Il quinto libro del Nuovo Testamento, dopo i Vangeli. Dopo la dedica a Teofilo e il racconto dell’ascensione di Cristo, narra la vita della Chiesa di Gerusalemme (capitoli 1-5), le prime missioni (6-12), la vita della Chiesa di Antiochia e la missione di Barnaba e Paolo (13-14), il Concilio di Gerusalemme (15), i viaggi di Paolo (16-21), il suo arresto e la sua prigionia (22-28) fino all’arrivo a Roma. Presenta un’immagine esaltante della primitiva comunità cristiana o comunità apostolica, alla quale in seguito si ispirarono il monachesimo e molti movimenti riformatori.
La tradizione indica negli Atti la seconda parte di un’opera in due libri, il primo dei quali è il terzo vangelo. L’autore sarebbe Luca, medico e compagno di Paolo, al quale gli Atti sono attribuiti già dal Canone muratoriano (fine sec. 2°). Dal 4° sec. il libro è letto nella liturgia eucaristica durante il tempo pasquale. A partire dal sec. 18° alcune delle certezze, su cui si fondava il modo tradizionale di interpretare gli Atti, sono state messe in questione. Tuttavia oggi la critica – pur discutendo sulla struttura, la composizione e le fonti degli Atti – in base all’affinità di lingua e di stile e alla dedica alla stessa persona (Teofilo) li riconosce opera dell’autore del Vangelo di Luca. Per la data di composizione, si continua a oscillare tra il 70 e il 90; comunque sembra molto probabile che debbano collocarsi dopo la morte di Paolo.