SIRIA (XXXI, p. 885; App. I, p. 1006; II, 11, p. 835)
La repubblica siriana è divisa amministrativamente in 9 province che sommano una superficie (comprese le acque interne) di 184.568 km2, nei quali la popolazione è distribuita come indicato nella tabella. Notevole è stato l'accrescimento demografico nel secondo dopoguerra (3.750.000 ab. nel 1948): e ne è prova la forte percentuale di individui al di sotto dei 20 anni d'età.
Agricoltura e allevamento. - Di pari passo con lo sviluppo demografico il paese ha conosciuto un notevole incremento economico, fondato in primo luogo sull'accrescimento delle aree irrigue e sul potenziamento delle colture pregiate. L'agricoltura rimane la principale risorsa del paese e ad essa sono volte in primo luogo le cure del governo, che ha promosso nel settembre 1958 una radicale riforma agraria, che prevede lo scorporo di tutte le proprietà superiori agli 80 ha di terra irrigua e ai 300 ha di terra non irrigua. La riforma, iniziata durante il periodo di unione della S. con l'Egitto (v. oltre), dovrebbe essere completamente attuata entro il 1963, ma la sua sorte può dipendere dai più recenti avvenimenti politici. La ridistribuzione della terra ai nuovi proprietarî-coltivatori è stata effettuata sulla base di 8 o 30 ha per fondo, a seconda che si tratti di terreno irriguo o non irriguo.
Il massimo fra i nuovi comprensorî irrigui è quello di Ḥims-Ḥamāh, che sfrutta le acque del lago di Qaṭṭīnah, presso Ḥimṣ, e si estende per 22.000 ha, mentre è in progetto la costruzione di una diga sull'Eufrate, che dovrebbe consentire l'irrigazione di altri 100.000 ha di terreno e l'installazione di una centrale idroelettrica della potenza di 45.000 kW. Un altro progetto riguarda la costruzione di un bacino artificiale sul f. Oronte, che dovrà estendere il beneficio dell'irrigazione ad altri 43.000 ha di terreno. Nel 1958 erano irrigati 595.000 ha di terreno sui 4.590.000 che costituiscono l'intera superficie agricola del paese. Di questa le maggiori estensioni spettano al frumento (1.495.000 ha e circa 10 milioni di q annui) e all'orzo (813.000 ha e circa 5 milioni di q).
Fra le colture arbustive si segnalano la vite (2,4 milioni di q d'uva nel 1957, solo in parte vinificata), l'ulivo (380.000 q d'olive e 70.000 q d'olio nel 1957) e l'albicocco. Una certa contrazione, negli ultimi anni, ha subìto l'agrumicoltura. Importanti sono anche le colture orticole (cipolle, lenticchie, patate e fave principalmente); ma ben maggiore importanza hanno le colture industriali, fra le quali, accanto alla barbabietola da zucchero, al tabacco e al sesamo, ha conosciuto un recente notevole sviluppo il cotone. Questa coltura si estende attualmente su oltre 270.000 ha ed ha prodotto nel 1958 164.000 t di semi e 97.000 t di fibra (16.000 e 9.000 rispettivamente nel 1948). Buona parte della produzione cotoniera è destinata all'esportazione.
Il patrimonio zootecnico (altra notevole risorsa del paese) nel 1958 contava 5,5 milioni di ovini, 1,8 milioni di caprini, 609.000 bovini, 239.000 asini, 81.000 muli, 101.000 cavalli e 79.000 cammelli.
