SIRIA
(XXXI, p. 885; App. I, p. 1006; II, II, p. 835; III, II, p. 753; IV, III, p. 340)
In base al censimento del settembre 1981 la popolazione della S. era di 9.052.628 ab.; secondo le stime più recenti (1993) si avvicina ai 13,4 milioni, compresi 140.000 nomadi e circa 270.000 profughi palestinesi, con un coefficiente di accrescimento annuo che fino al 1991 si è mantenuto sul livello del 3,3%. Nettamente maggioritaria la comunità musulmana (sunniti 75%, alawiti 11%), a cui si affiancano un 10% circa di cristiani (per lo più greco-ortodossi), un 3% di drusi e poche centinaia di ebrei. Il processo di urbanizzazione (che interessava il 50% degli abitanti nel 1993) è alquanto rallentato grazie agli sforzi compiuti per elevare il tenore di vita nelle campagne. L'agricoltura assorbiva nel 1991 oltre un quarto della popolazione attiva, rispetto al 16% dell'industria, il 24% dei servizi, il 16% dell'edilizia e l'11% del commercio.
Condizioni economiche. - Pilastro fondamentale dell'economia siriana continua a essere l'agricoltura, il cui contributo al PIL si aggira sul 29-30%; il settore ospita il 28% della popolazione attiva complessiva (1991). Ambiziosi progetti d'irrigazione miranti a ridurre le oscillazioni produttive legate all'andamento delle precipitazioni dovrebbero incrementare di 640.000 ha la superficie irrigua entro il 2000, grazie a una serie di sbarramenti sui fiumi Eufrate, Yarmūk (in collaborazione con la Giordania) e H̱ābūr, ma i ritardi verificatisi nell'esecuzione (dovuti anche all'eccessivo sfruttamento delle acque dell'Eufrate in territorio turco) hanno indotto il governo a fare maggiore affidamento su quell'84% della superficie coltivata che può contare soltanto sulle acque piovane. Mentre è in declino l'area coltivata a cotone (250.000 ha nel 1971-72, 170.000 ha nel 1991), si è puntato sull'incremento della coltura della barbabietola (35.700 ha nel 1984, ma solo 23.000 nel 1991), che però risulta frenato dall'inadeguatezza degli zuccherifici, oltre che dalla crisi mondiale. Quasi la metà delle terre coltivate produce frumento e orzo con variazioni notevoli da un anno all'altro (30,5 milioni di q di frumento nel 1992) che rendono indispensabile il ricorso alle importazioni (11 milioni di q nel 1992). Tra gli altri prodotti figurano il tabacco (240.000 q nel 1992), la frutta (5,3 milioni di q di uva, 800.000 q di albicocche, 2,5 milioni di q di mele e 500.000 q di prugne) e gli agrumi, per la cui produzione (1,5 milioni di q di arance e mandarini) è previsto un raddoppiamento entro pochi anni. Il 28% in valore della produzione agricola è rappresentato dall'allevamento, che può contare su 762.000 bovini, poco meno di un milione di caprini e 15,7 milioni di ovini; la produzione di latte ha raggiunto i 13 milioni di quintali.
Il settore degli idrocarburi costituisce dagli anni Settanta la parte più vitale dell'economia siriana, e il petrolio rappresenta la principale voce di esportazione (quasi il 60% dei prodotti in uscita nel 1992); i giacimenti più promettenti sono quelli scoperti attorno al 1985 nella regione di Dayr al-Zawr; complessivamente, nel 1992 sono stati estratte circa 30 milioni di t di greggio. Sempre nel comparto estrattivo, un'altra importante risorsa è rappresentata dai fosfati (1.265.000 t nel 1992). Il settore industriale nel suo insieme (comprese, quindi, le attività estrattive, le manifatturiere, le costruzioni e l'energia) ha contribuito, nel 1992, per il 20% alla formazione del PNL; tra il 1980 e il 1990 tale settore ha avuto un incremento annuo del 6,4%. Esso, tuttavia, rimane ancora debole specie nelle attività più propriamente industriali, che riguardano la produzione di cemento, impianti tessili e alimentari.
