Pseudonimo del regista e teorico del teatro A. Kornbliet (Romny, Poltava, 1885 - Mosca 1950). Attore con la Kommisarževskaja, regista in varî teatri, fondò nel 1914 il Kamernyj Teatr ("Teatro da camera", inaugurato con la messa in scena di Śakuntalā di Kālidāsa), cui collaborarono, in qualità di scenografi, pittori come Larionov, Gončarova, Ekster, Malevič e dove, perseguendo una linea di assoluta autonomia del teatro, rappresentò soprattutto arlecchinate e tragedie (Salomé di O. Wilde, 1917; Fedra di Racine, 1921). In seguito si avvicinò al teatro sovietico, affrontando il problema del contenuto sociale del repertorio (memorabile la sua regia di Optimističeskaja tragedija "La tragedia ottimistica", di V. Višnevskij, 1934). Fautore di un "teatro teatrale" come magia e meraviglia, partitura di suoni, luci, musica e colori, T. si richiamò alla commedia dell'arte chiedendo all'attore una recitazione basata sul possesso della tecnica, che gli consentiva di essere artista universale, capace di passare da un genere teatrale all'altro. T. ha esposto la sua teoria nel volume Zapiski režissëra (1921; trad. it. Il teatro liberato. Annotazioni di un regista, 1987), che esercitò notevole influsso sulle avanguardie teatrali europee. T. diresse anche un film-pantomima, Mertvec ("Il cadavere", 1916).