Industrie. - Scarse sono le risorse minerarie della S., nonostante sia accertata la presenza di piombo, rame, antimonio, cromo, nichel, fosfati e manganese. Prospezioni petrolifere sono in corso nelle regioni di Laodicea e Deir ez-Zōr. Fra le attività industriali prevalgono le tessili, che impiegano circa 60.000 persone. Il cotonificio (Damasco e Aleppo) conta 55.000 fusi e 6360 telai ed ha prodotto 9347 t di filati nel 1958. In regresso è invece l'industria serica, che conta tuttavia ancora 30.000 telai a mano ed è esercitata da oltre 10.000 operai (la bachicoltura è limitata al distrettto di Laodicea). L'industria laniera, in buona parte a carattere artigianale, ha nel 1958 fornito 135.000 m di tessuto. In costante sviluppo sono le industrie che trasformano i semi oleosi e in particolare l'oleificio (Ḥamāh e Laodicea) e il saponificio (Damasco e Aleppo). L'industria conserviera della frutta e degli ortaggi conta tre grossi stabilimenti; Damasco è sede dell'industria saccarifera (56.670 t nel 1958). Recente è la fabbricazione su scala industriale del vetro e del cemento di cui nel 1958 sono state prodotte 12.600 e 408.000 t rispettivamente. Fra gli mpianti industriali in costruzione nel 1960 figurano una fabbrica di seta artificiale, una di carta kraft e una di carta da giornale. Il paese è attraversato dagli oleodotti che convogliano al Mediterraneo il petrolio dell'Iraq e dei paesi arabi. Una raffineria, in costruzione presso Hims, lavorerà il petrolio convogliato dai giacimenti iracheni di Kirkuk.
Comunicazioni. - Il porto di Laodicea ha conosciuto negli ultimi anni un considerevole potenziamento degli impianti. Nuovi moli sono stati costruiti e grandi magazzini sono sorti per conservare il grano destinato all'esportazione. La sezione occidentale del paese è attraversata da N a S dalla ferrovia che collega la rete turca alla Giordania. Su 15.674 km di strade, meno di 5.000 sono asfaltati. Il principale aeroporto del paese è a Damasco.
Storia. - Nel continuare ad essere tormentata da una crisi cronica, caratterizzata da colpi di stato e da bruschi cambiamenti in politica interna ed estera, la S. si presenta nell'ultimo decennio con un panorama politico particolarmente agitato. A seguito delle prime elezioni generali (luglio 1947) ebbe la maggioranza il "blocco nazionale", il cui leader Shukri el-Kuwatli, già capo dello stato, fu rieletto presidente della repubblica nell'aprile 1948. L'opposizione, agguerrita e turbolenta, guidata dal Partito nazionale siriano e dal Partito del popolo, sfruttando il malcontento causato dalla condotta della guerra contro Israele, fomentò agitazioni e continui disordini, finché nel dicembre 1948 un moto rivoluzionario costrinse alle dimissioni il governo. L'ordine pubblico fu assicurato dal colonnello Husni Zaim, che il 30 marzo 1949 eseguì un nuovo colpo di stato, instaurando una dittatura di tipo kemalista, si sforzò di seguire in politica estera una direttiva filo-occidentale e rinunciò al disegno della "Grande Siria", allentando i rapporti con Giordania e Iraq. Per questo, e anche per le smodate ambizioni di cui diede prova e per il suo comportamento dittatoriale, l'opinione pubblica l'abbandonò. Il 14 agosto 1949 Zaim e il suo primo minístro furono giustiziati in seguito a un colpo di stato organizzato dal colonnello Sami Hinnawi. Ristabilito l'ordine, quest'ultimo indisse per il novembre 1949 nuove elezioni per un'Assemblea costituente. Il Partito del popolo conseguì la maggioranza relativa, Hashim el-Atassi fu nominato presidente provvisorio e, conseguentemente, si ebbe un brusco cambiamento della politica estera, con un riavvicinamento all'Iraq e alla Giordania. Il che provocò l'opposizione dell'esercito; il 2 dicembre i militari, capeggiati dal tenente colonnello Adib el-Shishakli, deposero Hinnawi.
