Spettacolo consistente nella lotta di uomini contro tori. Ha origine dalla tauromachia greca e romana, ma nella sua forma attuale è nato in Spagna nell’11° sec. circa, e da lì si è diffuso in Portogallo, nella Francia del Sud e in America Latina.
Il luogo della c. è un’arena circolare (plaza de toros); lo spettacolo comprende di solito 6 combattimenti, nei quali 3 matadores affrontano 2 tori ciascuno. Il matador ha ai suoi ordini una squadra (cuadrilla) di 5 uomini: i peones o banderilleros (toreri a piedi) e i picadores (toreri a cavallo). La c. consta di tre fasi (tercio de varas, tercio da banderillas e tercio de muleta). Nella prima i peones e lo stesso matador incitano il toro con la cappa (capote de brega) per insegnargli a caricare in modo ripetitivo, quindi il matador lo conduce all’incontro con il picador, che, in più riprese, infligge nella protuberanza muscolosa situata dietro il collo del toro (morillo) uno o più colpi di pica (asta di legno con una punta in metallo munita di arresto) per indebolirlo. Nella seconda fase i banderilleros a turno o lo stesso matador vanno incontro al toro conficcandogli sul dorso una banderilla (asticciola di legno coperta di carta colorata, con un rampone sulla punta). Infine, il matador esegue una serie di pericolosi passaggi con la muleta (drappo rosso sorretto da un’asta di legno) e la spada (estoque); quando ritiene che il toro abbia esaurito le sue forze, fa in modo che questo si disponga a zampe riunite e, con l’ultima carica, la muleta nella mano sinistra, lo uccide, conficcandogli la spada fra le scapole con la mano destra.