Termine, coniato nel 1943 dall’americanista P. Kirchhoff, che indica la vasta area geografica in cui si svilupparono alcune tra le maggiori civiltà precolombiane del Nuovo Mondo, tra cui quelle maya e azteca. I suoi confini settentrionali vanno dal fiume Sinaloa, nello Stato omonimo, fino alla foce del Pánuco (Veracruz); quelli meridionali si spingono dall’Honduras centro-occidentale, sul versante atlantico, fino al Costa Rica sul versante pacifico.
L’estrema varietà dell’habitat e del clima comporta una diversità di colture e prodotti che favorì l’interdipendenza e gli scambi tra le varie popolazioni autoctone, in modo che queste finirono per avere uno sviluppo culturale omogeneo.
Tra i molti elementi culturali caratteristici dell’area mesoamericana, talora anche presenti presso altre culture americane, ma isolati e in forma meno elaborata: l’agricoltura intensiva in orti galleggianti (chinampas), la coltivazione dell’agave e del cacao, i grandi mercati con scadenze periodiche, gli ordini militari, le guerre per catturare vittime sacrificali, alcuni sacrifici umani (bruciando o scuoiando le vittime), le piramidi a gradini sormontate da templi, gli sferisteri sacri ad anelli, la scrittura geroglifica, il sistema numerico vigesimale con valore posizionale dei numeri, i libri di scorza o pelle piegati a fisarmonica, il calendario composto di un ciclo solare di 365 giorni e uno rituale di 260, la cui combinazione produce periodi di 52 anni, l’autosacrificio con estrazione del sangue, le credenze in vari mondi ultraterreni e in successive età del cosmo, un pantheon complesso con divinità peculiari (come il dio pluviale Tlaloc).
La sedentarizzazione delle popolazioni di cacciatori e raccoglitori nomadi che anticamente popolavano la M. ebbe luogo nella fase arcaica (7000-2000 a.C.), di pari passo con la lenta domesticazione di alcune importanti piante alimentari (mais, fagioli, zucca, peperoncino). Anche se non è escluso che forme di agricoltura incipiente possano essersi sviluppate nelle fertili regioni costiere, le maggiori testimonianze di questo passaggio vengono dall’arido altopiano centrale; la comparsa di strumenti litici (metates) per la macinazione è indice del crescente consumo di mais e altre piante, la cui coltivazione è attestata nella valle di Tehuacán (Puebla) a partire dal 4° millennio a.C., presto seguita dall’invenzione della ceramica.
All’inizio del periodo detto formativo o preclassico (dal 2000 a.C. al 2° sec. d.C.) in tutta quasi la M. compaiono agglomerati stabili, con templi ed elaborate manifestazioni artistiche, che testimoniano il sorgere di forme sociali complesse. La più importante civiltà del formativo fu indubbiamente quella degli Olmechi, sorta intorno al 1200 a.C. lungo la costa meridionale del Golfo del Messico, con i centri maggiori a San Lorenzo, La Venta e Tres Zapotes, in Veracruz e Tabasco; di qui si estese poi attraverso l’Istmo e lungo la costa pacifica, fino al Guerrero a nord e al Guatemala a sud, ma anche nell’altopiano centrale, come a Tlatilco, nella valle del Messico, occupato fino al 10° sec. a.C. Agli Olmechi si debbono probabilmente l’invenzione della scrittura, della numerazione e del calendario. La raffinata arte figurativa comprende sculture megalitiche raffiguranti teste di sovrani e altari, figurine antropomorfe, divinità del pantheon. L’enorme influenza olmeca in M. cessò intorno al 400 a.C., poco dopo il sorgere di altre civiltà avanzate, contraddistinte da stili propri: la Zapoteca nella valle di Oaxaca (dove tra il 500 a.C. e l’800 d.C. fiorì Monte Albán) e la Maya in Chiapas e nel Guatemala meridionale, con gli importanti centri di Izapa, El Baúl e Kaminaljuyú.
