Serbia
Stato balcanico, con capitale Belgrado. Popolazione slava; i serbi apparvero nei Balcani fra 6° e 7° sec., spinti e dominati dagli avari. La S., erede e continuatrice della Rascia, emerse nel 12° sec., quando il piccolo Stato di Stefano di Nemanja (1151-95) si espanse e si affiancò a Venezia contro Bisanzio. Dopo un periodo di crisi per le frequenti lotte dinastiche, Stefano Dušan (1331-55) pose le fondamenta della Grande S.; unto e incoronato «imperatore dei serbi e dei greci» (1346), conquistò l’Epiro e la Tessaglia. Nel 1389, nella battaglia di Kosovo Polje i turchi sconfissero i serbi, che persero la loro autonomia nel 1459. Da allora sino alla formazione del principato di S. (1830), il Paese rimase soggetto ai turchi. Tuttavia la società serba conservò la propria individualità nazionale, la religione ortodossa e, insieme, una struttura arcaica con persistenti sopravvivenze dell’antico ordinamento tribale. La ricostruzione poi del patriarcato serbo di Peć (Kosovo, 1557) a opera del Gran vizir Mohammed Soqolli (in serbo Sokolović) ebbe un profondo significato di conservazione nazionale. Dai primi dell’Ottocento i serbi si ribellarono all’autorità del sultano, sotto la guida alterna delle famiglie dei Karajeorjević e degli Obrenović. Nel 1830 il Paese ottenne una certa autonomia all’interno dell’impero ottomano, e nel 1878 sotto Milan Obrenović divenne del tutto indipendente, acquistando una crescente potenza nella regione tra Ottocento e Novecento. Dopo le guerre balcaniche del 1912-13 (che consentirono alla S. di annettere il Kosovo e buona parte della Macedonia e del Sangiaccato), la Prima guerra mondiale creò le condizioni favorevoli alla nascita (1918) del regno dei serbi, dei croati e degli sloveni che, sotto la dinastia Karajeorjević, nel 1929 assunse il nome di regno di Iugoslavia. Questo fu però dissolto, durante la Seconda guerra mondiale, dall’invasione italo-tedesca (1941), che insediò in S. un governo collaborazionista. In questo quadro si sviluppò il movimento di resistenza comunista, guidato da Tito. Dopo aver cacciato i nazisti (fine del 1944) e aver vinto le elezioni (1945), i comunisti andarono al potere e trasformarono il regno in una Repubblica federale socialista, di cui la S. divenne membro. Nella nuova Iugoslavia federale, la S. fu l’unica repubblica a comprendere nel suo territorio due regioni dotate di ampia autonomia, il Kosovo e la Vojvodina. La ripartizione amministrativa della Federazione iugoslava aveva inoltre lasciato al di fuori della Repubblica serba gran parte della popolazione serba, in particolare, nelle Repubbliche di Croazia e di Bosnia. Dopo la morte di Tito (1980), iniziarono a emergere crescenti tensioni che esplosero all’inizio degli anni Novanta quando le mire egemoniche di S. Milošević (dal 1986 segretario generale del Partito comunista serbo e dal 1989 presidente della Repubblica) entrarono in collisione con le spinte indipendentiste delle altre regioni della Iugoslavia. La guerra ebbe inizio nel 1992 in seguito alla proclamazione d’indipendenza della Slovenia e della Croazia, quasi subito riconosciuta dalla comunità internazionale. Dopo che anche la Macedonia si dichiarò indipendente, l’epicentro del conflitto si spostò nella Bosnia ed Erzegovina. La guerra in Bosnia, segnata da terribili violenze, si concluse nel 1995 con gli Accordi di Dayton, in base ai quali la Bosnia ed Erzegovina fu divisa in due parti: una federazione musulmano-croata e una Repubblica serba. Nel 1998-99 si aprì una nuova crisi nel Kosovo, regione autonoma popolata in maggioranza da albanesi e percorsa da forti spinte separatistiche, che divenne oggetto di una politica di sistematica repressione da parte di Milošević. Questo provocò infine l’intervento militare della NATO e una serie di pesanti bombardamenti aerei tra il marzo e il giugno del 1999, che si conclusero con la sconfitta della S. e il riconoscimento dell’autonomia della regione del Kosovo, posta sotto l’amministrazione dell’ONU. La sconfitta militare favorì la caduta di Milošević e la vittoria delle opposizioni democratiche alle elezioni del 2000. Gli accordi del marzo 2002 segnarono la fine della Iugoslavia e il ritorno a uno Stato serbo indipendente dopo più di 80 anni. Nel 2003 la Repubblica federale di Iugoslavia assunse ufficialmente il nome di Unione di S. e Montenegro, ma nel 2006 un referendum sancì il distacco del Montenegro dalla S., che venne così a configurarsi come un’entità statale a sé. Presidente della Repubblica fu eletto nel 2004 (e di nuovo nel 2008) B. Tadić. Nel febbr. 2008 la S. tentò inutilmente di opporsi alla proclamazione unilaterale di indipendenza da parte del Kosovo. Il riconoscimento dei crimini di guerra commessi nei conflitti successivi alla dissoluzione della Iugoslavia è richiesto dall’Unione Europea, cui nel 2009 la S. ha presentato domanda di adesione.