Parte principale e porzione media dell’intestino crasso fra il cieco e il retto. Volge dapprima in alto verso il fegato ( c. ascendente), si piega ad angolo retto (flessura destra) e si dirige trasversalmente verso la milza ( c. trasverso), si ripiega (flessura sinistra) e scende ( c. discendente) fino alla fossa iliaca sinistra, che attraversa obliquamente penetrando nel bacino ( c. ileo-pelvico o sigmoideo).
Morfologicamente il c. differisce dal tenue per il calibro maggiore e la presenza sulle superfici esterne di gibbosità piuttosto irregolari, di tre benderelle longitudinali ( tenie) e di prolungamenti peritoneali, ripieni di grasso ( appendici epiploiche). La superficie interna con mucosa costituita da epitelio cilindrico e ricca di cellule mucipare, presenta depressioni o tasche ( haustra coli), corrispondenti alle gibbosità della superficie esterna.
Uno dei tre segni di interpunzione del latino classico (punto al mezzo) e del latino medievale (punto in basso), con valore corrispondente al punto e virgola dell’interpunzione moderna.
Nella retorica classica e medievale, c. è la frase di un testo prosastico, greco o latino, individuata dalle pause logiche ed eventualmente da clausola metrica.
Nella metrica classica, raggruppamenti di piedi o di metri, unità empiriche proposte per la prima volta da Aristofane di Bisanzio (3°-2° sec. a.C.), che possono terminare anche a metà d’una parola e hanno ampiezza di solito non superiore a 18 tempi o more.