Forma di turismo consistente nel soggiornare per un certo periodo di tempo presso una tenuta agricola, vivendo come ospite nelle famiglie dei contadini, dietro pagamento di una determinata somma di denaro o collaborando ai lavori stagionali (mietitura, vendemmia ecc.). In Italia, è disciplinato dalla l. 730/5 dicembre 1985, che tende a favorire lo sviluppo e il riequilibrio del territorio agricolo, ad agevolare la permanenza dei produttori agricoli nelle zone rurali attraverso l’integrazione dei redditi aziendali o a favorire la conservazione e la tutela dell’ambiente.
Dal 1998 al 2003 le aziende agrituristiche sono aumentate da 9718 a 13.019 unità. In particolare sono risultate in crescita le aziende agrituristiche autorizzate per l’alloggio (+34%), la ristorazione (+31,1%), la degustazione (+117,2%) e per altre attività (equitazione, escursionismo, osservazioni naturalistiche, trekking, mountain bike, corsi, sport, varie; +81,9%). L’a. si è dunque evoluto fino a divenire una specifica tipologia turistica che si attua in ambiente rurale e viene fruita nel contesto di un’azienda agraria, a differenza del turismo rurale che, secondo l’ordinamento italiano, viene praticato comunque nelle zone di campagna, ma all’interno delle strutture ricettive tradizionali. Il turismo rurale si articola in percorsi, che non si caratterizzano soltanto come itinerari fisici, ma più in generale come programmi che legano luoghi e servizi. Tale connotazione ha contribuito all’evoluzione di forme specifiche di turismo, per es. l’enoturismo, in cui un prodotto (in questo caso il vino) diviene significativamente rappresentativo della cultura agricola di un territorio.