teofania Manifestazione sensibile della divinità. Nell’uso scientifico moderno il concetto generalizzato di t. presuppone una divinità personale, mentre per il caso di una manifestazione di forze soprannaturali impersonali si parla di ierofania; a rigore presupporrebbe anche una forma visibile della divinità, il che non costituisce difficoltà per le religioni politeistiche in cui prevalga un antropomorfismo (o teriomorfismo) divino, ma è difficilmente conciliabile con una concezione puramente spirituale di dio: tuttavia, anche nell’Antico Testamento si incontrano numerose espressioni di rivelazioni sensibili della divinità o di sue ipostasi (per es., la voce), ora in forma umana ora in forma angelica, ora invece come fuoco (nel caso del roveto ardente) o come colonna di fumo. In un senso meno preciso si possono considerare come t. anche altre manifestazioni sensibili della divinità, come, per es., la voce di Dio, al momento del battesimo di Cristo. Si parla, impropriamente, di t. anche per le visioni estatiche e per i sogni in cui particolari individui presumono di vedere la divinità.