sintagma Termine (dal gr. σύνταγμα «composizione, ordinamento») introdotto in linguistica da F. de Saussure per indicare qualsiasi segno in quanto sia costituito da una successione di unità lessicali e grammaticali minori.
Nell’uso attuale, unità sintattica di varia complessità e autonomia, di livello intermedio tra la parola e la frase (es., a casa, di corsa); in particolare, con riferimento alla categoria grammaticale, si distinguono s. nominali, verbali, aggettivali, preposizionali. S. cristallizzato (o anche stereotipo) S. risultante non dalla libera unione di due o più unità lessicali, ma fissatosi stabilmente in una determinata forma nella lingua, e ripetuto quasi passivamente da chi parla o scrive (es., un viaggio di piacere, in un raptus di follia ecc.). Rapporti (o relazioni) sintagmatici Quelli che intercorrono tra gli elementi che si succedono nella frase, distinti dai rapporti associativi o paradigmatici che intercorrono tra elementi che possono occupare lo stesso posto nella frase: data la frase il cavallo bianco corre sul prato, tra il e cavallo, tra cavallo e bianco ecc. intercorrono rapporti sintagmatici, mentre tra il e un, tra cavallo e somaro, tra bianco e nero ecc. intercorrono rapporti associativi o paradigmatici.