(fenicio Qart Ḥadasht) Colonia fenicia nell’Africa settentrionale. Fu fondata nell’814 a.C., secondo la tradizione da Elissa (Didone). Per la sua posizione favorevole (tra il lago di Tunisi e il mare), si spinse subito sulla via dei traffici e della colonizzazione (7° sec. a.C.) e divenne presto la più importante città fenicia. Il controllo della Sicilia diede origine alle lotte con i Greci. Sconfitti i Focesi nella battaglia navale di Alalia in Corsica (540), ma battuti poi per terra a Imera in Sicilia da Gerone tiranno di Siracusa (480), i Cartaginesi presero una grande rivincita alla fine del 5° sec., distruggendo molte tra le maggiori città siciliane (Selinunte, Imera, Agrigento ecc.). La lotta intrapresa allora contro i Cartaginesi da Dionisio, tiranno di Siracusa, si concluse dopo vicende alterne con un accordo (374) che riconosceva a C. la signoria della Sicilia a O del fiume Alico (Platani). Battuti più tardi (341) dal corinzio Timoleonte, che aveva restaurato la democrazia in Siracusa, i Cartaginesi sostennero due lunghe campagne contro Agatocle, tiranno di Siracusa dal 317 al 289, la cui morte parve dare l’avvio al dominio punico nell’isola. In aiuto dei Siciliani accorse allora Pirro re d’Epiro, che tuttavia, pur dopo significativi successi (277), dovette presto abbandonare la Sicilia. Pochi anni dopo, la contesa tra Gerone II di Siracusa e i Mamertini provocò l’intervento romano che segnò l’inizio di una lotta più che secolare (cosiddette guerre puniche), conclusasi nel 146 con la distruzione di Cartagine.
La costituzione della C. pre-romana fu considerata dagli autori classici come una delle migliori del mondo antico. Guidavano lo Stato due magistrati elettivi, i sufeti; due erano anche le assemblee elettive, il senato e la corte dei Cento, mentre le pentarchie costituivano una sorta di commissione del senato. È attestata anche un’assemblea generale del popolo.
In epoca romana, dopo un tentativo fallito di Gaio Gracco di dedurvi alcuni coloni (122), sul luogo della distrutta C. fu fondata da Cesare una colonia (44), che da lui più tardi ebbe il nome di Colonia Iulia Concordia Carthago. La città rifiorì rapidamente. Nel 3° sec. d.C. ebbe inizio però la decadenza. Conquistata dai Vandali (439), C. fu recuperata dai Bizantini (533) e infine presa dagli Arabi (695).
Poco si sa della città fenicia. La collina di San Luigi, che domina tutta la regione, corrisponde all’antica Birsa (➔) che avrebbe costituito il nucleo primitivo di Cartagine. Oltre a varie necropoli (che risalgono fino al 7° sec. a.C.), si sono potuti identificare solo il santuario di Tanit, che insieme a Ba‛al Ḥammōn era la principale divinità cittadina, e il tofet, nella zona di Salammbô, che presenta 3 strati di deposizioni di urne e di stele e si data fra l’8° e il 2° sec. a.C. Poco anche si è rintracciato della posteriore città romana; sono notevoli alcuni mosaici pavimentali rinvenuti nella città stessa o nei suoi immediati dintorni (Tunisi, Museo del Bardo), e sono state messe in luce parte delle terme di Antonino. Dagli scavi si deduce che l’impianto urbanistico della colonia cesariana era costituito da un tracciato regolare, avente per centro la collina di Birsa. Le rovine di Damous el-Karita, vasta basilica paleocristiana a forma di sala a colonne (si è riconosciuta la sua influenza sulla più tarda architettura araba d’Africa, in particolare sulla moschea di Qairouan) sono al centro di un vasto complesso di edifici cristiani, fra i quali: una cappella triabsidata con tombe di martiri e ricche decorazioni, i resti di un atrio semicircolare, di un battistero e altre rovine. Restano, non lontano, le rovine della basilica (fine 5° sec.) di Douimes, a 5 navate divise da colonne di ricupero, con edifici annessi. Nella stessa zona, più a N, la basilica di S. Cipriano, a 7 navate. Identificati a NO un vasto cimitero cristiano e una basilica con l’epitaffio delle sante Felicita e Perpetua.