Popolazione indigena centroamericana della famiglia linguistica uto-azteca. All’arrivo dei conquistatori spagnoli (1519) esercitava il proprio dominio su gran parte del Messico centromeridionale.
Le prime notizie semistoriche ci provengono da una tradizione che narra della partenza degli A. nel 1168 da una mitica sede chiamata Aztlán, nel Messico occidentale, delle peregrinazioni e dell’arrivo sulle sponde del lago di Texcoco. Nei primi due secoli gli A. furono costretti a vari cambiamenti di sede, premuti da altre società; solo nel 1325 (o 1370) si fissarono definitivamente in una località, fondando il primo nucleo di quella che diventerà in meno di due secoli la più grande città del continente: Tenochtitlán (la futura Città di Messico). Passò un secolo prima che gli A. riuscissero a sottrarsi alla condizione di abitanti di una città-Stato debole e tributaria di più forti vicini: nel 1428, sotto il regno di Itzcoatl, Tenochtitlán si unì alle città di Texcoco e Tlacopán in una lega e si rivoltò contro il duro dominio dei Tepanechi. Da questo momento in poi la potenza azteca crebbe rapidamente (fig.): sotto Montezuma I (1440-68), Axayacatl (1469-81), Tizoc (1481-86), Ahuitzotl (1486-1502) e Montezuma II (1502-20) le conquiste si estesero a gran parte del Messico centromeridionale. Le tante campagne condotte da questi re non furono finalizzate a una vera annessione dei paesi conquistati ma piuttosto a un controllo delle vie commerciali e all’imposizione di un tributo. Solo nella valle del Messico vennero fatte distribuzioni delle terre dei vinti e si ebbe quindi un effettivo incremento del territorio.
Gli A. non furono portatori di una particolare cultura, rientrando perfettamente nel quadro della civilizzazione mesoamericana (➔ Mesoamerica), del tutto simile a quella delle altre genti nahua dell’altopiano. La religione, estremamente complessa, era il risultato del sincretismo tra i loro dei tribali e quelli delle precedenti civiltà messicane (per la lingua azteca ➔ nahuatl).
I centri urbani dell’impero degli A. si specializzarono nella produzione di manufatti realizzati con materie prime reperibili in loco, tessuti di cotone (impiegati anche come moneta di scambio) e in fibra d’agave, vasellame. In particolare, in tutti i siti della Valle del Messico attribuiti al Periodo Azteco recente, è stata individuata una tipologia di piatti in terracotta della fase Nero su Arancio di Tenochtitlán (Azteco III), caratterizzata da stilemi decorativi variabili in funzione dell’area di produzione; i ritrovamenti più consistenti riguardano le località più vicine alla capitale azteca. Tra le principali merci di scambio figurano inoltre gli strumenti, quali le lame prismatiche, realizzati in ossidiana. Gli insediamenti abitativi potevano avere carattere sparso, prevalentemente nelle aree rurali, o configurarsi in piccoli villaggi e in città-Stato (altepetl); gli avamposti militari sorgevano nella regione montuosa. Le abitazioni comuni, realizzate in mattoni crudi (adobes), si disponevano nelle città intorno a un’area pubblica (plaza), circondata da complessi monumentali, quali il tempio a piramide, il palazzo abitato dalla famiglia nobile dominante. Caratteristici i templi-gemelli, formati da due piramidi congiunte, ciascuna con alla sommità il proprio edificio di culto (a Tenochtitlán questi erano dedicati alle divinità Tlaloc e Huitzilopochtli, divinità connesse rispettivamente con l’agricoltura e la guerra).