Lingua ufficiale del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord, di alcuni Stati del Commonwealth (Australia, Canada, Nuova Zelanda), delle dipendenze e degli USA; è inoltre la lingua più usata nella Repubblica d’Irlanda, è una delle due lingue ufficiali della Repubblica Sudafricana; è anche alla base di due lingue internazionali, il Basic English e l’Anglic e costituisce l’elemento fondamentale di molte lingue franche, fra cui la più importante e diffusa è il Pidgin-English.
La fase più antica dell’i. è rappresentata dalla lingua e dai dialetti anglosassoni, in cui sono presenti notevoli influssi scandinavi. Su questa base germanica, sovrappostasi al sostrato celtico di cui quasi nessuna traccia è restata nell’i., agì profondamente la lingua normanna che, a partire dalla conquista (1066), fu la lingua parlata dalla classe dominante. Il superstrato normanno provocò un grande arricchimento lessicale, specialmente nella terminologia politica e dette all’i. la particolare capacità di assimilare parole straniere e soprattutto francesi. L’influsso del francese si rivela anche nella morfologia, poiché ha infatti favorito, nella flessione nominale, la tendenza già anglosassone di semplificazione morfologica, ossia la scomparsa delle desinenze e dei casi e il passaggio dal tipo sintetico a quello analitico e, nella flessione verbale, ha contribuito allo scomporsi delle desinenze personali, fuorché nella terza persona singolare del presente, e contemporaneamente ha arricchito la coniugazione di forme composte.
Nel 13° sec. il francese, che aveva sostituito da due secoli l’anglosassone come lingua di cultura e letteraria in Gran Bretagna, andò sempre più indebolendosi sia per la scarsa elevatezza culturale dell’aristocrazia normanna sia per i diminuiti e poi interrotti contatti con la Francia. Una letteratura nella nuova lingua inglese sorse già dalla fine del 14° sec. (J. Wycliffe, G. Chaucer) e nel 16° e 17° sec. la lingua, superato lo stadio medio-inglese, assunse l’aspetto odierno: in quest’epoca, si compirono i forti mutamenti fonetici, soprattutto nel vocalismo, che contraddistinguono l’inglese moderno. Nel 18° sec. si ebbe un maggiore raffinamento della vigorosa lingua di W. Shakespeare e di J. Milton per l’influenza di grandi prosatori e di grammatici (S. Johnson, Diction;ary of the English language, 1755): ne seguì una cristallizzazione, superata nel 19° sec. con il Romanticismo, che da un lato rinsanguò la lingua risalendo alle fonti anglosassoni, medio-inglesi ed elisabettiane e, dall’altro, iniziò l’accostamento tra la lingua della letteratura e quella del popolo.
Nell’i. non esistono grandi varietà dialettali; da quella settentrionale a N del Humber del periodo medio-inglese ha origine il più caratteristico dialetto odierno, lo scozzese.
La struttura grammaticale attuale dell’i. ha mantenuto le sue basi d’origine, mentre le fonti straniere ne hanno ampliato il vocabolario, al punto che l’i. è giunto a possedere un numero di parole maggiore di quello di ogni altra lingua (si ritiene un po’ superiore alle 300.000).