Il commercio estero, per anni in cronico passivo, ha registrato, a partire dal 1989, un'inversione di tendenza che è da attribuire non solo all'espansione del settore petrolifero e dei raccolti cerealicoli, ma anche alla severa politica di contenimento delle importazioni adottata dal governo. I principali flussi di importazioni hanno origine in Germania, Francia, Giappone e Italia (complessivamente contribuiscono con quasi il 40% al totale dell'import), mentre l'Italia rappresenta il primo mercato per le esportazioni (34%). Altri partners commerciali di rilievo sono il Libano e i Paesi Bassi.
Bibl.: FAO, Production Yearbook, anni vari; FMI, International Financial Statistics, anni vari; The Middle East and North Africa, anni vari; Geographical views in the Middle Eastern cities. II Syria, Ibaraki 1990; A. Drysdale, Syria and Iraq. The geopathology of a relationship, in Geojournal, 29, 3 (1992), pp. 347-55.
Storia. - Rapidamente orientatasi in favore della rivoluzione islamica iraniana, la S., nonostante la visita di Ṣaddām Ḥusayn a Damasco agli inizi del 1979, prese le distanze in modo sempre più netto dall'῾Irāq, anche a causa del conflitto che si stava profilando tra Baghdād e Teherān, e s'impegnò a definire una sorta d'intesa radicale con i regimi di Libia e Iran. Proseguì, parimenti, il raccordo con la politica sovietica (firma a Mosca da parte di Ḥ. Asad, l'8 ottobre 1980, del trattato di amicizia e cooperazione) che favorì l'incremento di notevoli forniture belliche. Queste agevolarono in Libano il consolidamento del dispositivo siriano (eliminazione nel giugno 1981 dell'osservatorio sul monte Sannin, installato dagli Israeliani con l'appoggio dei falangisti) e all'interno la repressione delle agitazioni destabilizzanti del movimento integralista dei Fratelli Musulmani (repressione del tentativo di sommossa nella città di Ḥamā nel febbraio 1982).
Con Israele, per altro, la tensione cominciò a riacutizzarsi sin dal dicembre 1981 per la sua decisione di annettere ufficialmente l'area del Golan occupata nel 1967; nella zona, dove erano stati impiantati numerosi insediamenti, prolungata fu la protesta della popolazione drusa locale contro Tel Aviv. La crisi più drammatica, comunque, si ebbe con l'operazione ''Pace in Galilea'', che nel giugno 1982 portò gli Israeliani ad attaccare i reparti siriani delle Forze Arabe di Dissuasione (FAD) nella valle della Biqā e a Beirut. Specie i mezzi corazzati siriani sostennero una valida resistenza, in particolare impedendo che venisse bloccata la superstrada Beirut-Damasco. Il forte impegno siriano in Libano contro Israele trovò riscontro nel vertice di Fez (settembre) della Lega araba, che approvò la continuazione della presenza militare della S.; ciò rese nulli i tentativi francesi e statunitensi di trasformare i loro contingenti nell'ambito della Forza multinazionale in strumento per riportare l'ordine nel paese, vi rafforzò lo schieramento democratico e d'ispirazione musulmana, e fece fallire la pace separata con Israele firmata dal presidente A. Ǧumayyil (Gemayel) il 17 maggio 1983 e abrogata il 6 marzo 1984. Tale impegno, inoltre, favorì, contro la tendenza all'accomodamento da parte di Y. ῾Arafāt, la scissione di Abū Mūsā e Abū Ṣalih che contribuì a ridimensionare la presenza dell'OLP nell'area libanese.
Alla posizione ferma e autonoma della S. sul nodo del Libano, nei rapporti con l'OLP e nella trattativa con gli Stati Uniti si accompagnò sul piano interno una serie di adempimenti politici e costituzionali: l'8° Congresso del partito Ba῾ṯ (gennaio 1985), la rielezione di Asad alla presidenza della Repubblica (11 febbraio), la successiva formazione d'un governo di coalizione espresso ancora una volta dal Fronte nazionale progressista, e le elezioni per il rinnovo del Parlamento (10-11 gennaio), che confermarono l'egemonia del Ba῾ṯ con 129 seggi su 195. Centrale per l'attivismo di Damasco rimase comunque il problema del Libano con il proposito o di mediare tra le parti (progetto d'intesa con la Falange e il Partito nazionale liberale del dicembre 1985), oppure d'impedire il successo della destra che avrebbe riaperto l'ipotesi d'un'egemonia sino a Beirut degli Israeliani, attestati sulla cosiddetta ''fascia di sicurezza'' nel Sud (invio di truppe a Beirut Ovest e in altri punti-chiave del febbraio 1987).
