Istituzione spagnola vigente fin dal Medioevo nei territori iberici riconquistati ai Mori e introdotta nelle colonie d’America all’indomani della conquista (16° sec.). In base al sistema dell’e. gli abitanti di un villaggio indigeno, o gruppo di villaggi, venivano affidati a un colono spagnolo (encomendero) cui spettava il compito di proteggerli e provvedere alla loro cristianizzazione, nonché l’obbligo di prestare servizio militare. Gli encomenderos, in genere militari che avevano partecipato alla conquista, erano autorizzati a riscuotere dagli indigeni tributi in natura o in forma di lavoro obbligatorio. L’e. assicurò una rapida e totale sottomissione dei popoli conquistati, ma degenerò ben presto in clamorosi episodi di maltrattamento, torture, riduzioni in schiavitù. Le leggi di Burgos, emanate nel 1512, tentarono inutilmente di tutelare gli indigeni dagli abusi e di limitare i poteri dei coloni. La Corona infatti, temeva sin dall’inizio le implicazioni feudali dell’e., già evidenti nella formazione di una potente aristocrazia coloniale che cercava di fare dell’e. un possesso ereditario.
Il domenicano Bartolomé de Las Casas si fece portavoce delle accuse contro l’e. presso il re Carlo V (I di Spagna), perorando una cristianizzazione pacifica e condannando le riduzioni in schiavitù degli indigeni. Nel 1542 le Nuevas leyes ribadirono la priorità teorica della finalità cristiana dell’imperialismo spagnolo e la proibizione della riduzione in schiavitù degli indigeni, riaffermando soprattutto la centralità del potere regio: si proibiva la concessione di nuove e., l’ereditarietà della funzione di encomenderos, e inoltre se ne vietava l’esercizio ai funzionari della corona. Il successo di queste leggi fu solo parziale. Nel corso del 17° sec. l’e. declinò a causa del continuo decrescere della popolazione india, finché fu abolita nel 18° secolo.