In medicina, l’insieme di eventi a carattere reattivo che si realizza nei tessuti degli organismi animali superiori quando essi prendono contatto con agenti lesivi di varia natura. Il risultato più frequente di questo processo è la neutralizzazione dell’agente lesivo o la delimitazione della lesione da esso prodotta. Le cause della i. possono essere di natura fisica (traumi, radiazioni, alte o basse temperature ecc.), chimica (sostanze chimiche endogene o, più frequentemente, veleni e tossine esogeni) e biologica (virus, rickettsie, batteri, miceti, protozoi e metazoi).
La reazione infiammatoria è determinata da fenomeni di natura vascolare e cellulare. I fenomeni clinici dell’i. sono noti dall’antichità classica: calor, rubor, tumor, dolor e functio laesa. Essi corrispondono, nell’ordine, ai fenomeni evidenti dell’i.: i vasi sanguigni appaiono dilatati, con aumento della circolazione locale (iperemia: rubor, calor); da essi fuoriescono il plasma (essudazione plasmatica), alcuni elementi figurati del sangue (diapedesi) rappresentati da granulociti, da linfociti, da plasmacellule e, eccezionalmente, da globuli rossi, ai quali si aggiungono elementi cellulari provenienti direttamente dai tessuti (reazione istogena) con conseguente tumefazione (tumor) della parte infiammata. Questa è anche intensamente dolente (dolor) e funzionalmente menomata (functio laesa).
Sulla base dell’entità delle risposte vascolari e cellulari agli stimoli flogogeni si distinguono due tipi fondamentali di i.: le i. acute, in cui prevalgono i fenomeni vascolari sui fenomeni cellulari (flogosi essudative), e le i. croniche, in cui prevalgono i fenomeni cellulari sui fenomeni vascolari (flogosi produttive) (➔ istoflogosi).
La risposta vascolare delle i. acute si realizza mediante una rapida e fugace vasocostrizione seguita da una persistente vasodilatazione. Alla vasodilatazione si associano un incremento della permeabilità capillare e l’adesione dei globuli bianchi alle pareti dei capillari stessi e delle venule. Alla adesione segue la migrazione dei globuli bianchi nei tessuti lesi (diapedesi leucocitaria). Questi fenomeni sono alla base della fuoriuscita dai vasi di plasma o di suoi componenti e della sua raccolta nei tessuti lesi. I fenomeni vascolari che costituiscono il carattere distintivo delle i. acute (vasodilatazione, aumento della permeabilità capillare ed essudazione) sono dovuti a particolari sostanze chimiche che vengono messe in libertà da parte dei tessuti lesi oppure vengono prodotte nei tessuti lesi a partire da precursori normalmente presenti nel plasma. Queste sostanze costituiscono i mediatori chimici delle i. acute. Tali mediatori sono direttamente liberati dai tessuti lesi; altri derivano da corpi proteici normalmente presenti nel plasma sanguigno sotto forma di ‘precursori’, che poi vengono attivati da enzimi liberati dalle stesse cellule lesionate.
L’entrata in azione dei tanti mediatori dell’i. avviene in tempi successivi. Quelli che agiscono nella fase iniziale mettono in moto una serie di reazioni ‘a cascata’, atte a creare le condizioni favorevoli per la formazione e l’intervento di altri mediatori. Queste sostanze sono numerose, di origine e composizione chimica alquanto eterogenee. Fra di esse figurano alcune ammine (istamina, 5-idrossitriptamina) – il cui ruolo è particolarmente significativo nelle prime fasi della risposta infiammatoria – alcuni fattori della coagulazione (soprattutto fattori XI e XII), le chinine e gli enzimi produttori delle stesse (procallicreina e callicreina, plasminogeno e plasmina, e altri), immunocomplessi e prodotti del complemento attivato (frammento del C′3, del C′5: ➔ complemento), composti del sistema prostaglandinico (come trombossani e leucotrieni). La liberazione di mediatori provoca vivaci modificazioni a livello del microcircolo, aumentando nettamente l’afflusso ematico e la permeabilità dei piccoli vasi e attivando così gli scambi, tra sangue e connettivo interstiziale, di acqua, elettroliti, cataboliti ed elementi cellulari (monociti, granulociti).
Nonostante la molteplicità dei fattori umorali che condizionano l’i. acuta, questa ha caratteri relativamente uniformi: l’intensità di risposta dell’organismo non dipende tanto dal tipo di agente eziologico (stimoli meccanici, termici, radianti, chimici, microbici, virali, immunologici), quanto dall’entità del danno che quest’ultimo ha provocato a livello dei tessuti.
Nell’ambito dei fenomeni infiammatori si osserva l’attivazione di numerosi processi, a volte tra loro paralleli, a volte intersecantisi. Tra questi processi ha un ruolo essenziale quello svolto dal sistema immunitario (➔ immunità), e in particolare l’interazione tra cellule del sistema immunitario. Le molecole che consentono lo scambio di informazioni tra cellule (veri e propri messaggi chimici) sono dette interleuchine. Se, più specificamente, le interleuchine sono prodotte dai linfociti si parla di linfochine; monochine sono invece le linfochine prodotte dai monociti o macrofagi. Proprio per il carattere polivalente e polifunzionale delle interleuchine, prevale la tendenza a chiamarle citochine. Esse sono piuttosto numerose e periodicamente ne vengono identificate altre. Soltanto alcune sono state ben caratterizzate sotto il profilo chimico e biologico. Un ruolo particolare nell’ambito dei processi infiammatori ha lo stesso susseguirsi di reazioni a cascata, che induce a mettere seriamente in dubbio l’utilità del processo stesso, nel quale si possono spesso ravvisare meccanismi controproducenti e dannosi: è il caso di certi processi infiammatori con formazione di essudato fibrinoso che tende a occludere cavità organiche, reali o virtuali (processi che esitano nella fibrosi polmonare, nella stenosi di canali anatomici, nella coalescenza dei due foglietti delle sierose ecc.); e, ancor più, dei fenomeni flogistici che accompagnano certe affezioni autoimmunitarie (malattie da immunocomplessi, come il lupus eritematoso sistemico, la glomerulonefrite acuta post-streptococcica ecc.; l’artrite reumatoide, la polimiosite-dermatomiosite ecc.; ➔ autoimmunità).
L’individuazione dei mediatori dell’i. ha permesso di studiare e di scoprire una numerosa serie di farmaci antinfiammatori la cui disponibilità consente di controllare, almeno in parte, gli effetti dannosi della risposta infiammatoria e di limitare la portata delle lesioni che coinvolgono, in prevalenza, i tessuti connettivi.