L’epoca classica, caratterizzata dalla nascita dei grandi centri urbani, da un’organizzazione politica e sociale complessa, dal fiorire degli scambi commerciali e delle arti, ebbe inizio nel 1° sec. d.C. per quel che riguarda l’altopiano centrale e circa due secoli dopo nell’area maya, e si protrasse fino al 900 d.C. circa. Nella Valle del Messico coincise con la comparsa di Teotihuacán, la prima metropoli della M., che si estendeva su oltre 20 km2 e ospitava forse 200.000 abitanti: più ancora che dalla magnificenza degli edifici (enormi piramidi, palazzi affrescati, complessi residenziali), la grandezza di Teotihuacán è misurabile dall’influenza che esercitò su gran parte della M. tra il 2° e il 6° sec. d.C. Servendosi anche delle armi, i Teotihuacani instaurarono una vasta rete commerciale, che interessò anche remoti centri maya del Guatemala, come Kaminaljuyú e Tikal. Nel periodo classico raggiunsero il massimo splendore anche la civiltà Zapoteca, a Monte Albán, e quella del Golfo (detta anche Totonaca; 300-900 d.C.), i cui principali centri sulla costa del Veracruz sono Cerro de las Mesas, Remojadas e El Tajín; elementi caratteristici sono le piramidi con nicchie e i monumenti litici ispirati al gioco rituale della palla (‘palme’ e ‘giochi’).
Per quanto riguarda la M. meridionale, lo sviluppo raggiunto dai centri maya a partire dal 200 d.C. è attestato dalla comparsa dei primi monumenti datati: in quest’epoca il baricentro della civiltà maya si spostò dalle regioni montuose a sud verso la pianura selvosa del Petén, in cui sorsero numerosi centri politicamente autonomi, governati da re-sacerdoti. La società conobbe una forte diversificazione interna, con un’aristocrazia guerriera dedita alle frequenti attività belliche, una classe sacerdotale in grado di perfezionare le conoscenze astronomiche, sviluppare la matematica e il computo calendarico e inventare il sistema di scrittura più perfezionato del Nuovo Mondo, oltre ad abilissimi artigiani (architetti, scultori, ceramisti, pittori). Il centro maggiore del Petén fu Tikal, la cui egemonia durò dal 3° a tutto il 9° sec.; grande rilievo ebbero anche Yachilán e Palenque, nel Chiapas e Copán, in Honduras.
Il declino di Teotihuacán si protrasse per oltre un secolo, prima della distruzione finale a opera di un incendio intorno al 750 d.C.; fu allora che l’influenza maya si accrebbe notevolmente, raggiungendo Monte Albán, la costa del Golfo e lo stesso altopiano centrale, dove se ne sono rinvenute tracce a Xochicalco e Cacaxtla. Improvvisamente, alla fine dell’8° sec., i centri maya delle pianure decaddero, probabilmente a causa di fattori ecologici uniti al tracollo del sistema politico; dal 900 d.C. non vennero più eretti monumenti datati. Stessa sorte toccò anche alle città del classico tardo nello Yucatán (Edzná, Uxmal, Chichén Itzá), che avevano elaborato un proprio caratteristico stile architettonico, detto Puuc. Anche nel resto della M. intorno al 9° sec. ebbero luogo grandi rivolgimenti; è a quest’epoca che risalgono infatti le prime ondate migratorie dei Chichimechi, genti nomadi e bellicose di lingua uto-azteca, provenienti dagli aridi altopiani del Messico settentrionale.
Con il periodo postclassico (900-1519 d.C.) iniziò una fase di grande mobilità territoriale, di decadenza e instabilità politica, che vide i nuovi venuti mescolarsi con i popoli autoctoni, imporsi militarmente sulle civiltà classiche ormai in decadenza, assorbendone e semplificandone al tempo stesso la raffinata cultura. La tradizione storiografica indigena, raccolta dagli Spagnoli al loro arrivo e fortemente influenzata dal mito, dà al principale di questi gruppi il nome di Toltechi, attribuendo loro la fondazione della città di Tula e di un potente impero, nonché il primato in tutte le principali arti. In realtà i Toltechi, che assorbirono nelle proprie file altre popolazioni di lingua nahuatl e subirono l’influenza dei Maya presenti nell’altopiano, hanno lasciato vestigia assai più modeste della loro fama: la loro capitale, la città di Tula (Hidalgo), è di dimensioni piuttosto esigue, se comparata con Teotihuacán. Caratteristici dell’epoca tolteca furono la ceramica piombata, il grande rilievo assunto dagli ordini guerrieri e dai sacrifici umani, oltre all’introduzione della metallurgia dall’America Centrale. I Toltechi estesero le proprie attività commerciali su tutta la M. e oltre, fino al Costa Rica e all’estremo NO del Messico.