Prove della duttilità siriana, mai venuta meno, furono in ogni caso, l'intesa con gli Stati Uniti (marzo 1988) per sollecitare la convergenza delle forze politiche libanesi nella persona di M. Ḍāḥir quale candidato alla presidenza della Repubblica (intesa che, però, non andò in porto); l'incontro di Asad con ῾Arafāt, venuto a Damasco per i funerali del dirigente dell'OLP, Abū Ǧihāḍ, ucciso dagli Israeliani; e la disponibilità a dare adempimento alle indicazioni dei deputati libanesi riuniti nell'ottobre 1989 a Tā'if per suggerimento della Lega araba. Dopo la sospensione dei combattimenti tra Iran e ῾Irāq sono migliorati anche i rapporti tra Damasco e i paesi arabi più moderati. Riconfermata nel novembre la convergenza con gli Stati Uniti per l'elezione del presidente del Libano, sia nella scelta di R. Mu῾awwaḍ (poi ucciso) sia in quella di I. Harawī, la S. si schierò contro l'᾽Irāq nella crisi del Golfo, giungendo a inviare nel settore un contingente di truppe a sostegno dell'Arabia Saudita. Contemporaneamente ottenne via libera (ottobre 1990) per appoggiare Beirut nell'eliminazione dell'enclave controllata dal generale ribelle M. ῾Awn (Aoun), protetto da Ṣaddām Ḥusayn.
A partire dalla Conferenza di Madrid del 30-31 ottobre 1991, la S. ha preso parte alle varie fasi del negoziato arabo-israeliano per la risoluzione del contenzioso apertosi con la ''guerra dei sei giorni'' del giugno 1967. Pur mantenendo la richiesta di un recupero completo del territorio del Golan occupato dagli Israeliani, Damasco ha più volte ribadito il proprio interesse allo sviluppo del processo di pace con Israele, per es. in occasione dell'incontro a Ginevra, il 16 gennaio 1994, tra Asad e il presidente statunitense B. Clinton.
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Letteratura. - La poesia, l'arte letteraria per eccellenza per gli Arabi, continua a essere coltivata, nelle sue forme e contenuti classici, nell'opera di Muḥammad Sulaymān al-Aḥmad, detto Badawī al-Ǧabal, ''il nomade della montagna'' (n. 1903). Ma la presenza di poeti palestinesi che costantemente testimoniano i problemi della loro terra e le correnti ideologiche siriane determinano mutamenti di contenuti e di forme. Così si possono schematicamente individuare due correnti: una nazionalista-socialista e una marxista. Al primo gruppo appartiene Sulaymān al-῾Īsa (n. 1922), uno dei fondatori del partito Ba῾ṯ, autore classicheggiante di numerosi poemi nazionalistici e, dopo il 1972, di versi per musica e per bambini. Del secondo gruppo fanno parte Šawqī Baġdādī (n. 1928), Wasfī Qurunfulī (m. 1973) e Aḥmad Sulaymān Aḥmad (n. 1926), fratello del già ricordato Badawī al-Ǧabal. A questi si affiancano poeti più individualisti. Oltre a Nizār Qabbānī (v. in questa Appendice) vi sono ῾Alī al-Ǧundī (n. 1928), uno dei fondatori dell'Unione degli scrittori arabi e la cui poesia impegnata e mistica insieme è rivestita di nuove esperienze formali; e Muḥammd al-Māġūṭ (n. 1934), poeta e drammaturgo che fu tra i primi ad adottare il verso libero. Alla generazione più recente appartengono ῾Alī Kan῾ān (n. 1936), Mamdūḥ ῾Adwān (n. 1941) e Fāyiz H̱aḍḍūr (n. 1942).
Nell'ambito della narrativa, la novella continua ad avere uno sviluppo maggiore del romanzo. Quest'ultimo genere, sotto l'influsso della situazione politica interna e della complessa questione palestinese, è pervaso da pessimismo, come in Fāris Zarzūr (n. 1922) e in George Sālim (1933-1976), o dal senso dell'assurdo, come in Walīd Iẖlāsī (n. 1935). L'uso di una lingua precisa e limpida per rappresentare realisticamente la società è una peculiarità di Hannā Mīna (n. 1924). La società con i suoi tabù e le sue ingiustizie, la violenza e la fame è il tema centrale delle novelle del già citato George Sālim, di Yāsīn Rifā῾iyya (n. 1934) e di Zakariyyā Tāmir (n. 1931); mentre la condizione femminile costituisce il fulcro di opere di numerose scrittrici, fra cui Colette Suhayl al-H̱ūrī (n. 1937) e la prolifica Gāda al-Sammān (n. 1942).
