Termine usato in passato per indicare qualsiasi forma di dispnea; attualmente designa invece alcune sindromi cliniche ben definite.
A. bronchiale Malattia infiammatoria cronica delle vie aeree, caratterizzata da un’aumentata risposta dell’albero bronchiale a stimoli di diversa natura. Clinicamente si manifesta in maniera episodica con la comparsa di tosse stizzosa, difficoltà respiratoria e respiro sibilante; nella maggior parte dei casi sono presenti sintomi notturni. Un ruolo determinante nella genesi dell’a. e degli episodi di riacutizzazione è svolto dalle cellule del sistema immunitario residenti nell’albero bronchiale (mastociti, eosinofili e linfociti) e dalle stesse cellule dell’epitelio bronchiale, attraverso la liberazione di mediatori dell’infiammazione responsabili dello spasmo della muscolatura bronchiale, della congestione vascolare, dell’aumentata produzione di muco e della formazione di edema, con conseguente restringimento del calibro delle vie aeree e comparsa della sintomatologia. La maggior parte delle riacutizzazioni è di breve durata (minuti o ore) e può essere seguita da periodi più o meno lunghi di benessere. In altri casi, si può avere una persistenza dei sintomi per giorni o settimane (stato asmatico, potenzialmente fatale). L’a. bronchiale è una patologia molto comune; può presentarsi a ogni età, pur essendo più frequente nei bambini e nei giovani adulti, con uguale distribuzione nei due sessi. Il principale fattore di rischio per lo sviluppo di a. è l’atopia, ossia la predisposizione a sviluppare risposte allergiche. In questi casi, si parla di a. atopico e spesso la malattia si associa ad altre patologie su base allergica, quali riniti, congiuntiviti, dermatiti, orticaria. Tuttavia, molti pazienti asmatici non presentano una storia clinica di allergia. In questo caso si parla di a. idiosincrasico o non atopico. Soprattutto per la forma atopica è stata osservata una forte componente familiare e sono state identificate diverse regioni cromosomiche implicate nella genesi della risposta infiammatoria a livello bronchiale. Gli stimoli che possono causare la riacutizzazione dell’a. sono vari: allergeni, inquinanti ambientali, fattori occupazionali, farmaci, infezioni virali, stress emotivo, esercizio fisico.
La diagnosi si pone sulla base della storia clinica e sulla documentazione di una ostruzione bronchiale reversibile, mediante l’esecuzione di un esame spirometrico di base e dopo somministrazione di un broncodilatatore o, nel caso in cui la spirometria di base mostri una funzione polmonare normale, dopo test di provocazione con metacolina. La terapia si basa sull’allontanamento dei possibili fattori scatenanti e sull’utilizzo di farmaci broncodilatatori adrenergici e antinfiammatori (cortisonici) per inalazione.
A. cardiaca Difficoltà respiratoria parossistica associata a tosse che può insorgere, solitamente di notte, in pazienti cardiopatici. Può accompagnarsi a respiro sibilante secondario a spasmo bronchiale. I sintomi sono scatenati dall’abbassamento dei livelli di ossigeno del sangue, conseguenza della riduzione della ventilazione durante il sonno e dell’accumulo di liquidi nel parenchima polmonare causato, in presenza di insufficienza cardiaca, dalla ridistribuzione dei liquidi corporei dagli arti inferiori e dall’addome verso il torace che si determina in posizione supina durante il sonno. Nelle forme più gravi, in cui l’accumulo di liquido a livello polmonare interessa anche gli spazi alveolari, si parla di edema polmonare acuto (➔ edema), il quale si associa a difficoltà respiratoria molto intensa e tosse con espettorazione striata di sangue. Il trattamento deve essere immediato e si avvale di diuretici, vasodilatatori e morfina per via endovenosa, della somministrazione di ossigeno ed eventualmente della ventilazione a pressione positiva.