Giurista (Bagnolo, Firenze, tra il 1181 e il 1185 - forse Bologna tra il 1259 e il 1263), il più famoso rappresentante della scuola dei glossatori. Il suo nome è legato alla Glossa perpetua a tutto il Corpus iuris civilis.
Fu allievo a Bologna di Azzone e Iacopo di Balduino, e maestro lui stesso (1213-53) di diritto civile; con l'insegnamento (e forse con l'avvocatura) acquistò cospicue ricchezze. Sugli ultimi anni della sua esistenza si hanno notizie controverse; è sepolto a Bologna. A. ebbe quattro figli, di cui tre, Francesco, Cervotto e Guglielmo, anch'essi giuristi; gli fu pure attribuita, a torto, una figlia, Accursia.
A parte alcuni lavori minori più o meno sicuramente attribuitigli, la sua opera più importante è la Glossa perpetua all Corpus iuris civilis, detta anche Glossa ordinaria, o Magna glossa, o Glossa glossarum (terminata probabilmente nel 1228, ma con qualche aggiunta posteriore), nella quale egli, scegliendo con sano equilibrio, raccolse il meglio della grande esperienza scientifica della scuola, da Irnerio in poi, contrassegnando di solito le singole glosse (ne sono state contate in tutto 96.260) con la sigla dell'autore; di buona parte fu autore egli stesso. L'opera ebbe enorme autorità (già in vita dell'autore) e fu stampata in tutte le edizioni del Corpus iuris civilis nel periodo 1468-1520 e in quasi tutte ancora fino al 1627; il suo studio si diffuse per tutti i paesi europei dove il diritto romano penetrò come diritto comune (tanto che la recezione del diritto romano si poté dire una recezione, in gran parte, dell'opera d'A.), subendo manipolazioni e aggiunte. Con essa si concluse l'attività originale della scuola dei glossatori, che infatti decadde, facendo luogo alla scuola degli accursiani o postaccursiani.