Istituto di credito sorto nel 1835 per opera di finanzieri francesi e belgi. Denominato nel 1851 Banca dello Stato Pontificio, nel 1870, in seguito all’annessione di Roma allo Stato italiano, fu ricostituito con il nome originario. Ottenne dal governo italiano il riconoscimento del diritto di emissione e fu incluso nel consorzio tra i sei istituti autorizzati all’emissione di biglietti (1874). Impegnata in operazioni non sempre fortunate di credito mobiliare, la B. suscitò ben presto sospetti d’irregolare gestione e nel 1889 fu oggetto di un’ispezione, i cui risultati furono denunciati in parlamento da N. Colajanni, deputato dell’opposizione. Nel marzo del 1893 una commissione parlamentare appurò gravissimi disordini e soprattutto irregolare emissione e circolazione di biglietti. La liquidazione della B. fu affidata alla Banca d’Italia, nata appunto dalla generale riforma del sistema bancario resa necessaria dallo scandalo. L’opposizione parlamentare accusò il governo di connivenza e di corruzione, tanto che G. Giolitti, allora presidente del Consiglio, fu costretto alle dimissioni e sostituito da F. Crispi (8 dicembre 1893).