I primi testi siriani di teatro, scritti da Ma῾rūf al-Arnā'ūt (1892-1948), furono di argomento storico. Il passato ha d'altronde continuato a fornire soggetti fino a tempi recenti, come nelle opere del già ricordato Sulaymān al-῾Īsa. Il teatro non-storico, che ha inizialmente incontrato diverse difficoltà, viene convenzionalmente fatto nascere nel 1950, anno in cui fu bandito un concorso, vinto da Mumtāz Rikābī (m. 1970), per la migliore opera in un atto. Da allora autori di commedie come Ḥasīb Kayyālī (n. 1921) o di drammi, sia realisti che kafkiani, come ῾Alī ῾Aqla ῾Irsān (n. 1940) e come Farḥān Bulbul, hanno sviluppato una ricerca formale e concettuale propria dopo un periodo in cui F. Kafka, S. Beckett ed E. Ionesco sono stati gli autori occidentali più analizzati e seguiti. Nuove sperimentazioni basate sull'impiego di artifici teatrali, come l'uso del teatro nel teatro, diventano frequenti trovando la loro più organica realizzazione nelle opere di Sa῾adallāh Wannūs (n. 1941): drammaturgo fecondo e teorizzatore impegnato, cerca di coinvolgere attivamente il pubblico e di destarne la coscienza politica e sociale; scopo raggiunto dall'autore, le cui opere talvolta sono state proibite in gran parte dei paesi arabi.
Anche la saggistica e la critica letteraria sono dominate dallo scontro-confronto con Israele e, nello stesso tempo, dal rapporto fra vecchio e nuovo, tra forma e contenuto. Sono questi i temi di vivaci dibattiti culturali a cui partecipano poeti, romanzieri e critici. Fra questi vanno ricordati ῾Umar al-Daqqāq (n. 1927), George Ṭarābīšī (n. 1939), Muḥyī al-Dīn Ṣubçhī (n. 1935) e H̱aldūn al Šam῾a (n. 1941).
Bibl.: Ch. Vial, La littérature contemporaine en Syrie, in La Syrie d'aujourd'hui, Parigi 1980, pp. 407-29; E. Baldissera, Profili di poeti siriani contemporanei, in Oriente Moderno, 60 (1980), pp. 47-53.
Archeologia. - Il recupero a Tell Mardīkh-Ebla (v. App. IV, iii, p. 607), da parte della Missione archeologica italiana negli anni 1975-77, di un'ingente quantità di documenti cuneiformi (circa 2000 tavolette intere e 15.000 frammenti di grandi dimensioni, e scaglie iscritte per oltre 17.000 numeri d'inventario), rinvenuti nel Palazzo reale dell'area G (circa 2350-2300 a.C.), ha in un certo senso rivoluzionato la storia della S. antica, scardinando completamente le vecchie opinioni legate a una ''modellizzazione'' fondata su ben determinati caratteri ambientali e climatici, costituiti essenzialmente dalla presenza di grandi fiumi. La straordinaria scoperta di testi economici, amministrativi, giuridici, letterari e lessicali, di enorme importanza per la storia economica, politica, sociale e religiosa della città e del suo territorio ha reso possibile delineare una nuova immagine della cultura siriana, centrata sullo sviluppo nel 3° millennio a.C. di una grande civiltà urbana, che si poneva in modo autonomo e originale rispetto ai modelli sumerici o anche marioti. Una nuova testimonianza del ruolo primario della S. interna nei primi secoli del 2° millennio, e una conferma dell'autonomia della tradizione paleosiriana dal mondo mesopotamico vengono dal rinvenimento, avvenuto nel 1992, nella Città Bassa, del Monumento P3 appartenente al periodo paleosiriano maturo (circa 1650 a.C.): si tratta di un'imponente terrazza cultuale (52,50 × 42 m) costruita in grandi blocchi di calcare, che racchiude un'ampia corte priva di accessi.