Dalla fine del 1949 al 1951 il paese venne retto da un governo del Partito del popolo, quasi per delega dell'esercito, e in politica estera fu assunta una posizione di neutralismo isolazionista. Il 29 novembre 1951 Shishakli compì un nuovo colpo di stato, rompendo con i populisti, e si ebbe una nuova dittatura, la quale, in virtù della nuova costituzione del 1953, si trasformò in regime presidenziale, con Shishakli presidente. Il nuovo governo adottò misure più liberali per ammansire le opposizioni; ma fu, ora, l'esercito a ribellarsi (febbraio 1954) e a costringere Shishakli alla fuga. I populisti ripresero il governo. Le elezioni del settembre 1954 videro l'affermazione degli indipendenti e dei populisti filo-occidentali e il nuovo governo fece una politica estera d'indipendenza così dal patto di Baghdād come dalla Lega araba, ma di riavvicinamento alla Turchia e all'Iraq. Il gabinetto a maggioranza nazionalista costituito il 12 febbraio 1955 si schierò invece a favore della Lega araba e contro il Patto di Baghdād. Venendo a scadere il mandato del presidente Atassi, la lotta per l'elezione fu vinta, con il favore dei populisti filo-egiziani, dall'ex presidente Kuwatli, che si era rifugiato in Egitto. Incomincia, da questo momento, il processo d'integrazione della Siria con l'Egitto. Il 20 ottobre 1955 fu stipulato un patto di mutua difesa con l'Egitto. Nel luglio 1956 fu costituito un comitato governativo per la federazione con l'Egitto e per concludere un accordo economico con lo stesso paese; nell'ottobre si creò un unico comando militare siro-giordano-egiziano; nel novembre vennero rotti i rapporti diplomatici con la Francia e l'Inghilterra, e l'esercito siriano fu posto sotto il comando egiziano; nel settembre 1957 venne concluso un accordo di unità economica con l'Egitto e il mese seguente truppe egiziane sbarcarono in Siria. Nel novembre, infine, i due parlamenti siriano ed egiziano adottarono una mozione auspicante la formazione di una federazione fra i due stati, la cui unione fu perfezionata il 5 febbraio 1958, con una nuova costituzione approvata dai parlamenti egiziano e siriano. Nacque cosi la Repubblica Araba Unita, presieduta dal generale an-Nāṣir, in cui la S. divenne, come l'Egitto, una regione amministrativa del nuovo stato.
La convivenza della S. nel nuovo organismo della RAU (vedi araba unita, repubblica, in questa App.) non fu facile e ben presto si fece strada un vivo crescente disagio. Iovece di una fiduciosa integrazione si ebbe una chiara subordinazione di Damasco al Cairo, mentre il potere si concentrò solo nelle mani di uomini decisi a tutto, primo il colonnello Serraj, capo del governo locale siriano. Contribuirono a questo le riforme decise da an-Nāṣir con la nazionalizzazione delle grosse società, la crisi della produzione agricola in conseguenza della prolungata siccità, l'aumento del fiscalismo, la riforma agraria, ecc. Per stroncare ogni possibile frattura e dominare il malcontento, il 18 agosto 1961 dal Cairo si decise l'abolizione dei governi locali e la costituzione di un unico governo per tutta la RAU. Poco dopo Serraj veniva del tutto escluso dalla vita politica, ma con questo si veniva ad accentuare la dipendenza della S. dall'Egitto. A questo punto il diffuso malcontento trovò un elemento di rottura nei capi militari, che il 28 settembre 1961 si impadronirono del potere, bloccarono sul nascere un attacco di paracadutisti egiziani, e, con un colpo di stato incruento, posero fine all'unione della S. e dell'Egitto nella RAU: an-Nāṣir non poteva fare a meno di accettare il fatto compiuto mentre subito dopo i militari passavano il potere, quale capo del governo, a Mamun Kuzbari. Il nuovo regime è stato riconosciuto subito dalla Turchia, dall'Arabia Saudiana, dalla Giordania e dall'Iraq; il 7 ottobre dall'URSS (e quindi da varie "democrazíe popolari"), il 10 ottobre 1961 dagli Stati Uniti, e successivamente dagli altri, mentre la S. rioccupava il suo seggio autonomo nelle N. U.; veniva pure riammessa alla Lega Araba e il 15 nov. 1961 si dava una costituzione provvisoria.
