In agraria e in piscicoltura l’operazione del concimare, ossia restituire la perdita di fertilità subita dal terreno e dall’ambiente di allevamento tramite sostanze organiche e inorganiche.
Fino alla metà del 19° sec. la c. era quasi esclusivamente organica ed era basata sull’interramento di residui vegetali e animali. In tal modo si restituiva al terreno solo una parte delle sostanze nutritive assorbite dalle piante e vi era il pericolo di una progressiva perdita di fertilità, il cui recupero era possibile – e non sempre – solo a condizione di praticare particolari colture (leguminose) e di concedere al suolo periodi di riposo.
Gli studi compiuti da chimici, biologi e agronomi portarono a sviluppare l’impiego di concimi minerali (➔ fertilizzanti), in grado di restituire ai terreni gli elementi nutritivi asportati dalle colture e quindi carenti nel terreno (di regola, in maggiore quantità, azoto, fosforo e ossido di potassio), sotto forma di azoto nitrico, ammoniacale e ureico, di anidride fosforica e di ossido di potassio assimilabili.
La c. può avvenire con modalità differenti. Secondo l’epoca della somministrazione, si hanno la c. di fondo (durante i lavori di preparazione del terreno per la semina), con l’impiego di fertilizzanti a lento e medio effetto, e la c. in copertura (durante la vegetazione), con l’impiego di fertilizzanti a pronto effetto (per es., fertilizzanti contenenti azoto nitrico). Secondo il modo di distribuzione, si hanno la c. alla pari o a pieno campo (uniformemente su tutta la superficie) e la c. localizzata (in file o a postarelle, cioè in prossimità del piede delle piante). Secondo il modo di somministrazione del fertilizzante, si hanno la c. in forma solida e la c. mediante soluzione in acqua irrigua (fertirrigazione). Secondo l’organo delle piante a cui il fertilizzante è destinato, si hanno infine la c. radicale (attraverso il terreno) e la c. fogliare (per irrorazione delle foglie). Gli sviluppi recenti nelle tecniche di c. mirano a perseguire come obiettivi, oltre alla resa e alla qualità del prodotto coltivato e a un rapporto favorevole tra costo e beneficio, anche la tutela ambientale.
Per attuare la c. con i concimi naturali si ricorre a particolari macchine operatrici: spandimucchi, spandiletame e carri-botte. Per quelli chimici, si utilizzano spandiconcimi, che distribuiscono il prodotto per reazione centrifuga o pneumatica.
In piscicoltura la c. consiste nell’aggiunta di sostanze minerali od organiche all’ambiente di allevamento per favorire lo sviluppo di organismi (per es., alghe) dei quali i pesci si nutrono, e quindi lo sviluppo e l’accrescimento dei pesci stessi.