tigrino Lingua semitica (anche tigrai o digrigna) parlata dai Tigrini nell’Eritrea centrale e nella regione etiopica del Tigrai fino al Lago Ascianghi; in una parte di quest’area si parlava anticamente il ge‛ez, rimasto in uso come lingua liturgica della Chiesa ortodossa etiopica. Lingua che possiede una ricca letteratura orale tradizionale, il t. iniziò a essere usato come lingua scritta solo nel 19° sec., con una versione leggermente modificata del fidal, il sillabario etiopico sviluppato per il ge‛ez a partire da una variante locale della scrittura sudarabica. Possiede una ricca produzione di libri, giornali e periodici, ed è lingua ufficiale nel Tigrai e nell’Eritrea. Insieme al moderno tigrè e al ge‛èz, forma il gruppo settentrionale dell’etiosemitico, caratterizzato dalla conservazione delle faringali ḥ e ‛ayn, dalla presenza di plurali interni (per es., afrās, plur. di faras «cavallo»). Peculiari del t. sono la spirantizzazione intervocalica di k e di k’ e lo sviluppo di -i finale dopo gruppi biconsonatici. Nel lessico, oltre alle vecchie influenze (soprattutto del cuscitico), vi è stata una forte immissione di parole amariche e arabe.