Bibl.: A. Carleton, The Syrian coups d'état of 1949, in Middle East Journal, gennaio 1950; G. Haddard, Fifty years of Modern Syria and Lebanon, Beirut 1950; Ph. K. Hitti, History of Syria, New York 1951; Majid Khadduri, Constitutional development in Syria, in Middle East Journal, primavera 1951; H. R. Fedden, Syria, an historical appreciation, Londra 1955; M. Khuri, Syria. Palestine Arab refugees' institutions. Tension, terror and blood in the Holy Land, Damasco 1955; Moustapha Baroudi, Histoire internationale de la Syrie, Instituto de Estudios Políticos, Madrid; Syria: Directorate general of propaganda and information, Syria: history and geography, Damasco 1955; Y. Helbaoui, La Syrie, mise en valeur d'un pays sous-développé, Parigi 1956; IBRD Mission, The economic development of Syria, Baltimora 1956; N. A. Ziadeh, Syria and Lebanon, New York 1957; I. Moussli, La république syrienne, S.B.E.E. n. 176, 1957.
Archeologia.
La S. nella sua estensione politica odierna comprende territorî che hanno avuto vicende storiche diverse e la cui cultura dipese da zone d'influenza distinte, le quali in alcuni periodi si sono anche sovrapposte o hanno confluito. Volendo quindi tracciare il quadro delle ricerche archeologiche, è possibile farlo da parecchi punti di vista. La parte meridionale ha gravitato attorno alla zona cananeo-fenicia (ed egiziana); la parte settentrionale, invece, ha subìto l'influsso delle forme culturali e delle vicende storiche della Mesopotamia e dei paesi del Nord, Armenia e Caucaso. Inoltre, per la sua stessa situazione geografica di ponte o luogo di passaggio e di punto di confluenza tra Asia Minore, Palestina ed Egitto, la S. era esposta a ricevere influssi da tre direzioni diverse, e può quindi essere studiata nel quadro delle civiltà relative (sumerica, babilonese, assira, hurrita, hittita, ecc.).
Degli scavi e delle ricognizioni dell'ultimo decennio merita rilievo quanto segue. A Sarafend, l'antica Sarepta, a mezza strada tra Tiro e Sidone, una tomba, messa allo scoperto dalle piogge nel 1929 e studiata da H. Ingholt nel 1932, e pubblicata (1958) da D. C. Baramki, ha fornito con la sua ceramica e con una figura micenea della dea della fecondità la prova dell'influsso miceneo sull'arte fenicia e del commercio tra Grecia e Fenicia nei sec. 14°-13° a. C.
A Sultantepe (scavi 1951-1952 di Bey N. Gökçe e Seton Lloyd) sondaggi profondi danno un'occupazione verso la prima metà del secondo millennio, poi un'occupazione assira tra 648-610 con due periodi di costruzioni. La città fu distrutta dagli Sciti e dai Babilonesi allo stesso tempo della vicina Ḫarrān. Gli edifici paiono da interpretarsi come un tempio dedicato a Sin. Di grande importanza è il tesoro di tavolette cuneiformi. A breve distanza da Taināt, sul lato opposto della strada Aleppo-Antiochia, si trova Atchana, che sembrava non dovesse riserbare grandi sorprese archeologiche. Invece Sir L. Woolley, con buon fiuto archeologico, condusse ivi e nella vicina el-Mīna sette campagne di scavi (1936-1949) con brillanti risultati. Anzitutto si è scoperto che si trattava dell'antica Alalakh; inoltre si è riesumato un palazzo, ricostruito a più riprese, sculture (due leoni notevoli), ceramica; documenti del mondo egeo, oggetti d'influsso orientale (hittito-ḫurrita); una statua di re o divinità, con iscrizione cuneiforme di arte più locale; infine parecchie centinaia di tavolette cuneiformi (pubblicate dal Wiseman). L'insieme ha portato un contributo notevolissimo alla conoscenza della situazione storica in S. durante tutto il secondo millennio, con i contatti con Sumer, Babilonia, Egitto, Hittiti, Ḫurri e Mitanni, fino al 1200 circa, quando la città fu sommersa dall'invasione dei "Popoli del Mare". I sincronismi ottenuti hanno inoltre servito a chiarire il problema della cronologia della I dinastia babilonese.
