi e fu pertanto distrutta nel 307 da Agatocle, che la denominò Diceopoli («città della giustizia» o «della punizione»). Nella lotta tra Roma e Cartagine, S. tenne fedelmente per la prima giustificando la scelta come dovuta alla antica parentela in quanto i Segestani ritenevano che la loro città fosse stata fondata da Enea. Per questi motivi sentimentali e per la fedeltà di S., la città fu poi singolarmente prediletta da Roma.
La città era circondata da due cinte di mura. Gli strati più antichi risalgono al 6° sec. a.C. I monumenti di maggiore interesse sono il tempio (5° sec. a.C.) e il teatro (3° sec. a.C.). Alle pendici orientali del Monte Barbaro sono stati scoperti resti di un santuario (6°-5° sec. a.C) e nell’agorà resti di imponenti edifici di età ellenistica e romana.
Secondo un’altra tradizione, S. fu fondata da Egeste, figlio della troiana Segesta, che il padre, Ippote o Fenodamante, aveva affidato a dei mercanti per salvarla dal mostro mandato da Posidone per vendicarsi del mancato pagamento da parte di Laomedonte (➔). Portata in Sicilia, Segesta sposò il dio fluviale Crimiso e generò Egeste.