stiramento Nell’industria tessile, e precisamente nelle operazioni di filatura, operazione, essenzialmente di trazione, cui vengono sottoposti i nastri di semilavorato. Lo scopo principale dello s. è quello di assottigliare sempre più il semilavorato per portarlo gradatamente, attraverso una serie di passaggi su stiratoi o prefilatoi, ad avvicinarsi alla grossezza del filato da produrre. Si chiama tasso di s. il rapporto fra la lunghezza del semilavorato all’uscita della macchina di s. e la lunghezza all’entrata. La parte principale di uno stiratoio (detta gruppo di stiro) può essere con controllo delle fibre a laminatoio, a campo d’aghi (o a barrette), oppure misto. Nel caso del controllo a laminatoio, il nastro di fibre è stirato da una coppia di cilindri principali (uscita) fra i quali è costretto a passare dopo essere stato controllato da altre coppie di cilindri (entrata). Nel caso del prestirato a campo d’aghi, si ha un insieme di diverse barrette affiancate, in ognuna delle quali sono infisse molte punte d’acciaio, a forma di pettine, animate da un opportuno movimento; il nastro viene così fatto avanzare e nel contempo le fibre vengono controllate e parallelizzate, per essere poi afferrate dalla coppia di cilindri di stiro.
In tecnologia meccanica, lavorazione alla quale sono sottoposte le lamiere metalliche dette stirate; in tali lamiere sono eseguiti intagli ravvicinati di forma opportuna e si sottopongono quindi le lamiere a uno sforzo di trazione che provoca l’apertura dei tagli: ne risultano reti metalliche a fori romboidali o pressoché triangolari. Lo stesso procedimento è anche impiegato per l’anima di taluni profilati metallici, soprattutto a doppio T (travi stirate), allo scopo di aumentarne, a parità di massa, la resistenza a flessione; si chiama rapporto di s. il rapporto tra l’altezza finale della trave e quella che essa aveva prima di subire lo stiramento.