Ristagno di sangue nelle parti più declivi del corpo. Il fenomeno si osserva soprattutto nei cadaveri, nei quali si formano chiazze violacee, bluastre o rosso-vinose (macchie ipostatiche) a carico della cute o anche di organi interni, e talora anche in vita, nei casi di grave collasso circolatorio. In medicina legale, la comparsa di i. (tra la seconda e la nona ora dalla morte) può costituire un elemento significativo per stabilire approssimativamente il momento della morte e la posizione dopo il decesso. La comparsa dell’i. è dovuta al raccogliersi del sangue cadaverico nonché al passaggio di siero sanguigno – carico di emoglobina per effetto della lisi postmortale dei globuli rossi – dai vasi, divenuti permeabili, ai tessuti.
In anatomia patologica, congestione ipostatica, congestione polmonare per lungo decubito dorsale.
In filosofia, ciò che resta fermo dietro il fluire fenomenico. Il termine, usato dal neoplatonismo per indicare le 3 supreme nature (l’uno, l’intelletto, l’anima), entrò presto nel linguaggio dei Padri della Chiesa in riferimento alle persone della Trinità oppure anche alla natura divina. Questa ambivalenza del termine rese necessario un chiarimento del suo valore, che, iniziato con il Concilio d’Alessandria (362), avvenne soprattutto per l’influenza dei Padri cappadoci: la formula, da tempo accreditata nella teologia greca (μία οὐσία, τρἳς ὑποστάσεις «una substantia, tres personae») ebbe nel 382 il riconoscimento ufficiale da Roma, che definiva così l’equivalenza d’i. e persona.
Anche nelle polemiche cristologiche si finì per ritenere il termine sinonimo di persona. Il Concilio di Calcedonia (451) definì in questo senso l’equivalenza di i. e persona nella formulazione del dogma cristologico, uniformando così la terminologia cristologica a quella trinitaria.
Unione ipostatica Unione sostanziale delle nature divina e umana in una sola persona, Cristo, Figlio di Dio fatto uomo. La formula risale a Cirillo d’Alessandria: in polemica con la tesi nestoriana per cui in Cristo la natura umana e quella divina costituivano due soggetti fisici distinti che si uniscono in un soggetto morale, Cirillo sostenne, in nome della tradizione cattolica, la reale unione fisica delle due nature in Cristo. La tesi di Cirillo trionfò nel Concilio di Efeso (431) e successivamente nel Concilio di Calcedonia. Formula che fu ripetuta nel III Concilio di Costantinopoli (680-81).