Nell'ultimo quindicennio le attività archeologiche nel grande cantiere di Ra's Šamra-Ugarit (v. ra's šamra, in questa Appendice), condotto dal 1978 da M. Yon, sono state rivolte principalmente all'ampliamento dell'area di scavo, in particolare dei settori abitativi, e allo studio sistematico dei materiali e dei dati archeologici, architettonici, linguistici, ecc., acquisiti nelle precedenti campagne. L'area D, che occupa il centro geografico del tell, ha rivelato un quartiere domestico attraversato da vie, distrutto dal fuoco e saccheggiato insieme al resto della città senza dubbio all'inizio del 12° secolo a.C. Questo quartiere includeva un tempio detto aux rhytons, dedicato verosimilmente al dio El (un'eccezionale statuetta del dio è stata scoperta nelle vicinanze nel 1988), che solo la disposizione interna ha permesso di distinguere dalle case vicine.
Come a Ugarit, così nel sito di Tell Ḥarīrī-Mari (v. mari, App. IV, ii, p. 393) gli scavi sono in gran parte a carattere estensivo: l'apertura di nuovi cantieri (A, B, C, D, E, F) da parte della Missione francese diretta da J.C. Margueron si pone nell'ambito di un riesame globale della documentazione allo scopo di meglio definire i caratteri urbanistici del sito nel corso della sua storia. Le strutture domestiche del settore F, situate tra il quartiere presargonico di Parrot (di cui ricalcano il tracciato planimetrico) e il grande Palazzo reale, esemplificano con sicurezza la vita della popolazione di Mari alla metà del 3° millennio. La cronologia dell'occupazione del sito è stata considerevolmente precisata dalla scoperta di unità abitative di periodo medio-assiro sul promontorio nord-ovest (settore E) del tell. I lavori nel settore A, da cui sono emersi i complessi resti di un palazzo di epoca ''Shakkanakku'', hanno posto l'accento su un periodo assai poco indagato e poco chiaro nella storia di Mari e sulla necessità di una revisione degli schemi abitualmente ammessi che lo identificavano con il periodo della 3ª dinastia di Ur. Problematica principale e obiettivo di ricerche future, attraverso un'approfondita indagine paleoambientale, rimane la definizione delle relazioni della città con il fiume e, al contempo, l'individuazione del territorio che essa dominava.
In questa ottica si è inserito lo studio dei rapporti tra Mari e la vicina città di Terqa, situata anch'essa lungo l'Eufrate pochi chilometri a sud della confluenza con il H̱ābūr. Il sito di Tell ῾Ašara, dopo una prima Missione francese nel 1923, è stato nuovamente oggetto di indagini nel 1975 da parte di una Missione archeologica americana (G. Buccellati), poi nel 1987 ancora di una Missione francese (O. Rouault). Terqa, a partire dalla seconda metà del 3° millennio, era divenuta il centro di culto della maggiore divinità della regione, Dagan (come si apprende dai testi di Mari), mentre Mari era la capitale politica ed economica. Gli scavi della Missione americana a sud-ovest del tell, nell'area C, hanno messo alla luce un edificio templare dedicato a Ninkarrak (il dio guaritore) e un quartiere abitativo con la ''casa di Puzurum'' in cui sono stati rinvenuti importanti documenti epigrafici. L'archivio di tavolette contribuisce alla conoscenza della storia politica del sito nel periodo compreso tra il 1750 e il 1600 a.C. circa, immediatamente dopo la caduta di Mari. Una cultura urbana, caratterizzata da una forte tradizione locale, ha continuato quindi a svilupparsi seguendo una propria linea politica e artistica per quasi tre secoli, in un periodo che sembrava invece di netto declino per gli insediamenti della valle dell'Eufrate e della Gezirah. Tra il 1989 e il 1991 la Missione francese ha ripreso gli scavi nel settore E, lungo le pendici orientali del tell, portando alla luce una serie di vani appartenenti a un imponente edificio ''mitannico'': il rinvenimento di una magnifica harpé in bronzo in eccellente stato di conservazione conferma il carattere ''ufficiale'' della costruzione, mentre due giare contenenti una trentina di tavolette iscritte proverebbero che la città era entrata nella zona d'influenza mitannica al tempo dei sovrani Barattarna e Shaustatar (15° secolo a.C.). Terqa, dunque, fornisce dati importanti per quel periodo poco conosciuto tra la fine del Bronzo Medio e l'inizio del Bronzo Tardo.
