Uccello sacro e favoloso degli Egiziani, di cui parlano poeti, scrittori e astrologi. Erodoto lo descrive simile a una grossa aquila, con piumaggio dai colori vividi e vari. La f. era originaria dell’Etiopia; qui viveva un lunghissimo periodo (500 anni o più), finché, giunta alla fine della sua esistenza si costruiva un nido su cui si stendeva e moriva bruciata. Dalle ceneri nasceva un’altra f. che volava in Egitto, a Eliopoli, dove era consacrata nel tempio del Sole, per tornare poi in Etiopia a vivere una nuova lunga esistenza. Secondo Erodoto, ogni 500 anni, alla morte di una f., la f. figlio ne portava la spoglia a Eliopoli chiusa in un uovo di mirra. Nell’allegorismo cristiano la f. fu accolta come simbolo del Cristo.
La f. si pone di profilo, con le ali semistese, sopra un rogo che si dice immortalità (e che si blasona solo se di smalto diverso), per lo più riguardante un sole posto nel primo cantone, raramente volante.
Costellazione del cielo australe (lat. scient. Phoenix), tra il Tucano e lo Scultore. La stella più luminosa ha grandezza 2,4.
Oncia d’oro o d’argento, coniata nella zecca di Palermo da Carlo VI (1732-33). Furono replicate rispettivamente da Carlo di Borbone e da Ferdinando IV.