Forma particolare della canzone a stanze indivisibili, costituita da 6 stanze di 6 endecasillabi ciascuna, e da un commiato di 3 endecasillabi. Le 6 stanze sono legate tra loro dalla ripetizione, al posto della rima, delle 6 parole con cui terminano i 6 versi della prima stanza mediante il sistema della retrogradazione incrociata: l’ultima parola-rima di una stanza diviene la prima della stanza seguente, mentre la prima diviene la seconda, e così via, secondo lo schema 123456→615243, che genera l’ordine ABCDEF - FAEBDC - CFDABE - ECBFAD - DEACFB - BDFECA. Nel commiato di 3 endecasillabi si ripetono tutte le parole-rima, con un ordine vario. Inventore del metro fu Arnaldo Daniello, che adoperò una strofa di un settenario e 5 decasillabi. Nella poesia italiana la s. fu introdotta da Dante, che impose l’uso esclusivo dell’endecasillabo; F. Petrarca ne compose 9, e molte ne composero i petrarchisti per tutto il 16° secolo. Fu ripresa da G. Carducci e G. D’Annunzio. Esempi di s. si trovano nella poesia francese, in quella ispano-portoghese, oltre che in Germania e in Inghilterra.
Strofa di 6 versi, detta anche sesta rima o s. narrativa, composta da 4 endecasillabi a rime alternate e da 2 endecasillabi finali a rima baciata (ABABCC).
Gruppo di 6 note di uguale durata. È irregolare dal punto di vista ritmico, in quanto le 6 note stanno, in un tempo a suddivisioni binarie, al posto di 4. Può essere data come doppia terzina (accenti sulla prima e quarta nota) o tripla duina (accento sulla prima, terza e quinta nota).