Nuove luci sulla civiltà hurrito-mitannica verranno senza dubbio dagli scavi svizzeri (M. Wäfler) a Tell Ḥamidiyya: il sito, che si trova nella regione del H̱ābūr lungo il corso dell'affluente Ǧaġǧaġ, era collocato proprio nella zona centrale del regno di Mitanni e forse nasconde i resti della capitale, Ta'idu. Nel contempo, l'espansione mitannica verso Occidente è rintracciabile lungo il corso del Medio Eufrate, negli importanti centri di Tell Ḥadidi-Azu e di Meskena-Emar.
La regione della Gezirah settentrionale, o più esattamente il cosiddetto triangolo del H̱ābūr, tra Ra's al-῾Ayn, al-Ḥasaka e al-Qāmišlī, in passato è stata oggetto di ricerche fruttuose, ma non sistematiche, di M. Mallowan a Chagar Bazar e a Tell Brak e di M. von Oppenheim a Tell Ḥalaf all'inizio del secolo, e di A. Moortgat a Tell Fāẖiriyya (la probabile capitale mitannica Washshukkanni), Tell ῾Ailūn e Tell Khuera negli anni Cinquanta. Scavi e ricognizioni di superficie nella S. nord-orientale si sono poi intensificati a partire dalla metà degli anni Sessanta quasi contemporaneamente con l'etichetta di ''salvataggio'' promosso dalla Direzione generale delle antichità e dei musei con il patrocinio dell'UNESCO, per i siti minacciati dalla costruzione nella media valle dell'Eufrate della diga di Tabqa. Negli stessi anni la Missione inglese di D. Oates ha ripreso gli scavi a Tell Brak (1976), dove ampie evidenze si sono aggiunte per l'età protodinastica (circa 2800-2500 a.C.). Il rinvenimento, nel 1960, di iscrizioni del re Tukulti-Ninurta ii (890-884 a.C.) a Tell Barri, l'antica Kakhat, che confermavano la presenza e l'attività edilizia del sovrano in Alta Mesopotamia, ha dato il via, all'inizio degli anni Ottanta, a una serie di campagne da parte di una Missione italiana condotta da P.E. Pecorella. Poco tempo prima l'università di Yale (H. Weiss) aveva iniziato le indagini a est del fiume Ǧaġǧaġ, nel sito di Tell Laylān, individuato come la residenza del re assiro Shamshi-Adad, Shubat-Enlil. Gli scavi hanno posto in luce il Palazzo e un tempio dell'epoca di Shamshi-Adad (circa 1812-1780 a.C.) e numerose impronte di sigilli di funzionari regi che dimostrano sia l'identificazione sia il ruolo amministrativo della città.
Di particolare interesse, nell'ambito delle conoscenze dell'espansione coloniale medio-assira, è l'attività archeologica dell'università di Tubinga a Tell Šayẖ Ḥamad, sul basso corso del fiume H̱ābūr. Il centro, che ha la sua citazione più antica sull'Obelisco Spezzato e da cui gli annali dei re assiri fino al 9° secolo affermano di ricevere tributi, è quello di Dūr-katlimmu. Qui risiedeva un governatore assiro menzionato nelle numerose tavolette cuneiformi rinvenute durante lo scavo di un edificio in cui i vani del piano terreno avevano coperture a volta. I documenti, che recano impronte di sigilli mitannici e medio-assiri, costituiscono un archivio omogeneo riferibile, in base agli eponimi, ai regni di Salmanassar i e Tukulti-Ninurta i. Fra le più recenti scoperte effettuate a Tell Šayẖ Ḥamad vanno ricordate alcune tavolette datate al regno di Nabucodonosor ii, quando ormai tutta la valle del Medio Eufrate e la Gezirah era passata sotto il controllo babilonese.
Risalgono a questi ultimi anni le prospezioni geo-archeologiche di una équipe francese del CNRS e di una équipe americano-danese (F. Hole-I. Thuesen), il cui obiettivo è quello di ricostruire la storia del popolamento e dell'ambiente della S. nord-orientale. Il progetto francese era stato lanciato in partenza dagli epigrafisti J.-M. Durand e D. Charpin che si auguravano di localizzare le città ricordate nelle tavolette trovate in questa zona, in particolare a Mari. Le ricerche di entrambi i gruppi si sono rivolte soprattutto al periodo del Neolitico pre-ceramico, ancora mal conosciuto, e hanno beneficiato di quelle in corso sin dal 1984 lungo le sponde del H̱ābūr, a nord e a sud di al-Ḥasaka.
