schifare
v. tr. e intr. [der. di schifo1]. – 1. ant. a. tr. Evitare: giammai schermidor non fu sì accorto A schifar colpo (Petrarca); arebbono facilmente schifata questa tempesta (Guicciardini); fu cagione [...] ritroso a fare una cosa: li quali volentieri guida e servidor ne saranno, se di prendergli a questo oficio non schiferemo (Boccaccio). 2. tr. a. Disdegnare, avere a schifo: s. un cibo; s. un’offerta; s. le adulazioni, le ipocrisie; s. la compagnia ...
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terza
tèrza s. f. [femm. sostantivato di terzo]. – 1. In relazione col valore e sign. di numerale ordinale di terzo, per ellissi di un sostantivo: a. La terza classe di una scuola: fare, frequentare [...] antica, Ond’ella toglie ancora e t. e nona (Dante); ciascuno a suo piacer sollazzandosi si vada; e come t. suona, ciascun qui sia (Boccaccio); e mezza t. si diceva talvolta per l’ora di mezzo tra le 6 e le 9, cioè le sette e mezzo circa: venuto il dì ...
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rincrescevole
rincrescévole agg. [der. di rincrescere], letter. – Che rincresce, che reca noia, fastidio o dispiacere: questione r.; lavoro, discorso r.; modi spiacevoli e r. (Boccaccio); qualunque azione [...] o passione viva e forte, purché non ci sia r. e dolorosa (Leopardi). Di persona, uggioso: era questo proposto ... tanto sazievole e r., che niuna persona era che ben gli volesse (Boccaccio). ...
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recare
v. tr. [dal got. rikan] (io rèco, tu rèchi, ecc.). – 1. a. Portare; raro in senso generico: O tu che ne la fortunata valle ... Recasti già mille leon per preda (Dante); scaricate le molte pietre [...] non si voleva recare a que’ venticinque ducati (Lasca), a versarli. Nel rifl., persuadersi: io mi recherei a amar lui (Boccaccio). c. Tradurre: Tradutto poi in arabica e ’n caldea Poi fu recato in lingua sorïana (Pulci); l’Eneide recata in versi ...
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stato2
stato2 s. m. [lat. status -us «condizione, posizione, stabilità» (der. di stare «star fermo»)]. – 1. Lo stare, lo star fermo (in contrapp. a moto, movimento), nelle espressioni del linguaggio [...] (o in) umile s.; una famiglia di basso s.; sommamente Martuccio venne nella sua grazia e per conseguente in grande e ricco s. (Boccaccio); Non è superbia alla superbia uguale D’uom basso e vil che in alto s. sale (prov.); essere, vivere in s. agiato ...
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udire2
udire2 v. tr. [lat. audire] (indic. pres. òdo, òdi, òde, udiamo, udite, òdono; in tutta la coniugazione del verbo, la vocale tematica è o quando su di essa cade l’accento, u fuori d’accento; fut. [...] ). In partic., venire a conoscere, a sapere per mezzo di informazioni comunicate a voce: li fratelli, udendo l’animo di lei ... (Boccaccio), le sue intenzioni; avete udito la novità?; ho udito da mio cugino che partirai tra poco; hai udito le ultime ...
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sereno
seréno agg. e s. m. [dal lat. serenus, propr. «asciutto, secco», quindi «sgombro di nuvole, limpido», detto del cielo]. – 1. agg. Senza nuvole; limpido, terso, riferito propriam. al cielo e, per [...] tranquilli e puri Discorre ad ora ad or sùbito foco (Dante); come ne’ lucidi s. sono le stelle ornamento del cielo (Boccaccio); e in senso tra proprio e fig.: col pensiero Quasi a’ sereni dell’Olimpo alzossi (Foscolo), al limpido cielo, o meglio ...
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signore
signóre (ant. segnóre) s. m. [lat. senior -ōris «uomo anziano, d’età tra i 45 e i 60 anni» (compar. di senex «vecchio»), già usato nel lat. tardo come titolo distintivo e onorifico]. – 1. a. [...] . ha ancora bisogno di me? c. Nell’uso ant., appellativo affettuoso della persona amata: Carissimo e dolce amico e signor mio (Boccaccio); anche, appellativo del dio dell’amore: Di’, signor, con che lacci da te presa Fu l’alta mente del baron toscano ...
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signoria
signorìa (ant. segnorìa) s. f. [der. di signore]. – 1. a. Il potere, l’autorità del signore, in accezioni generiche: sarien più degni di guardar porci che d’avere sopra uomini signoria (Boccaccio); [...] più concreto: a. La magistratura esecutiva di città italiane nell’ultimo medioevo e nel Rinascimento: la famiglia tutta della signoria (Boccaccio), gli sbirri del podestà; Piazza della Signoria (con il Palazzo della S. o Palazzo Vecchio, e la Loggia ...
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gola
góla s. f. [lat. gŭla]. – 1. a. Termine generico con cui si designa soprattutto la faringe orale e la parte alta del tubo laringo-tracheale e dell’esofago: malattie della g., le affezioni morbose [...] ’intemperanza; aver g. di una cosa, sentirne goloso desiderio, esserne avido; come chi bee non per sete, ma per g. del vino (Boccaccio); fare gola, eccitare la brama di sé, detto di cibo o bevanda, e fig. d’altre cose: mi faceva g. quella fetta di ...
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Pittore. Figlio di un Antonio de Boccatiis, espertissimo ricamatore, di famiglia originaria di Cremona ma che già dal 1465 aveva preso quasi stabile dimora a Ferrara lavorandovi anche per conto degli Estensi, nacque a Ferrara circa il 1467 se...
Scrittore (Certaldo o Firenze 1313 - Certaldo 21 dic. 1375). Tuttora sostenuta da alcuni la nascita a Parigi, da un'ignota francese, certo è comunque che il B. nacque da un amore illegittimo d'un mercante certaldese stabilitosi a Firenze, Boccaccio...