Periodo finale del Neolitico, della durata di circa 8 secoli, nel quale compaiono accanto agli strumenti di pietra, che rimangono in assoluta preponderanza quantitativa, i primi oggetti di metallo, e precisamente di rame quasi puro. L’applicazione di questo termine varia notevolmente, a seconda che gli studiosi lo impieghino per definizioni di carattere cronologico (tra la fine del 3° e gli inizi del 2° millennio a.C.) oppure strettamente tecnologico o etnologico (per cui culture definite neolitiche apparirebbero contemporanee a culture e.).
Dagli inizi del 3° millennio la lavorazione del rame era praticata in Anatolia e nelle isole dell’Egeo, e un’origine anatolica o egea si suppone per la diffusione della metallotecnica fino all’estremo Occidente europeo. I depositi di rame dei Carpazi sembrano avere alimentato la lavorazione del metallo in Ungheria, Romania e Slovacchia già nella prima metà del 3° millennio. Movimenti di genti in possesso del metallo e dotate di un nuovo armamentario caratterizzano particolarmente il quadro eneolitico. Dalla steppa della Russia meridionale, gruppi con ceramica a cordicella e ascia da combattimento si diffondono in Europa orientale, centrale e settentrionale, imponendosi sulle genti agricole locali. In Germania e Paesi Bassi, intorno al 2000 a.C., gruppi ad ascia da combattimento sembrano fondersi con altri di provenienza iberica, i cosiddetti gruppi del vaso campaniforme, la cui diffusione interessa largamente l’Europa occidentale. L’azione di correnti di origine occidentale o egeo-anatolica influenza chiaramente gli sviluppi culturali riferiti in Italia all’E. (Remedello, Rinaldone, Conelle-Ortucchio, Gaudo, Piano Conte, Piano Quartara, Serraferlicchio, Anghelu Ruju, San Michele).