Il complesso dei vocaboli e delle locuzioni che costituiscono una lingua, o una parte di essa, o la lingua di uno scrittore, di una scuola, o di un qualsiasi parlante. Anche, l’insieme dei vocaboli comuni a più lingue dal punto di vista della comparazione.
Unità lessicale è ogni singolo elemento di un l., detto anche lessema, o più genericamente vocabolo. Analisi lessicale è l’analisi di un testo linguistico (condotta con i metodi tradizionali oppure con elaborazione automatica) che ha lo scopo di conoscere, ordinare e classificare secondo determinati criteri i singoli elementi di un l., isolandoli dai contesti di cui fanno parte.
Campo lessicale è l’insieme formato dalle unità lessicali relative a una medesima nozione.
Parole lessicali è denominazione impropria di quegli elementi del l., detti anche parole piene (come i sostantivi, gli aggettivi, i verbi, gli avverbi) che hanno un proprio contenuto semantico autonomo, indipendente entro certi limiti dalla frase in cui si realizzano, in contrapposizione alle parole grammaticali o funzionali, altrimenti dette parole vuote. Valore lessicale è il significato di una parola in quanto considerata dal punto di vista del l., non della grammatica, e che rimane perciò il medesimo in tutte le realizzazioni morfologiche che la parola può avere nella sua flessione. La lessicologia è lo studio scientifico del sistema lessicale di una lingua, considerato nella sua struttura e nel suo costituirsi attraverso la storia.
Dizionario, vocabolario, opera che registra alfabeticamente le parole di una lingua dando di ciascuna la spiegazione. Il termine si usa preferibilmente per indicare vocabolari di lingue antiche, classiche e del Vicino Oriente, o dizionari di scienze speciali e per dizionari di lingue moderne di tipo particolare (per es., il Lessico dell’infima e corrotta italianità di P. Fanfani e C. Arlia). Talora (anche per influsso del ted. Lexikon), dizionario che unisca alla parte linguistica un’ampia informazione enciclopedica.
La lessicalizzazione è il processo per cui un sintagma (o, più genericamente, una sequenza di parole) acquista stabilmente carattere e funzione di unità lessicale, nella quale i singoli elementi (che talora si fondono anche graficamente) non sono più scambiabili nella loro reciproca posizione né sostituibili con altri sinonimi; sono sintagmi lessicalizzati, per es. (in vario grado), le locuzioni avverbiali per lo più e per lo meno, all’improvviso, d’un tratto, le locuzioni congiuntive in modo da, per il fatto che, i sostantivi fuorigioco, caffellatte, i nessi al calar del sole, prendere la fuga, venire ai ferri corti ecc. In quanto processo di arricchimento del l. (a spese della grammatica), si ha lessicalizzazione anche quando una forma della flessione nominale o verbale si rende semanticamente autonoma e costituisce una nuova unità lessicale, trasferendosi talvolta ad altra categoria grammaticale: ne sono esempi i sostantivi lavatrice, perforatrice ecc. che da forme femminili di nomi mobili sono passati a indicare macchine e strumenti; i plurali le interiora, le fusa, distintisi anche nella desinenza da gli interiori, i fusi; i participi divenuti aggettivi o sostantivi, come dilettante, tangente, stretto, dipinto ecc.; i gerundi sostantivati del linguaggio musicale, crescendo, diminuendo ecc.; le forme verbali sostantivate, il credo, un pagherò (vaglia cambiario) e altre.
La lessicografia è l’arte e tecnica della raccolta e della definizione (formale, funzionale e soprattutto semantica) dei vocaboli appartenenti al l. di una lingua o di un dialetto o di un gruppo di lingue o dialetti, e anche l’attività che ha per oggetto la redazione di dizionari di vario tipo, rivolti sia a descrivere una lingua o un ambito linguistico in un determinato momento o periodo della sua storia, sia a documentare l’evoluzione e le trasformazioni attraverso i tempi.