Il progetto per la costruzione di una diga sul H̱ābūr poco a sud di al-Ḥasaka e di altre due dighe a nord-ovest di quella città, ha richiamato l'attenzione del mondo scientifico, come già era avvenuto per la diga di Tabqa. L'appello per la salvaguardia di una trentina di siti destinati a essere sommersi vede a tutt'oggi impegnate una Missione tedesca della Freie Universität Berlin, diretta da H. Kühne e H. Pfälzner, nel sito di Bdeiri, una francese di I. Monchambert a
Mashnaqa, una canadese a ῾Atij, una belga di M. Lebeau a Melebiye, e ancora una siriana nel sito di Kashkashuk iii, una americana della Yale University a Um Qṣeir, ecc. I risultati di scavo finora conseguiti stanno fornendo preziose informazioni per l'intera valle del H̱ābūr, in particolare per quel che concerne le culture neolitiche: rilevanti sono a riguardo le informazioni provenienti dall'oasi di el-Kowm nel deserto siriano, oggetto di indagini sistematiche da parte di una Missione archeologica permanente diretta da J. Cauvin. La peculiarità di questa oasi risiede senza dubbio nell'eccezionale concentrazione di insediamenti preistorici: l'occupazione pressoché continua dall'Acheuleano all'età del Bronzo è certamente dovuta all'esistenza di falde artesiane di portata modesta, ma che sono state probabilmente sempre attive. Vedi tav. f.t.
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Cinema. - Negli anni Venti e Trenta la produzione cinematografica siriana fu sporadica e di scarso rilievo: il primo lungometraggio a soggetto, al-Muttaham al-barī᾽ ("L'innocente sotto accusa"), venne realizzato da Ayyūb Badrī nel 1928, sui modelli del western americano. Un secondo lungometraggio, Taḥta samā᾽ Dimašq ("Sotto il cielo di Damasco"), uscì nel 1932 ad opera di Ismā῾īl Anzur. Dopo l'indipendenza (1946) lo stato promosse principalmente l'attività documentaristica, creando nel 1958 una sezione cinema all'interno del ministero della Cultura. Nel 1963 venne istituito l'Organismo Generale del Cinema, con lo scopo di dare impulso alla produzione nazionale in un contesto caratterizzato dallo scarso sviluppo dell'imprenditoria privata e dalla massiccia concorrenza sul mercato dei film di genere egiziani. A questo organismo (che dal 1969 ha assunto il monopolio dell'importazione sui film stranieri) e alla televisione si devono, all'inizio degli anni Settanta, i primi segni di una breve rinascita del cinema siriano che s'interessa prevalentemente ai temi della contemporaneità, oltre che della storia nazionale, e alla questione palestinese. Tra gli autori più rappresentativi si ricordano, insieme a Wādī῾ Yūsuf, Ṣalāḥ Duhnī, Hāšim Ḥawal, H̱alīd Ḥamāda, Qays al-Zubaydī e Muḥammad Šahīn, due personalità di rilievo come Nabīl al-Māliḥ (al-Fahd, "Il leopardo", 1972, e al-Sayyid al-taqaddumī, "Il signore progressista", 1973) e ῾Umar Amiralay (al-Ḥayāt al-yawmiyya fī qarya suriyya, "La vita quotidiana in un villaggio siriano", 1974) che incorsero nei divieti della censura. Dopo la crisi produttiva della seconda metà degli anni Settanta, il decennio successivo ha portato alla ribalta nuovi talenti: Samīr Dikra (Ḥadiṯa niṣf al-mitr, "L'incidente del mezzo metro", 1982, e Waqā᾽i῾ al-῾am al-muqbil, "Eventi dell'anno venturo", 1986), che si fa notare per un humour del tutto inusuale nel cinema arabo; Muḥammad Malaṣ, che in Aḥlām al-madīna ("I sogni della città", 1984) racconta, attraverso gli occhi di un ragazzo, un momento cruciale della storia siriana nel 1950; Durayd Laḥḥam, autore di al-Taqrīr ("Il rapporto", 1986), una commedia a sfondo sociale.
Bibl.: J. Alexan, La storia del cinema siriano 1928-1988 (in arabo), Damasco 1989; Il cinema dei paesi arabi, a cura di A. Morini, E. Rashid, A. Di Martino e A. Aprà, Venezia 1993.