La tradizione narra di una migrazione di Toltechi che, sotto la guida del mitico sovrano Quetzalcoatl, avrebbero abbandonato l’antica capitale per venire a rifondarla, ancor più splendida, nello Yucatán. Gli studi archeologici hanno messo in discussione questa versione e tendono a individuare nei gruppi maya messicanizzati della costa del Golfo, già entrati in stretto contatto con i popoli dell’altopiano, gli invasori che introdussero la cultura tolteca nella penisola. L’influenza tolteca si protrasse fino agli inizi del 13° sec.; dopodiché nuove invasioni di genti chichimeche da N portarono alla caduta di Tula e alla frammentazione del potere tra i molti centri dell’altopiano.
Nello Yucatán, Chichén Itzá venne soggiogata dalla città rivale di Mayapán, la cui egemonia durò fino al 1441, allorché iniziò un periodo di conflitti, parcellizzazione politica e progressiva decadenza, conclusosi con l’arrivo degli Spagnoli. Nello Stato di Oaxaca, il 13° sec. vide il prevalere sugli Zapotechi della civiltà mixteca, sorta nelle regioni montuose a ovest e successivamente estesasi a est fino ai centri di Yagul e Mitla; a essa si deve una produzione artistica di altissima qualità (metallurgia, pietre dure, ceramica policroma).
Ancora più a ovest, nel Michoacán, nel tardo postclassico raggiunse il massimo splendore la cultura dei Taraschi, parlanti una lingua isolata, il cui regno ebbe capitale Tzintzuntzan e resistette vittoriosamente a tutti i tentativi di conquista da parte degli Aztechi. Questi ultimi, anche noti con il nome di Méxica, costituiscono l’ultima (in senso cronologico) e la più nota delle alte civiltà della M., essendo quella che, all’arrivo degli Spagnoli, esercitava un dominio ferreo su gran parte della regione. Giunti da nord dopo un lungo peregrinare, all’inizio del 14° sec. gli Aztechi erano una tribù ancora semibarbara, che le genti più civilizzate della Valle del Messico relegarono su alcuni isolotti pantanosi del Lago di Texcoco. Qui sorse, nel 1325, México-Tenochtitlán, la capitale dell’impero che gli Aztechi edificarono in poco più di un secolo, dapprima servendo come mercenari, quindi alleandosi ai maggiori centri della valle, Tlacopan e Texcoco, e infine imponendo il proprio primato anche su di essi. Il successo azteco non si basò soltanto sulla forza delle armi, ma anche sull’iniziativa della classe dei mercanti e sulla efficiente organizzazione della società, volta con tutte le sue energie a espandere e consolidare il proprio dominio, il quale si manifestava ritualmente nella periodica immolazione di innumerevoli vittime sacrificali nei templi della capitale. I cronisti spagnoli hanno lasciato minuziose descrizioni del sistema politico-religioso azteco, al cui vertice stava il sovrano (tlatoani), coadiuvato da un alto sacerdote e da un consiglio di nobili; speciali collegi formavano gli appartenenti alle classi dei guerrieri e del clero. Lo splendore degli edifici di Tenochtitlán e le grandi ricchezze che vi confluivano con i tributi delle più lontane province fecero grande impressione su Cortés e i suoi soldati, quando nel 1519 giunsero in Messico.
Facendo leva sull’ostilità dei popoli soggetti agli Aztechi e stringendo una preziosa alleanza con la città-stato rivale di Tlaxcallan, in poco più di due anni gli Spagnoli conquistarono Tenochtitlán, impadronendosi così di tutto il Messico centrale. La conquista del resto della M. richiese però altri anni ancora: le regioni montuose del Guatemala furono assoggettate nel 1527, mentre lo Yucatán cedette alle armi spagnole dopo un’accanita resistenza nel 1546; l’ultimo baluardo maya del Petén, la città lacustre di Tayasal, resistette fino al 1697. Durante l’epoca coloniale le popolazioni indigene conservarono numerosi aspetti del loro originario patrimonio culturale, spesso dando vita a originali creazioni sincretiche.
Delle civiltà preispaniche, i popoli odierni hanno certo perduto molte conoscenze e costumi, dalla scrittura geroglifica ai sacrifici umani, dall’arte plumaria all’architettura sacra. Tuttavia, assieme alle lingue indigene, sono rimasti, accanto a molti elementi di provenienza europea, i sistemi di coltivazione, alcune forme di organizzazione sociale, il vestiario e molte tecniche artigianali, certe danze rituali, vestigia del calendario rituale, oltre a innumerevoli tradizioni e credenze, incluse le figure del pantheon preispanico, mimetizzate sotto le spoglie dei santi cattolici. I principali gruppi linguistici attuali sono, come in epoca preispanica, quello Uto-Azteco, Maya e Oto-Mangue.