La lessicografia nel mondo classico. - La lessicografia si sviluppò nell’età ellenistica nell’intento di render ragione del l., ricco e variato, dei poeti greci, a cominciare da Omero. Il primo l. vero e proprio (con il titolo di Λέξεις) fu redatto da Aristofane di Bisanzio (3°-2° sec.). In seguito la tradizione lessicografica fiorì ininterrottamente sino all’età imperiale romana: fra i maggiori lessicografi sono da ricordare Aristarco, Didimo, Trifone. Nel 1° sec. a.C. le ricerche lessicografiche si estendono anche nel campo etimologico suscitando tutta una serie di opere particolari che continuano poi sino alla tarda età bizantina (➔ etimologia). La tradizione lessicografica greca giunge al culmine con l’opera di Esichio di Alessandria, ma eccellenti sono ancora alcuni l. bizantini quali quello di Fozio e il l. Suida.
Tra i latini la lessicografia nasce, con prevalente interesse etimologico, con le ricerche di Elio Stilone e di Varrone; massima espressione ne è, nell’età d’Augusto, il De verborum significatione di Verrio Flacco, a noi giunto in parte attraverso l’epitome che ne fece Sesto Pompeo Festo e in parte attraverso il compendio che, di Festo, fece nell’8° sec. Paolo Diacono. Più tarde sono la Compendiosa doctrina di Nonio Marcello (3°-4° sec.) e le Etymologiae di Isidoro di Siviglia (6°-7° sec.).
La lessicografia nell’età moderna. - I primi l. rispondenti con una certa ampiezza a interessi descrittivi, e in parte storici, sono, per le lingue classiche, il Thesaurus linguae latinae di Robert Estienne (1531) e il Thesaurus linguae graecae del figlio Henri (1572). Il primo ampio l. di una lingua moderna si ebbe in Italia, nel 1612, con il Vocabolario degli Accademici della Crusca, elaborato secondo un criterio storico e normativo insieme; più rigidamente normativo fu il Dictionnaire de l’Académie française, la cui prima edizione apparve nel 1694. Il criterio descrittivo, e in parte storico, fu seguito poi, nel 17° e 18° sec., sempre limitatamente ai dizionari delle lingue classiche, tra i quali i più importanti sono il Glossarium mediae et infimae latinitatis (1678) e il Glossarium mediae et infimae graecitatis (1688) di C. Du Cange, e il Lexicon totius latinitatis (1771) di E. Forcellini.
Per le lingue moderne le più notevoli opere sono il Diccionario de la Real Academia Española (1726-39), il dizionario inglese di S. Johnson (1755), il Grammatisch-kritisches Wörterbuch der hochdeutschen Mundarten di J.C. Adelung (1808). Una solida impostazione storica si ebbe soltanto nelle opere lessicografiche del 19° sec., e cioè solo quando sorse la linguistica moderna e con essa una teoria della lessicografia in senso scientifico; tra le opere più rappresentative del secondo Ottocento figurano: il Deutsches Wörterbuch (1852-1961) dei linguisti tedeschi Jacob e Wilhelm Grimm; il New English dictionary, o Oxford English dictionary (1884-1928); per le lingue classiche, il grande Thesaurus linguae latinae (1900-2003), opera esemplare per l’ampiezza e la sicurezza dell’elaborazione. Sull’esempio del Deutsches Wörterbuch dei fratelli Grimm e dell’Oxford dictionary, sono stati impostati dizionari storici e descrittivi per altre lingue: il Woordenboek der Nederlandsche Taal per il nederlandese (1864-1998); lo Svenska Akademiens Ordbok per lo svedese (che abbraccia il periodo dal 1521 ai nostri giorni); e il Dictionary of the older Scottish tongue (che comprende lo scozzese anteriore al 18° sec.). Merita particolare rilievo, per la vastità del disegno, il Diccionario histórico de la lengua española, che dal 1960 è pubblicato dalla Real Academia di Madrid.
Fra le imprese lessicografiche del 20° sec., va rammentato, per il francese, il Trésor de la langue française, di concezione e impianto moderni, pubblicato a partire dagli anni 1970 a Nancy; per l’italiano il Grande dizionario della lingua italiana della UTET (1961-2002), diretto prima da S. Battaglia e poi da G. Barberi Squarotti. Degna di interesse anche la realizzazione del Tesoro della lingua italiana delle Origini e del Vocabolario storico della lingua italiana curata a Firenze presso l’Accademia della Crusca, con finanziamenti del CNR.
Lessicologia comparata Fu così definita, dal glottologo svizzero E. Tappolet, l’onomasiologia che muovendo da una determinata idea esamina i vari modi con cui essa ha trovato espressione in più lingue o dialetti, affini per parentela o per cultura.