Con la pubblicazione del tomo II dei Fouilles de Byblos, si hanno finalmente i risultati principali delle campagne 1933-38 di quegli importantissimi scavi, che recentemente sono stati ripresi. I due volumi descrivono il grande tempio romano, il teatro, le terme, le mura; inoltre il tempio "campo delle offerte", del periodo bronzo medio II, con 22 depositi che illustrano l'influsso egiziano e, più ancora, della Mesopotamia e dei paesi del Nord, Armenia e Caucaso; infine il tempio con obelischi, costituito da un'anticorte e una corte quadrangolare in cui sta il santuario composto di anticamera, pro-cella, cella, di struttura che ricompare poi nel bronzo recente nei templi di Ḥaṣōr, e nel periodo del ferro a Tell Taināt (v. App. II, 11, p. 837) nella S. del Nord. Sotto questo tempio con obelischi fu riscontrato un altro santuario più antico con corte quadrangolare, la cui di- struzione è da attribuirsi all'invasione amorita del sec. 22° a. C.
Mediante ricognizione e raccolta delle iscrizioni greche (G. Tschalenko e H. Seyrig) si è riusciti a delimitare in modo abbastanza esatto il territorio della capitale della S. in relazione al territorio di Cyrrhos della Calcide, Apamea e Rhossos. Le frontiere tra Antiochia, Seleucia e Laodicea rimangono invece incerte. Un'altra ricognizione, quella del dosso roccioso ‛Ain el-Beyḍā nel tratto tra ‛Angiarr (Chalcis) e Baalbek (Heliopolis), di A. Beaulieu e R. Mouterde, ha messo in chiaro un posto di difesa, osservatorio e ridotto naturale della fine dei tempi romani. Senza resti ellenistici, durante la pace romana v'era un tempio "di campagna" a cella molto stretta, del tipo riscontrato dall'Hermon a Hermel. I Bizantini ne ricavarono i blocchi per i loro fortini e in seguito vi costruirono la torre pentagonale, altre torri ai punti d'accesso e un disco di segnalazione. Forse ‛Angiarr era il punto estremo di difesa della valle dell'Oronte.
A Tell Chūēra sulla riva del wādī Chūēra, 60 km a occidente di Rās el ‛Ain, due campagne (1958-1959) dirette da A. Moortgat, hanno messo in luce edifici e costruzioni varie: un edificio "esterno" fuori città, comprendente una strada con grande numero di stele, un portale, un tempio, che nell'insieme rappresentano il primo esempio di architettura monumentale in queste regioni; un gruppo di case a SE ("Südanlage") con ceramica accadica e neo-sumerica dipinta; un edificio in pietra ("Steinbau") che negli ultimi giorni di scavi (1959) si rivelò un importante luogo di culto con forte influsso della cultura sumero-accadica, non senza tratti della cultura della Mesopotamia del Nord. V. anche mari; ras shamra, in questa Appendice.
Nel 1948 si è iniziata la pubblicazione, tuttora in corso, degli scavi danesi a Ḥamāh. Vedi tav. f. t.
Bibl.: L. C. Woolley, A fargotten kingdom, Londra 1959; R. J. e L. S. Braidwood, Excavations in the plain of Anthioch, I. The earlier assemblages, Chicago 1958; H. T. Bossert, Altsyrien: Kunst und Handwerk in Cypern, Syrien, Palästina, Transjordanien und Arabien, Tubinga 1951; D. C. Baramki, A late bronze age tomb at Sarafend, ancient Sarepta, in Berythus, XII (1958), pp. 129-142; M. Dunand, Fouilles de Byblos, t. II, 1933-38, Texte: vol. I, x-477 pp., 515 fig.; Atlas 211 tavv., Parigi 1950 (Planches), 1954 (Texte); vol. II, pp. 479-1082, fig. 516-1188, Parigi 1958; G. Tchalenko, Villages antiques de la Syrie du Nord. Le Massif du Bélus à l'époque romaine (Institut d'archéologie de Beyrouth, Bibl. arch. e hist., L), Parigi 1958; H. Seyrig, Inscriptions grecques, ibid., Appendice II, 62 pp. et fig.; A. Beaulieu e R. Mouterde, Poste de surveillance et refuge byzantin sur le chemin Chalcis-Héliopolis, in Mém. Univ. S. Joseph, XXXII (1955), pp. 149-163; Bibliographie analytique de l'assyriologie et de l'archéologie du Proche Orient, I. Archéologie, numeri 240-293.